Il regista gira un'opera che mescola thriller e dramma, una metafora del 'blocco creativo' di un artista tutto sommato riuscita
Di tanto in tanto, si sa, gli artisti sperimentano un punto di ‘minimo creativo’ nella loro carriera, solitamente legato a una crisi personale o alla sensazione di essere bloccati. In un’intervista rilasciata a HollywoodChicago, il regista e attore thailandese Ping Lumpraploeng affermava alcuni anni fa che era stato proprio questo tipo di crisi a ispirare la sua sceneggiatura per The Pool (นรก 6 เมตร), film che prova a mescolare dramma e horror-thriller.
Il filmmaker metaforizza quindi la situazione dei protagonisti, certamente spinta a livelli esagerati, un sorta di riflesso dei suoi sentimenti di una decina di anni prima, ma anche del suo grande desiderio di uscir fuori da quel ‘vicolo cieco emotivo’ in cui era precipitato. Dato il legame molto personale della storia raccontata, Ping Lumpraploeng ha così deciso, come per molti altri suoi film, di concentrarsi su un’ambientazione minimale e sulle lotte interiori dei suoi personaggi immersi in un contesto estremo.
Quando il cast e la troupe lasciano la piscina al termine delle riprese, Day decide di fermarsi ancora un po’, per avere finalmente del tempo per sé e schiacciare un pisolino al sole prima del prossimo impegno. Tuttavia, al risveglio sul gonfiabile dove si era adagiato, si rende conto di non poter più uscire dalla vasca, ormai quasi mezza vuota e con il livello dell’acqua che sta scendendo di minuto in minuto.
Mentre cerca di capire come uscire, sopraggiunge Koi per fargli una sorpresa, che però scivola quando lui cerca di avvertirla e cade sul fondo perdendo conoscenza. A peggiorare le cose, di lì a poco Day scopre che la situazione è diventata ancora più pericolosa, perché una femmina di coccodrillo ha trovato il modo di infilarsi nella piscina in secca con intenti poco rassicuranti.
Sebbene la struttura e l’ambientazione di The Pool siano certamente minimali, Ping Lumpraploeng riesce a dirigere un film che utilizza questi limiti in modo intelligente.
Soprattutto grazie all’interpretazione del protagonista Theeradej Wongpuapan, il pubblico è infatti in grado di seguire le varie fasi della sua disperazione e del dubbio, ma soprattutto la mancanza di volontà di arrendersi, il che è un po’ ironico per un uomo che ha rinunciato a qualsiasi progresso futuro nella sua relazione poiché sente di non poter offrire nulla di valido a Koi o al loro possibile figlio o figlia.
In generale, la lotta del protagonista per non mollare e lasciare che la sua vita sia dettata dalle circostanze è rispecchiata dalla terribile situazione in cui si trova. Utilizzando quel poco che ha, cerca allora un modo per uscire dalla piscina e allo stesso tempo per difendersi dal coccodrillo, un animale sempre vigile e imprevedibile.
Tuttavia, soprattutto nell’ultimo atto del film, la sceneggiatura di Ping Lumpraploeng inizia a mostrare le sue debolezze e a vacillare. Invece di attenersi ai temi e agli elementi già stabiliti, The Pool inizia ad aggiungere sempre più ostacoli sulla strada dei personaggi, al prezzo della perdita di credibilità e di impatto drammatico.
In definitiva, The Pool resta un interessante tentativo di fondere dramma e thriller, sostenuto principalmente da buone interpretazioni del cast e dai momenti più tesi che sottolineano la gravità della situazione. E sebbene la struttura generale e l’uso della CGI non giochino sempre a suo favore, i suoi 90 minuti scarsi di durata filano via senza lasciare gravi ferite sullo spettatore.
Di seguito trovate il trailer internazionale di The Pool: