L'imprevedibilità e la flessibilità fanno sì che cha la serializzazione dello show creato da Parker e Stone si sia rivelata una mossa a sorpresa in grado di innescare un dispositivo di narrazione eccezionale
A differenza di alcuni show che sono in giro da così tanto tempo che hanno completamente perduto ogni gioia e creatività e sono chiamati I Simpson, South Park ha superato numerosi alti e bassi. E’ stata in grado di farlo perché ha stabilito sin dalla fase iniziale di essere oltremodo flessibile. Quando distruggi su base regolare la struttura della tua serie, quando uccidi regolarmente uno dei tuoi personaggi principali, quando uno dei tuoi protagonisti si rivela essere un sadico che fa mangiare agli altri i propri genitori, quando il tuo episodio pilota parla di alieni che arrivano in città e impianto una parabola satellitare nel fondo schiena di un bambino, il messaggio è chiaro: tutto è permesso.
Inno alla flessibilità, South Park in 20 anni è riuscita ora a tirare fuori una delle sue migliori stagioni di sempre, reinventando completamente il suo metodo di narrazione. La stagione 18 aveva flirtato con la serializzazione; i primi episodi avevano trame che rimandava l’uno all’altro. Allo stesso modo la stagione 19 ha procrastinato la prassi, dando vita a una storia lunga l’intera season in cui la città stessa si riorganizzava, diventando sempre più sofisticata (con l’apertura addirittura di un Whole Foods), così da adattarsi meglio a un mondo politicamente corretto. E’ stato divertente ed emozionante guardare Trey Parker e Matt Stone tentare qualcosa di completamente nuovo, anche se la premessa ha portato a conclusioni un po’ deludenti. Probabilmente è stato un problema relativo al processo creativo ormai rodato dello show, che procedeva di settimana in settimana e mal si adatta a un impianto più complesso, da qui molte delle trame sono state portate a compimento in modo piuttosto singolare (il PC Principal compare negli annunci per qualche motivo? E una delle bambine è un annuncio che ha preso vita?? E il PC Principal deve picchiarla??? E la Whole Foods letteralmente molla gli ormeggi e vola via alla fine????).
Forse non è stata una delle stagioni più divertenti dello show, ma non è comunque questo il punto nodale ormai. A livello comico, South Park si affida principalmente a gag grossolane e scurrili e alla dipendenza da frasi ripetute (‘member Chewbecca?), entrambe le quali perdono poco a poco di efficacia.
E’ stata la narrazione la vera protagonista assoluta della stagione 20. Parker e Stone avevano già dimostrato la capacità di utilizzare bene la struttura base e il tono di un blockbuster di Hollywood nel 2004 con Team America: World Police. E, benché non sia stata prestata grande attenzione alla nuova dote del duo, o al film stesso, essa è stata gradualmente affininata nelle diverse season South Park. Il risultato è che quella da poco concluso è un lungo techno thriller d’azione solido e coinvolgente sulla guerra globale on-line e sulla vita reale.
Oltre al modo in cui racconta le storie, South Park si è evoluta nel modo in cui affronta i temi sociali. Lo show è stato spesso criticato per la sua visione del mondo semplicistica, per il modo in cui spiega quasi tutto con un “entrambe le parti sono stupide”. C’è però da notare una tendenza della critica negli ultimi tempi, ovvero che si continuano a cercare momenti “Ho imparato qualcosa oggi”, rimanendo costantemente a mani vuote.
Il punto è che South Park si prende ancora gioco di tutti e di tutto, ma non sembra più considerare la società con un nichilismo sprezzante. Più spesso, sembra invece riconosca quanto sia complicato il mondo.
Una delle tematiche principali affrontate nell’ultima stagione riguardava i danni provocati dai troll di Internet, fenomeno che, chi ha familiarità con il vecchio South Park, si sarebbe lecitamente aspettato sarebbe stato velocemente liquidato come uno stupido spreco di tempo. E’ vero che parte della goffaggine del dramma di Internet viene evidenziata quando Cartman viene ‘di peso’ rimosso dai Social Media, con tutti a scuola che si comportano come se lui fosse letteralmente stato ucciso. Tuttavia, il trolling di Gerald Broflovski dimostra avere conseguenze nel mondo reale che non sono solo fonte di risate. Una ragazza rimane veramente scioccata quando qualcuno photoshoppa un pene nella bocca di sua mamma. Una olimpionica si suicida per la crudeltà degli insulti a lei destinati online. South Park sembra ora essere molto più disposto a esplorare queste problematiche, lasciando lo spettatore a vagare in aree confuse e grige, piuttosto che limitarsi semplicemente ad affermare che la risposta giusta è bollare tutto come stupido.
Come nota finale, un qualcosa di totalmente nuovo, a cui Parker e Stone si sono dedicati è stata la completa sovversione del personaggio di Cartman. Hanno attuato la romanzesca idea di concedergli un po’ di felicità per una volta, facendogli compiere azioni benevole e gentili. Ci sono stati lunghi periodi di South Park in cui gli eventi sono stati guidati soltanto dalle azioni malvagie dal ragazzino più robusto del gruppo, quindi si ritorna ancora alla capacità di mutare forma dello show quando per la prima volta viene mostrato un Cartman sottovalutato dagli altri e davvero appagato per quasi tutta la stagione, mossa da cui è risultato uno dei più divertenti e interessanti archi narrativi che hanno mai riguardato il personaggio.
Certo, molto di quello che avete letto fino ad ora è probabilmente condivisibile appieno solo per coloro che hanno seguito il cartone fin dall’inizio. Per uno show che è cambiato così tanto, South Park è ancora piuttosto riservato ai fan infatti. E’ sempre stato rigoroso circa la continuità del suo universo nel modo più geek possibile, completamente aderente al suo canone senza senso e mai preoccupandosi di essere troppo ‘strano’ per chi non lo capisse. Forse ricordate che nel film Più grosso, Più lungo & Tutto intero (distribuito da un grande studio, ricordiamolo), Saddam Hussein veniva presentato – senza tante spiegazioni – con una testa ritagliata e una voce che non cercava nemmeno di suonare come quella del vero Saddam. Inoltre, era morto (la pellicola è uscita prima della sua effettiva dipartita) e viveva all’Inferno come l’amante gay di Satana stesso. Perché? Beh, perché nell’episodio delle gag del pesce d’aprile all’interno di un film di Trombino e Pompadour (Terrence e Philip) era stato ucciso dai peti scatenati all’unisono dagli abitanti nel Canada .
Parker e Stone sembrano tuttavia indicare che questa stagione sia anche la fine dell’esperimento di serializzazione. Come Kyle ha indicato nel penultimo episodio della stagione 20, “Avevamo una sfida da affrontare, per poi passare a quella successiva. Abbiamo avuto a che fare con troll e altre questioni legate a Internet più e più volte, settimana dopo settimana, e io non so voi, ma mi sto abbastanza stancando!”
Ancora più palese è il fatto che l’ultimo episodio sia intitolato The End of Serialization as We Know It. E questo va bene. Tutta questa faccenda della serializzazione è probabilmente davvero difficile da sostenere. Dopo tutto, alcune cose si sono perse per strada: le Member Berries e Caitlyn Jenner non si sono minimamente visti da nessuna parte nell’ultimo gruppo di episodi ed è probabile che il terremoto innescato dall’effettiva vittoria di Trump alle elezioni (qualcosa che il magnate stesso non aveva previsto) ha interferito bruscamente con alcuni dei piani di Parker e Stone per la stagione. Pertanto, seppure si sia rivelata molto divertente, potrebbe essere un bene se preferissero tornare agli episodi auto conclusivi. D’altro canto, in fondo, come sempre se esiste qualcosa capace di definire South Park, è la sua imprevedibilità, flessibilità evolontà di provare cose sempre diverse.