Titolo originale: Black Swan , uscita: 03-12-2010. Budget: $13,000,000. Regista: Darren Aronofsky.
Dossier, Il Cigno Nero: danzando con il lato oscuro di Darren Aronofsky
02/12/2025 news di Stella Delmattino
Nel 2010 Natalie Portman portava in scena il suo lato oscuro tra arte, follia e perfezione

In Il Cigno Nero (Black Swan) film di Darren Aronofsky, ogni superficie riflettente diventa una porta aperta sull’inconscio. Specchi, vetri e ombre accompagnano la discesa nella follia di Nina Sayers (Natalie Portman), ballerina di talento ossessionata dalla perfezione, destinata a confondersi con il personaggio che interpreta nel celebre balletto di Čajkovskij Il lago dei cigni.
Fin dall’inizio, Il cigno nero alterna realtà e allucinazione, costruendo una tensione costante tra controllo e abbandono, tra il desiderio di essere impeccabile e la paura di perdersi. Ogni riflesso che Nina osserva è leggermente sfasato, come se una parte di lei danzasse con un tempo diverso: un presagio del conflitto interiore che la consumerà.
Il doppio: Nina e Lily
La storia ruota intorno al dualismo classico del balletto: il Cigno Bianco e il Cigno Nero. Nina incarna la purezza, la disciplina, l’innocenza. Vive sotto lo sguardo ossessivo della madre Erica (Barbara Hershey), ex ballerina che proietta su di lei le proprie frustrazioni. Quando il direttore artistico Thomas Leroy (Vincent Cassel) le affida il doppio ruolo di Odette e Odile, la sfida si fa psicologica prima ancora che fisica.
Per interpretare il Cigno Bianco, Nina è perfetta. Ma per dare vita al Cigno Nero, deve liberare pulsioni che ha sempre represso: sensualità, rabbia, istinto. È qui che entra in scena Lily (Mila Kunis), ballerina nuova nella compagnia, l’opposto di Nina: spontanea, seducente, vitale. Le due diventano amiche e rivali, riflessi una dell’altra. Lily incarna il lato oscuro che Nina teme e desidera, fino al punto in cui le loro identità si confondono. Nelle scene in discoteca o nella camera da letto, Aronofsky cancella il confine tra sogno e realtà: non è mai chiaro se ciò che vediamo accade davvero o solo nella mente della protagonista.
Thomas, il principe corrotto
Figura ambigua, Thomas Leroy è allo stesso tempo mentore e manipolatore. Vuole spingere Nina oltre i propri limiti, ma lo fa con metodi discutibili, mescolando seduzione e dominio. “La perfezione non è controllo,” le dice. “È lasciarsi andare.”
Il suo ruolo richiama quello del principe del balletto, ma in una versione distorta. Non rappresenta l’amore salvifico, bensì la spinta distruttiva dell’ambizione. Come altri personaggi di Aronofsky, Thomas incarna l’arte come sacrificio, in cui il successo passa attraverso la perdita dell’identità.
La presenza di Beth (Winona Ryder), ex prima ballerina della compagnia, sottolinea il destino che attende Nina. Beth è il “Cigno morente”, la stella ormai spenta sostituita da una più giovane. Thomas l’ha consumata e abbandonata, e Nina capisce che presto toccherà anche a lei essere gettata via una volta raggiunta la vetta.
La spirale della mente
Man mano che la pressione cresce, Nina perde il contatto con la realtà. Inizia a vedere il proprio corpo trasformarsi: piume che spuntano sulla pelle, occhi scuri, gambe che si piegano come ali. Sono allucinazioni, ma per lei diventano tangibili.
La madre tenta di tenerla sotto controllo, rinchiudendola in una stanza piena di pupazzi e tonalità infantili. È un luogo soffocante, simbolo dell’innocenza forzata da cui Nina cerca di fuggire. Ogni gesto diventa una ribellione: la masturbazione, la ribellione contro la madre, la distruzione dello specchio.
Quando crede di aver ucciso Lily nel camerino, il film raggiunge il suo culmine psicologico. Ma la verità emerge subito dopo: Lily è viva. Nina si è pugnalata da sola con un frammento di specchio. Il Cigno Nero non è una rivale esterna: è dentro di lei. Il suo nemico è la parte repressa della propria personalità, e solo accogliendola potrà danzare davvero.
Il finale: perfezione e morte
Nel gran finale, la compagnia mette in scena Il lago dei cigni. Nina, ferita ma determinata, danza con una potenza mai vista. Durante l’atto del Cigno Nero, la metamorfosi è completa: il suo corpo sembra davvero trasformarsi, la pelle si ricopre di piume, lo sguardo si accende. Thomas, colpito, le sussurra “Perfetta.”
Nell’ultimo atto, Nina interpreta il suicidio del Cigno Bianco. Mentre il pubblico applaude, lei crolla a terra, sanguinante. Il sipario cala tra gli applausi, e la ragazza, distesa, sussurra con un sorriso: “È stato perfetto.”
In quell’istante, Nina ha incarnato entrambe le nature del balletto – il Cigno Bianco e il Cigno Nero – unendo purezza e corruzione, controllo e abbandono, vita e morte. La perfezione che inseguiva non era tecnica, ma totale: diventare l’arte stessa, anche a costo di distruggersi.
Il significato: arte come annientamento
Il Cigno Nero completa il percorso tematico di Aronofsky, autore ossessionato dal corpo come teatro di sacrificio. Come in The Wrestler o Requiem for a Dream, il protagonista cerca la trascendenza attraverso il dolore. Nina è il simbolo dell’artista moderno, logorato dalla pressione di essere sempre all’altezza, incapace di distinguere tra successo e autodistruzione.
Il film mette in scena una parabola sulla perdita del sé: per raggiungere la perfezione, Nina deve rinunciare alla propria umanità. La sua morte è un atto estetico, un sacrificio rituale. Il sangue che macchia il tutù bianco è la firma finale dell’artista che ha fuso vita e performance in un unico gesto estremo.
Quando la luce si dissolve nel bianco, non assistiamo solo a una tragedia, ma a un’apoteosi. Nina ha raggiunto ciò che cercava: la perfezione assoluta, quella che si può ottenere solo smettendo di essere umani.
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