Azione & Avventura

Soul: la recensione del film animato di Pete Docter (made in Pixar)

Il regista di Inside Out torna sulle scene con un'opera in qualche modo 'gemella', meno coesa ma capace di far riflettere sul profondo significato della vita

Soul – Quando un’anima si perde esiste in una particolare regione di confine nel ‘canone’ Pixar. Per quanto ingiusto possa essere un paragone del genere, condivide il suo filamento di DNA più significativo con Inside Out del 2015, non a caso diretto dallo stesso regista, Pete Docter, ma prova allo stesso tempo a imboccare una strada molto diversa dalla psicoanalisi di quel film, finendo tuttavia per rimanere invischiato nelle trappole stilistiche che rendono le somiglianze superficiali tra le due opere animate impossibili da ignorare.

Soul non è all’altezza della potenza pura di Inside Out – e pochi film potrebbero esserlo in effetti – ma ha momenti di classica trascendenza pixariana, momenti che risuonano così forti da rendere sostanzialmente insignificante il modo in cui non riesce a ‘solidificarle’ del tutto. Per molti versi, Soul è esso stesso una composizione jazz, incoraggiando gli spettatori a meditare sulle intercapedini che si trovano tra la trama e la struttura per trovare la pace interiore.

Joe Gardner (doppiato in originale da Jamie Foxx, in Italia da Neri Marcorè) è un musicista jazz in difficoltà che insegna nelle scuole medie per pagare le bollette, ma che sente che il suo scopo nella vita è quello di farcela sul palco di un qualche importante jazz club. Dopo aver ottenuto la sua grande occasione in un quartetto jazz, Joe muore improvvisamente, trovandosi sulla cuspide dell’Altromondo. Sentendo che la sua vita è appena iniziata, fugge dalla luce alla fine del tunnel, inciampando nell’Antemondo (o ‘Io seminario’), una sorta di scuola materna esistenziale per anime non ancora nate.

A causa di una serie di incomprensioni, Joe viene allora assegnato come mentore alla ribelle Anima 22 (Tina Fey / Paola Cortellesi), che ha resistito tenacemente a tutti i mentori venuti prima di Joe così da poter stare comoda nel limbo pre-vita. Vedendo la redenzione di 22 come il suo personale percorso di ritorno sulla Terra, Joe prova quindi tutto ciò gli viene in mente per far sì che la piccola anima abbracci infine la vita a cui lui vorrebbe così disperatamente ritornare.

La trama diventa sorprendentemente più complicata di così, ma la direzione che prende appare in qualche modo in contrasto con la metafisica costruzione di quell’universo su cui la premessa di Soul sembrerebbe basarsi nel primo atto. Il tour di quel regno spirituale è certamente colorato e divertente di per sé, ma sembra distaccato dalla ‘carnalità terrena’ del film, dove sono le complicazioni della vita di Joe a portare tutto il peso emotivo.

Forse è un problema di character design, con gli spiritelli rotondeggianti e rimbalzanti e i filiformi esseri superiori che sono stati pensati come eminentemente più ‘commerciabili’ rispetto agli umani più realisticamente proporzionati della New York City del film, e così Soul finisce per sembrare diviso in due distinte entità estetiche e tonali che non si conciliano mai emotivamente del tutto. Era proprio in simili aspetti che Inside Out aveva ottenuto risultati decisamente superiori, dal momento che la traccia emotiva della storia raccontata si percepiva chiara sia ‘dentro’ che ‘fuori’ (avete capito …). Il reame degli spiriti di Soul è poco più dell’ambiziosa costruzione di quell’universo che si vede nel primo atto, in vista del film molto più potente che seguirà.

Una volta che il secondo atto inizia, si inizia davvero a percepire a cosa mirassero gli sceneggiatori Pete Docter, Mike Jones e Kemp Powers con questa storia. Spogliamola di tutto il côté espositivo e ciò che resta è il ‘semplice’ racconto di un uomo che cerca uno scopo in un mondo in cui sente che quello scopo gli è stato negato. L’aspetto straordinario di Soul è che è in qualche modo una corsa frenetica contro il tempo che trova i suoi momenti più importanti quando si ritaglia lo spazio per respirare e assorbire i dettagli del mondo. Non del mondo fantastico che crea, ma del mondo reale che replica.

Garantisce allora un’etica all’esistenza che è allo stesso tempo ovviamente ‘semplice’ ma intensamente profonda, un senso della vita che fa appello all’anima artistica presente in ognuno di noi e che invalida l’idea che siamo destinati a qualunque sia l’obiettivo che intendiamo raggiungere. Un fine ultimo è buono e giusto, ma non è la vita, o per lo meno non è la ragione principale per vivere. C’è una forza immensa in questo messaggio, che dovrebbe risuonare in chiunque abbia visto i propri obiettivi divergere dal percorso della propria vita.

A un livello più pratico, Soul mantiene comunque quel tipo di brillantezza e di capacità di intrattenimento che ci si aspetterebbe dai titoli Pixar non legati a una saga specifica. I doppiatori mostrano una certa chimica comica insieme (specie nel segmento di body swap), e i dialoghi sono pieno di gag esilaranti e di singole battute che portano con sé un peso emotivo superiore a quanto avrebbero potuto. Il livello di animazione è intricato e dettagliato, e i momenti in cui il film sovrappone sensibilità materiale e spirituale sono davvero interessanti per come riescono a fondere lo stile con la sostanza. Infine, la colonna sonora a tutto jazz composta da Trent Reznor e Atticus Ross è probabilmente tra le migliori sentite nel 2020.

Per quanto a volte possa sembrare sconnessa, Soul resta in definitiva un’opera molto più meditativa rispetto alla maggior parte dell’offerta di intrattenimento media per famiglie e più filosofica persino della maggior parte dei titoli presenti nella scuderia della Pixar. Qualcuno potrebbe erroneamente ritenere che dovrebbe ammaliarci con un’estetica più esagerata, ma quando un film ci permette di riflettere sulle nostre emozioni ed esperienze perde la necessità di dover ricorrere a tali ‘mezzucci’ e diventa un perfetto veicolo di rilassante associazione libera.

Di seguito trovate il full trailer italiano di Soul – Quando un’anima si perde, nel catalogo di Disney+ dal 25 dicembre:

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Published by
Marco Tedesco