Il regista porta sullo schermo il primo capitolo della saga fantasy per ragazzi dello scrittore irlandese, coinvolgendo Colin Farrell e Judi Dench in un adattamento frenetico e verboso che non cattura minimamente le qualità dell'opera originaria
Basato sui primi due libri dell’autore irlandese Eoin Colfer, parte di una saga fantasy young adult molto popolare (non così tanto in Italia a dire il vero), Artemis Fowl dei Walt Disney Studios racconta la storia della giovane criminale Artemis (l’esordiente assoluto Ferdia Shaw), che scopre un mondo magico oltre al nostro (in cui vive una Judi Dench ormai senza vergogna alcuna), cattura – e poi diventa amico – una elfo femmina (la Spinella Tappo di Lara McDonnell), e poi tenta di sfruttare i suoi poteri magici nel tentativo di salvare suo padre (il ben poco sfruttato Colin Farrell), rapito da un misterioso individuo.
Ebbene, dopo aver visto questo adattamento ad alto budget (qui siamo sui 125 milioni di dollari), finito direttamente sul canale streaming Disney+ senza passare dai cinema a causa della pandemia da coronavirus, bisogna ammettere che i conoscitori della materia ci avevano in effetti visto lunghissimo sul risultato.
Uno dei primi – ma forse il maggiore per chi conosce i libri – problemi di Artemis Fowl è che ricorda quindi troppo poco il personaggio originale. Anche quando gli sceneggiatori provano a catturare la sua vera essenza, si limitano comunque a tratteggiarlo solo come un generico leader con la personalità di un adolescente. È un po’ come se si cercasse di adattare il piccolo genio Dexter della serie animata Il laboratorio di Dexter e si finisse per ottenere Jimmy Neutron.
Artemis non si comporta completamente come il ‘alter ego’ cartaceo (e, in realtà, ricorda tantissimo il Juni Cortez di Spy Kids). Dovrebbe essere questo geniale e spocchioso ragazzetto che il pubblico non dovrebbe apprezzare a prima vista, ma che – allo stesso tempo – dovrebbe pensare sia cool, e Conor McPherson e Hamish McColl (incaricati dello script del film) non si avvicinano nemmeno per un momento ad avere successo nell’impresa.
Tra l’altro, il giovanissimo Ferdia Shaw, nella sua totale inesperienza, fa del suo meglio per non aiutarli. Si comporta molto più come un normale bambino che come un brillante cervellone nel corpo di un dodicenne. Ci sono brevi sprazzi in cui Artemis appare effettivamente tosto, ma subito sembra che qualche adulto della produzione sia entrato in scena esclamando: “No! Non è abbastanza bambino™ per il marchio Disney!”.
In più, non aiuta nemmeno che la durata complessiva di appena 94 minuti di Artemis Fowl (solitamente un pregio …) affretti gli eventi e, invece di mostrarci quanto sia cool, lascia che siano gli altri personaggi intorno a raccontarci quanto dovrebbe esserlo. L’unica cosa che la sceneggiatura fa di concreto in tal senso è una breve sequenza in cui il protagonista si cimenta nel surf e nello skate su un OneWheel (peraltro becero product placement rivolto alle giovani menti tra il pubblico), il che sarebbe pure impressionante se ci trovassimo alla fine degli anni ’90 o all’inizio degli anni 2000.
A causa delle ampie scene ‘espositive’ lungo l’intero film, gran parte del primo atto è dedicato ad esse. Sia chiaro, quando si progetta la costruzione di un nuovo universo, che potenzialmente darà vita a qualche sequel, bisogna per forza ‘spiegare’ molte cose agli spettatori. Ma ricordate il primo film di Harry Potter e come la magia lì venisse introdotta gradualmente nella vita del protagonista? Ebbene, immaginate se fosse avvenuto in circa un decimo del tempo e col doppio delle parole, dovendo prendere per buono che maghi e creature incantate esistano e basta.
È difficile così tenere traccia della coerenza della trama o riuscire ad affezionarsi a qualcuno. Che sia stato sforbiciato in fase di montaggio (effettivamente, alcune scene del trailer non presenti …)?
L’intero film manca inoltre di qualsiasi tipo di struttura narrativa. La maggior parte di Artemis Fowl si svolge tra le quattro mura della villa del protagonista, quindi anche la potenziale eccitazione per la ‘visita’ a nuovi immaginifici mondi fantastici è estremamente da ridimensionare. La regia è ‘adeguata’ al resto e le sequenze d’azione mancano di quel tocco pop divertente che sarebbe stato disperatamente necessario in un’opera del genere, il che è un peccato quando dietro alla mdp c’è Kenneth Branagh. Non riesce minimamente a caratterizzare a dovere i suoi personaggi, in particolare quello del titolo, per il quale dovremmo fare il tifo. Tutto ciò che accade sullo schermo appare incredibilmente vuoto e affrettato.
Le sequenze ambientate nell’ ‘altro mondo’ sono brevi e sembrano più che altro pallide e scialbe imitazioni dei luoghi creati da J. K. Rowling. La coerenza di cui si parlava sopra si perde presto, poiché si salta costantemente da un posto all’altro per poi tornare a Villa Fowl, in loop. Niente e nessuno è memorabile o non monodimensionale. E quando arrivano i titoli di coda, la sensazione è di frastornante perplessità.
Nonostante i due anni di ritardo sulla tabella di marcia (mai un buon segno per una produzione …), Artemis Fowl manca pertanto l’obiettivo prefissato – porre solide basi per un redditizio franchise – peraltro facendo un torto alla fonte letteraria, che aveva tutte le carte in regola per diventare un nuovo classico, una versione ‘irlandese’ di Harry Potter.
Invece, ci ritroviamo con un adattamento che – come molti altri prima di lui (da La Bussola d’Oro ad Eragon) – non si avvicina affatto agli standard necessari oggi. Il fatto che sia finito dritto, forse molto consapevolmente, su Disney+ probabilmente contribuirà a rendere meno ‘amara’ la pillola (leggi il potenziale flop al botteghino). Ciononostante, non si può dire che invogli gli abbonati a rinnovare la sottoscrizione, se la qualità dei prodotti originali messi a catalogo rimarrà questa. E ora sotto con New Mutants!
Di seguito il trailer internazionale di Artemis Fowl, nel catalogo Disney+ dal 12 giugno: