Il regista porta in scena un peculiare fanta-erotico decameroniano, intriso di humor tutto femminista
Bruce LaBruce (la nostra intervista esclusiva) è – per così dire – “celebre” per i suoi film estremamente underground, con un tocco di pornografia gay e, in certi casi, come in L.A. Zombie (2010), una nota di horror. Quelli che dunque ne hanno approcciato almeno una volta nella vita le opere, che di sicuro sono per pochi, hanno potuto appurare una certa assurdità, nonché l’indulgere in particolari piuttosto scabrosi. The Misandrists, peculiare fanta-lesbo in parte boccaccesco, è – per quanto possibile visto l’autore – meno spinto di molti altri suoi lavori, seppur ben lungi dall’essere un film per la famiglia …
Un giorno, però, arriva nella villa sperduta tra i boschi, dove le ragazze e le loro presunte tutrici conducono una vita di “clausura”, un ragazzo, Volker, un rivoluzionario con una gamba ferita inseguito dalle forze di polizia.
A soccorrerlo è la bella Isolde (Kita Updike), che s’imbatte nel fascinoso giovane mentre è intenta a giocare promiscuamente nei campi con l’amica Hilde (Olivia Kundisch), e le due lo nascondono nello scantinato. Infatti nessun uomo è accetto nella casa, regola imposta dall’eccentrica Grande Madre (Susanne Sachße), che ricorda Lady Gaga, e condivisa da insegnanti e allieve, che anzi disprezzano oltremodo qualsiasi appartenente al genere maschile (tutte eccetto Isolde).
Inoltre, qualsiasi interferenza esterna potrebbe costituire una minaccia per il segretissimo progetto che hanno in serbo le istitutrici: girare un film di erotismo rigorosamente saffico che da una parte porti nuovi fondi alla scuola, dall’altra costituisca il manifesto del gruppo rivoluzionario femminista, che attragga alla loro causa più proseliti possibili.
L’elemento portante non è d’altra parte la visionarietà dell’infausto avvenire che, a parte l’arrivo di un soldato in cerca del fuggitivo e di qualche racconto, non è trattato in alcun modo e non è nemmeno di particolare interesse per il regista. La vera forza di questo fanta-erotico sono invece le trovate verbali, i motti e le battute, tra serio e faceto, tra ripresa latamente parodistica di un certo linguaggio e sua intelligente riattualizzazione, anzi addirittura di una sua futurizzazione.
L’approccio è quello comico, ma si percepisce una tutt’altro che superficiale conoscenza di alcuni slogan, di tutta una corrente di pensiero che rilegge la storia, la società e tutto lo scibile umano in termini di gender studies, con un approccio assai critico verso quella che viene recepita come la vigente chiave di lettura maschilista che ha imperato nei secoli passati. Non solo, molti aspetti della cultura sono femminilizzati, a partire dalla preghiera recitata a tavola, un Padre Nostro un po’ blasfemo tramutato in Madre Nostra – con tanto di Figlia.
Inoltre sono messi in scena parecchi tabù vigenti in un’irriverente luce positiva: la pornografia è un atto di insurrezione, l’amore omosessuale è l’unico accettabile, l’evirazione è un segno di dedizione alla causa (c’è una sequenza assai scioccante in cui peraltro viene mostrata un’operazione di cambio di sesso) e infine, l’auspicato Giorno del Giudizio sarà quello in cui l’uomo non sarà più necessario alla riproduzione che avverrà in via vivipara … Nella multiforme compagine propagandistica si inserisce infine uno spezzone di Ulrike’s Brain, concettualissimo mediometraggio sempre diretto da LaBruce con la Sachße protagonista, che omaggia, ovviamente in chiave femminista, Il cervello che non voleva morire di Joseph Green (1962).
In linea per alcuni caratteri con il tipico prodotto di controcultura firmato da Bruce LaBruce, The Misandrists risulta più potabile di altre opere più estreme e, a parte l’inserzione metafilmica di alcune sequenze di un porno gay maschile con dettagli un po’ troppo spinti per i più – chi scrive compresa -, il film potrebbe tranquillamente essere assimilabile a un Decameron pasoliniano in chiave solo lesbica.
Di seguito trovate il trailer: