Kenneth Branagh, Courtney Cox ed Heather Graham nel cast dell'opera, mostrata una sola volta nel 2008
Due futuri grandi nomi della cinematografia contemporanea stavano negli anni ’90 muovendo insieme i loro primi passi, seppure avrebbero poi preso strade molto differenti: il primo è il messicano Guillermo del Toro, che nel 1993 debuttava con Cronos con grande successo; il secondo è il britannico Danny Boyle, capace nel 1996 di concretizzare in un film l’essenza della sua generazione con Trainspotting. Ebbene, queste due voci iconiche di quel periodo per poco non hanno partecipato alla medesima antologia fantascientifica in tre capitoli. Avrebbe dovuto trattarsi di The Light Years Trilogy, una raccolta sci-fi affine ad alcune produzioni della Amicus degli anni ’60 e ’70, come La casa che grondava sangue. Entrando più nel merito del fascinoso progetto, ciascun segmento sarebbe dovuto durare 30 minuti, diretti oltre che da del Toro e Boyle, anche da Gary Fleder, regista nel 1995 di Cosa fare a Denver quando sei morto.
Il secondo capitolo tratto dal mai realizzato The Light Years Trilogy che in qualche modo rinacque come l’Araba Fenice, fu Impostor, diretto da Fleder e adattato dall’omonima storia breve di Philip K. Dick con Scott Rosenberg, il medesimo sceneggiatore di Cosa fare a Denver quando sei morto. A differenza di Mimic tuttavia, il regista aveva in principio girato, come peraltro era stato pensato sin da principio, un cortometraggio di 30′. Visto il cambio di destinazione però, una serie di sceneggiatori – tra cui Ehren Kruger e David Twohy – vennero ingaggiati per scrivere delle scene aggiuntive, progettate per portare la storia alla lunghezza di un lungometraggio, in un’operazione piuttosto singolare. Il film, collocato durante un’apocalittica invasione aliena della Terra, seguiva un gruppo di ostili extraterrestri in grado di creare perfetti replicanti degli esseri umani, che celavano delle bombe, e vedeva protagonista Gary Sinise nei panni di Spencer Olham, prima rispettato cittadino poi sospettato di essere un infiltrato. Impostor venne distribuito nel 2002, ma gli incassi furono – comprensibilmente – assai deludenti (8 milioni di dollari a livello mondiale a fronte di 30 di budget).
Per somma sfortuna di tutti coloro che purtroppo non poterono presenziare all’evento, ossia praticamente chiunque, non ci furono repliche di Alien Love Triangle, che con ogni probabilità rimarrà impantanato per sempre nell’infausto limbo generato dagli studios e dai loro infiniti nodi legali. A un certo punto si era vociferato peraltro che il cortometraggio sarebbe stato inserito nei contenuti speciali del DVD di The Millionaire (Slumdog Millionaire), ma – come palese ormai – quel progetto non è andata a buon fine. I fan di Boyle non possono quindi che incrociare le dita o rimanere con la curiosità per questo film ‘maledetto’, accontentandosi di immaginarne l’aspetto basandosi sulle immagini che trovate qui sopra (i costumi sono opera di Susannah Buxton).