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Il diario da Venezia 82 (2025), episodio 1: due nel mirino

27/08/2025 news di Giovanni Mottola

Gal Gadot e Gerard Butler al centro delle polemiche

due nel mirino film

Ancora non è cominciata la Mostra e già un collettivo formato da oltre 1.500 artisti e intellettuali sotto la sigla Venice4Palestine ha presentato un appello alla Biennale dal sibillino titolo “Fermate gli orologi, spegnete le stelle” allo scopo di richiedere alla Mostra un palese sostegno alla causa dei palestinesi e una stigmatizzazione delle condotte israeliane nella striscia di Gaza.

Sarà che abbiamo sempre in mente quello contro il Commissario Calabresi, ma ogni volta che sentiamo parlare di un appello ci viene l’istinto di dissociarci. Anche quando ne condividiamo, come in questo caso, la tesi di fondo. Innanzitutto il documento contiene innumerevoli schwa – volevamo scriverlo col simbolo, la e rovesciata, ma non lo abbiamo perché usiamo la tastiera italiana e non quella woke – e questo fa già capire molto. Oltretutto, dato che i puri trovano sempre uno più puro che li epura, a volerla dire tutta la scelta di scrivere amic* e organizzator* anziché amich* e organizzatric* ci pare indice del più trito maschilismo.

Ma, a parte le battute, la questione importante è un’altra. Questo nuovo focolaio di guerra tra Israele e Palestina, ostili da sempre, iniziò il 7 ottobre 2023 con un attacco terroristico compiuto da Hamas, che ha provocato circa 1.200 morti e il rapimento di circa 200 ostaggi. A partire dal giorno successivo, 8 ottobre 2023, il governo israeliano reagì pianificando uno sterminio della popolazione della Striscia di Gaza, che a oggi ha provocato circa 60.000 morti, tra cui vecchi, bambini, civili e gente che si reca a prendere razioni di cibo o medicine, uccisi non per disattenzione ma volontariamente.

Se due anni di guerra hanno provocato circa 60.000 morti si può indicativamente presumere che in questo stesso periodo, lo scorso anno, le vittime ammontavano a circa 30.000. Com’è possibile che nemmeno uno dei 1.500 attivisti di oggi abbia sentito l’esigenza di sostenere la causa palestinese durante la scorsa edizione della Mostra? Essi stessi, nell’appello, scrivono che il popolo palestinese è aggredito e massacrato da decenni. Forse però 30.000 morti non bastavano: evidentemente i collettivi dei cineasti si muovono dai 50.000 in su.

venice 4 palestine venezia 2025A noi pare che questi artisti si comportino come i montoni di Panurgo: fintanto che i media hanno sostenuto solo le ragioni d’Israele, cioè per più di un anno, tutti hanno taciuto; non appena il vento ha cominciato a spirare dalla parte opposta, hanno sentito l’urgenza di prendere in mano la penna. A condizione ovviamente di essere in tantissimi, sia mai che nel cinema spunti una voce fuori dal coro. Naturalmente, come tutti coloro che nelle cause per cui si battono non credono veramente, hanno mostrato una foga persino eccessiva. Perciò non si sono limitati al primo appello.

Quando l’organizzazione ha risposto che la Biennale e la Mostra sono sempre stati, nella loro storia, luoghi di confronto aperti e sensibili a tutte le questioni più urgenti della società e del mondo, citando ad esempio la presenza in Concorso del film tunisino The voice of Hind Rajab, che racconta la morte di una bambina palestinese durante un raid israeliano del 2024 a Gaza, gli attivisti non si sono accontentati. Hanno preteso il ritiro degli inviti a due attori, lo scozzese Gerard Butler e l’israeliana Gal Gadot, protagonisti del film fuori concorso The hand of Dante, in quanto “sostengono ideologicamente e materialmente la condotta politica e militare di Israele” (e protagonisti del bel fotomontaggio qui sopra, che richiama il titolo del diario e l’omonimo film con Mel Gibson e Goldie Hawn del 1990).

La Gadot, tra l’altro nipote di un superstite di Auschwitz che perse l’intera famiglia, ha semplicemente espresso solidarietà per la strage del 7 ottobre al Paese cui lei stessa appartiene e si è battuta per gli ostaggi incontrandone le famiglie. Peraltro, nel 2019, durante la campagna elettorale, aveva criticato Netanyahu per le sue posizioni antiarabe. Ancor più sfumato il coinvolgimento di Butler, il quale si limitò a partecipare a raccolte fondi a supporto dell’esercito israeliano nel 2016 e nel 2018, insieme a svariate altre star hollywoodiane tra cui Robert De Niro e Arnold Schwarzenegger. Dunque nulla a che fare con i fatti recenti.

In ogni caso dubitiamo che il Presidente israeliano possa essere scalfito da qualche Schwave dall’assenza di Gadot e Butler dal tappeto rosso veneziano. Nell’ostracismo verso di loro rivediamo gli stessi metodi adottati di recente dalle solite anime belle nei confronti di Valerij Gergiev, uno dei più grandi direttori d’orchestra al mondo, al quale è stato impedito di dirigere un concerto alla Reggia di Caserta in quanto putiniano. Il punto è che avrebbe diretto in quanto direttore, non in quanto putiniano, e suonando Beethoven non avrebbe fatto alcuna propaganda.

La russofobia di questi ultimi tre anni è una buona cartina di tornasole per capire quale sorte toccherà agli Israeliani di qualunque categoria. Con Gadot e Butler siamo solo all’inizio: poi verranno censurati atleti (i russi, quando ammessi, gareggiano senza bandiera), letterati (a Paolo Nori fu impedito di tenere un corso universitario su Dostoevskij) e financo gatti (la Federazione Internazionale Felina ha escluso i gatti russi, non è uno scherzo, da ogni competizione).

Questa furia non accenna a placarsi. Ieri il governo ucraino ha condannato la decisione di Woody Allen, già noto predatore sessuale, d’intervenire in collegamento video alla Settimana Internazionale del Cinema di Mosca. Questo pericoloso sovversivo ha addirittura osato affermare che gli piace il cinema russo e che, dopo un soggiorno in passato per lui poco piacevole a Leningrado, le cose sono molto cambiate dopo la fine dell’Unione Sovietica e a Mosca e San Pietroburgo si è sempre trovato molto bene. Secondo Kiev, “una vera vergogna”.

Per fortuna il Direttore della Mostra Barbera è di altro avviso: “Non è certamente vietando a degli artisti di partecipare a un evento che si risolvono i conflitti. Dunque nessuna censura e nessun ritiro d’invito”. Solo contro tutti. Con un coraggio, è proprio il caso di dirlo, da Leone.

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