Si conclude il viaggio in compagnia dei due comici, con uno sguardo sulle loro carriere soliste e sui progetti più recenti
Le carriere soliste e la reunion
La storia di Cheech e Chong però non finisce certo qui, anche se li porta in direzioni ben diverse. Partiamo proprio da Marin che nel 1986 è protagonista del sopramenzionato Born in East L.A, da lui anche scritto e diretto. Nel film interpreta Rudy Robles, un americano di origini messicane che per causa di un disguido viene deportato a Tijuana in Messico.
Il film riscuote un buon successo di pubblico e indirizza Marin nel suo nuovo percorso, più congeniale ad un pubblico mainstream e spesso di ragazzi (ha doppiato per la Disney personaggi in Oliver & Company, Il re leone e i due Cars targati Pixar). Oltre a un buon numero di ruoli come caratterista negli anni Novanta rimane nell’attenzione del pubblico soprattutto come spalla di Don Johnson, nella serie televisiva Nash Bridges (1996-2001, nell’episodio Wild Card appaiono anche Chong e Philip Michael Thomas per una doppia riunione).
A proposito di Thomas Chong. Chong si prende qualche anno di pausa dal cinema e solo nel 1990 dirige e interpreta un film come protagonista: Far Out Man (in cui Marin fa anche una breve apparizione), commedia stoner che però passa abbastanza inosservata. Da lì in poi l’attore si dedica a ruoli di contorno, normalmente quello del vecchio hippie, in pellicole come I visitatori del sabato sera (The Spirit of ‘76, Lucas Reiner, 1990), National Lampoon’s Senior Trip – La scuola più pazza del mondo (Kelly Makin, 1995) Half Baked (1998, Tamra Davis), The Wash (DJ Pooh, 2001) e Evil Bong (Charles Band, 2006). Il ruolo che però lo riavvicina al grande pubblico è quello di Leo nella sitcom That ’70s Show (1998-2006).
Nel 2003 viene suo malgrado coinvolto in una retata federale riguardante siti online che vendono prodotti collegati alla canapa. Chong Glass/Nice Dreams era in realtà un’impresa gestita dal figlio, ma alla fine sarà proprio Chong ad essere condannato a nove mesi di prigione. La storia è complessa ed esula dal nostro discorso, ma per chi volesse informarsi nei dettagli sulla vicenda lo può fare con il documentario a/k/a Tommy Chong (Josh Gilbert, 2006).
Poi finalmente, dopo anni di voci, intorno al 2008 Cheech e Chong sembrano aver messo definitivamente da parte le loro differenze e si riunisco per una serie di spettacoli stand up di grande successo. Gli show coprono il biennio 2008-2009 e il meglio viene raccolto nel DVD Cheech and Chong’s hey, watch this! (2010). In realtà, come abbiamo già segnalato, le loro vie dal 1985 si erano incrociate più di una volta, soprattutto in chiave di doppiatori per Ferngully: The Last Rainforest (1992), ma anche l’episodio Cherokee Hair Tampoons della quarta stagione di South Park (2000). Nel 2011 vengono addirittura chiamati per doppiare le loro controparti animate in A Midsummer’s Nice Dream dei Simpsons, nonché nel cartone animato digitale Hoodwinked Two! Hood vs Evil (2011).
L’influenza della filmografia di Cheech e Chong è stata immediata e negli anni ha acquistato un’aura quasi mistica. Ha avuto anche una certa influenza sull’hip hop, e i due sono stati citati da artisti come i Beastie Boys, Cypress Hill e Snoop Dogg. La figura dello stoner è entrata subito a far parte del cinema di genere horror (in particolare lo slasher) e in dozzine di commedie non necessariamente incentrate sull’argomento (come Caddyshack o Fast Times at Ridgemont High). Lo stoner movie dal canto suo si è trasformato in un vero e proprio sottogenere comico.
Tra i gli esempi più famosi, anche se non tutti si attengono strettamente alla premessa descritta in apertura, possiamo citare: Bill & Ted’s Excellent Adventure (Stephen Herek, 1989), La vita è un sogno (Dazed and Confused, Richard Linklater, 1993), The Stoned Age (James Melkonian, 1994), PCU (Hart Bochner, 1994) Halfbaked (Tamra Davis, 1998), la trilogia di Friday (1995-2002), Il grande Lebowski (The Big Lebowski, 1998, Coen) Fatti, strafatti e strafighe (Dude where’s my car, Danny Leiner, 2000), Due sballati al College (How High, Jesse Dylan, 2001) la trilogia di Harold e Kumar (2004-2011), Smiley Face (Grek Araki, 2007), Strafumati (Pineapple Express, David Gordon Green, 2008), High School (John Stahlberg Jr., 2010) fino al recente American Ultra (Nima Nourizadeh, 2015). Addirittura Paul Thomas Anderson ha citato Up in Smoke tra le influenze primarie di Vizio di forma (Inherent Vice, 2014).
A questo punto, ai pochi appassionati italiani e a quelli di tutto il mondo non rimane altro che aspettare il ritorno in scena degli originali… “Up in Smoke that’s where my money goes, in my lungs and sometimes up my nose.”
fine…?