Lo showrunner ha raccontato come si è approcciato al romanzo sci-fi di Michael Crichton
La rivisitazione della HBO di Westworld (o Il mondo dei robot) di Michael Crichton promette di portarci molto oltre il punto in cui l’edonismo e la soddisfazione del desiderio diventano qualcosa di più oscuro, più brutale e potenzialmente più violento. E i suoi personaggi umani (vale a dire non-robot) saranno a loro condotti ben presto nella tomba dalla loro vanità, se la serie in 10 parti somiglierà almeno un po’ al primo adattamento cinematografico del 1973.
“Westworld è una cupa odissea sull’alba della coscienza artificiale e sull’evoluzione del peccato,” recita la sinossi ufficiale della HBO, “esplorando un mondo in cui ogni appetito umano, non importa quanto nobile o depravato, può essere soddisfatto.”
La premessa alla Jurassic Park con i robot, ovviamente, vede facoltosi turisti umani decidere di spendere il loro tempo in una vacanza nel Vecchio West. Se non che questo nuovo Vecchio West è popolato con Intelligenze Artificiali simulacri di cowboy, prostitute, baristi di saloon e di tutti gli altri abitanti di questo periodo polveroso.
“Ho sempre creduto che in un adattamento si debba essere un po’ eretici”, ha spiegato il co-sceneggiatore Jonathan Nolan. “Quello che teniamo è l’idea brillante e sovversiva dell’ambientazione: cosa succederebbe se esistesse un posto in cui poter andare e mettere in pratica le tue fantasie più osure senza conseguenze.” Eccetto che ci sono delle conseguenze. Molte. E parecchio brutte.
Westworld debutterà su HBO il 2 ottobre.