Thomas Chong e Richard “Cheech” Marin, dai palchi delle stand-up comedy al grande e inaspettato successo cinematografico con i loro 'stoner movie', passando per un disco vincitore del Grammy. Questa è la loro storia.
Gli esordi e i primi successi
Le strade di Thomas Chong e Richard “Cheech” Marin si incrociano a Vancouver alla fine degli anni Sessanta. Chong veniva dall’esperienza dei suoi gruppi Little Daddy & the Bachelors/Bobby Taylor and the Vancouvers, mentre Marin si era trasferito dalla California per evitare il servizio militare nel momento più caldo della guerra in Vietnam. Intorno al 1970 iniziano ad esibirsi nei primi spettacoli stand up e infilano subito una serie di dischi di successo, tra cui Cheech & Chong (1971), Big Bambu (1972), Los Cochinos (1973), Cheech and Chong’s Wedding Album (1974), Sleeping Beauty (1976) e Let’s make a New Dope Deal (1980).
Per Los Cochinos vincono addirittura il Grammy per il miglior disco comico dell’anno. E’ in questo periodo che nascono i loro sketch più famosi come Earache my Eye, Basketball Jones (poi trasformato anche in cartone animato), Sister Mary Elephant e Dave. I loro spettacoli girano intorno alla controcultura hippie, l’amore libero e soprattutto le droghe, nello specifico la marijuana. Il duo non è mai stato particolarmente sofisticato nel suo approccio comico fatto di volgarità scatologiche assortite, doppi sensi, incursioni nello slapstick e quello che generalmente viene definito stoner humour, di cui la coppia fino al giorno d’oggi rimane l’esponente più famoso. Nonostante questo approccio o forse proprio per questo, vengono ricordati tra i comici stand up più rappresentativi del periodo. Questa prima fase della loro carriera si conclude con i film concerto Cheech and Chong perform / Cheech & Chong perform again? (1978).
Prima di entrare nel vivo, però, è meglio dare una definizione dello stoner movie, uno dei tanti sottogeneri della commedia, visto che molte pellicole mostrano più di qualche caratteristica in comune: al suo centro troviamo, di norma, una coppia di amici in possesso di o alla ricerca di marijuana. Questo ovviamente li mette nell’inevitabile situazione di dover sfuggire alle forze dell’ordine (quasi sempre descritte come incapaci), ma anche da parenti, amici e colleghi di lavoro che disapprovano il consumo di stupefacenti. Si tratta della formula maggiormente usata per questi film, ma non dell’unica. Nel genere infatti rientrano anche pellicole che mostrano un limitato uso di droghe, ma che sono accomunati da un mood di fondo simile, come ad esempio alcuni film di Kevin Smith, dei Broken Lizard o buona parte di quelli realizzati da Jude Apatow e il suo gruppo (Seth Rogen in questo senso ne è l’esponente più famoso).
Up in Smoke è pieno di dialoghi e scene memorabili, ma si ricorda soprattutto per l’intera parte iniziale, tra cui l’incontro dei protagonisti, e il personaggio interpretato da Keach che ritornerà anche nel terzo film, Nice Dreams. Da segnalare anche l’apparizione di Tom Skeritt nel ruolo del cugino veterano del Vietnam sofferente di stress post-traumatico. In un piccolo cameo troviamo persino il peckinpahiano Strother Martin. Up in Smoke era ed è pensato per un determinato tipo di spettatore e difficilmente incontra i favori del resto del pubblico (ma questo vale per l’intera opera della coppia). All’epoca fu ovviamente massacrato dalla critica, ma negli anni gli è stata riconosciuta l’importanza che gli compete. Quelli che condividono la stessa “visione del mondo”, diciamo fumosa, hanno in questo film il loro cult. Da vedere rigorosamente in smokorama.
Dalle stelle… alla separazione
Decisi a cavalcare l’onda, appena undici mesi dopo esce nelle sale (Cheech & Chong’s) Nice Dreams (1981, da noi I piacevoli sogni di Cheech e Chong), il migliore dei seguiti. A questo giro i nostri tirano avanti spacciando erba sotto le finte spoglie di venditori di gelati, attività che li coinvolgerà nelle situazioni più demenziali, mettendoli ovviamente di nuovo in conflitto con la legge (Stacy Keach, più fuori che mai, ritorna nel ruolo di Stedenko). Nuovamente diretto da Chong, Nice Dreams è poco più di una serie di scenette largamente improvvisate (la sceneggiatura era lunga appena tre pagine), che hanno solo i protagonisti come collante.
Nel 1983 invece partecipano a due film dai risultati ben diversi. Still Smokin’ (uscito da noi in DVD con lo stesso titolo) è un disastro e dimostra come si stava grattando il fondo del barile. La trama è anche più ridicola del solito, con Cheech e Chong in visita ad Amsterdam come ospiti d’onore di un festival dedicato a Burt Reynolds e Dolly Parton (?!). La prima metà del film lì vide riprendere vecchi sketch, mentre la seconda consiste in una performance dal vivo registrata l’anno precedente. Se il risultato è imbarazzante, gli incassi superano comunque i 15 milioni di sollari. Molto più riuscita è la loro partecipazione a Barbagialla, il terrore dei sette mari e mezzo (Yellowbeard, Mel Damski), l’ultimo film di Graham Chapman (un sesto dei Monty Python) e del grande Marty Feldman. Un all star movie, in cui i due si ritrovano nell’illustre compagnia di Eric Idle, John Cleese, Peter Cook, Madeleine Kahn, Peter Boyle, Spike Milligan e molti altri in una sgangherata parodia dei vecchi film di pirati. Una commedia, non sempre all’altezza, ma con talmente tanta carne al fuoco da meritarsi un posto nella storia del genere.
Ispirati forse dell’ambientazione storica di Barbagialla, il sesto film trasporta i nostri nella Francia rivoluzionaria in I Fratelli Corso / Cheech & Chong’s The Corsican Brothers (1984), demenziale revisione del romanzo di Alexander Dumas. Purtroppo il box office abissale è l’ultimo chiodo nella bara e le vie della coppia dà lì a poco si separano. Nel 1985 esce il loro ultimo album Get out of my Room, accompagnato da un video in stile mockumentary della durata di appena cinquanta minuti.
Curiosamente proprio nell’anno in cui la coppia si scioglie viene in un certo senso nobilitata cinematograficamente per sempre, grazie a – sorpresa – Martin Scorsese. In Fuori Orario (After hours, 1985) Marin e Chong infatti interpretano i due ladri, Neil e Pepe. Se i ruoli sono marginali, la loro apparizione è centrale per la risoluzione della storia. Una bella chiusura per un periodo segnato da grandi successi commerciali e durato quindici anni.
Le carriere soliste e la reunion
La storia di Cheech e Chong però non finisce certo qui, anche se li porta in direzioni ben diverse. Partiamo proprio da Marin che nel 1986 è protagonista del sopramenzionato Born in East L.A, da lui anche scritto e diretto. Nel film interpreta Rudy Robles, un americano di origini messicane che per causa di un disguido viene deportato a Tijuana in Messico. Non essendo padrone della lingua (anche nella realtà, il messicano di Marin è alquanto limitato) e culturalmente ignaro del suo ambiente, Robbie tenta in ogni modo possibile di ritornare negli Stati Uniti. Born in East L.A. è una commedia molto più pacata di quanto ci si potrebbe aspettare, totalmente drugfree, e le cui gag ruotano in pratica tutte intorno agli stereotipi tra americani e messicani. Il film riscuote un buon successo di pubblico e indirizza Marin nel suo nuovo percorso, più congeniale ad un pubblico mainstream e spesso di ragazzi (ha doppiato per la Disney personaggi in Oliver & Company, Il re leone e i due Cars targati Pixar). Oltre a un buon numero di ruoli come caratterista negli anni Novanta rimane nell’attenzione del pubblico soprattutto come spalla di Don Johnson, nella serie televisiva Nash Bridges (1996-2001, nell’episodio Wild Card appaiono anche Chong e Philip Michael Thomas per una doppia riunione).
A proposito di Thomas Chong. Chong si prende qualche anno di pausa dal cinema e solo nel 1990 dirige e interpreta un film come protagonista: Far Out Man (in cui Marin fa anche una breve apparizione), commedia stoner che però passa abbastanza inosservata. Da lì in poi l’attore si dedica a ruoli di contorno, normalmente quello del vecchio hippie, in pellicole come I visitatori del sabato sera (The Spirit of ‘76, Lucas Reiner, 1990), National Lampoon’s Senior Trip – La scuola più pazza del mondo (Kelly Makin, 1995) Half Baked (1998, Tamra Davis), The Wash (DJ Pooh, 2001) e Evil Bong (Charles Band, 2006).
Poi finalmente, dopo anni di voci, intorno al 2008 Cheech e Chong sembrano aver messo definitivamente da parte le loro differenze e si riunisco per una serie di spettacoli stand up di grande successo. Gli show coprono il biennio 2008-2009 e il meglio viene raccolto nel DVD Cheech and Chong’s hey, watch this! (2010). In realtà, come abbiamo già segnalato, le loro vie dal 1985 si erano incrociate più di una volta, soprattutto in chiave di doppiatori per Ferngully: The Last Rainforest (1992), ma anche l’episodio Cherokee Hair Tampoons della quarta stagione di South Park (2000). Nel 2011 vengono addirittura chiamati per doppiare le loro controparti animate in A Midsummer’s Nice Dream dei Simpsons, nonché nel cartone animato digitale Hoodwinked Two! Hood vs Evil (2011).
L’influenza della filmografia di Cheech e Chong è stata immediata e negli anni ha acquistato un’aura quasi mistica. Ha avuto anche una certa influenza sull’hip hop, e i due sono stati citati da artisti come i Beastie Boys, Cypress Hill e Snoop Dogg. La figura dello stoner è entrata subito a far parte del cinema di genere horror (in particolare lo slasher) e in dozzine di commedie non necessariamente incentrate sull’argomento (come Caddyshack o Fast Times at Ridgemont High). Lo stoner movie dal canto suo si è trasformato in un vero e proprio sottogenere comico. Tra i gli esempi più famosi, anche se non tutti si attengono strettamente alla premessa descritta in apertura, possiamo citare: Bill & Ted’s Excellent Adventure (Stephen Herek, 1989), La vita è un sogno (Dazed and Confused, Richard Linklater, 1993), The Stoned Age (James Melkonian, 1994), PCU (Hart Bochner, 1994) Halfbaked (Tamra Davis, 1998), la trilogia di Friday (1995-2002), Il grande Lebowski (The Big Lebowski, 1998, Coen) Fatti, strafatti e strafighe (Dude where’s my car, Danny Leiner, 2000), Due sballati al College (How High, Jesse Dylan, 2001) la trilogia di Harold e Kumar (2004-2011), Smiley Face (Grek Araki, 2007), Strafumati (Pineapple Express, David Gordon Green, 2008), High School (John Stahlberg Jr., 2010) fino al recente American Ultra (Nima Nourizadeh, 2015). Addirittura Paul Thomas Anderson ha citato Up in Smoke tra le influenze primarie di Vizio di forma (Inherent Vice, 2014).
A questo punto, ai pochi appassionati italiani e a quelli di tutto il mondo non rimane altro che aspettare il ritorno in scena degli originali… “Up in Smoke that’s where my money goes, in my lungs and sometimes up my nose.”
fine … ?
Di seguito il trailer originale di Up in Smoke: