Horror & Thriller

Caddo Lake: la recensione del film fanta-thriller di George & Held

I due registi intrecciano mistero, dolore e anomalie temporali, ma inciampano in un doppia struttura narrativa troppo confusa

Caddo Lake è un thriller sci-fi che si traveste inizialmente da dramma familiare e mistery rurale, per poi rivelare un’anima più ambiziosa e frammentata, capace di disorientare, affascinare e talvolta frustrare lo spettatore.

Il film, firmato dal duo Celine Held e Logan George, si muove in un paesaggio evocativo e torbido – l’enigmatico bayou tra Texas e Louisiana – e sfrutta la sua ambientazione come simbolo di confusione emotiva e distorsione temporale.

Protagonisti paralleli di questo racconto sdoppiato sono Paris e Ellie, entrambi segnati da lutti e da assenze famigliari mai risolte, i cui percorsi si incrociano nel cuore di un mistero che rifiuta soluzioni semplici. Dylan O’Brien, sebbene convincente nella fisicità silenziosa del suo dolore, viene penalizzato da una scrittura statica che lo relega al ruolo di spettatore del proprio trauma, mentre Eliza Scanlen, intensa e sfaccettata, riesce a imporsi come il vero centro emotivo della narrazione, grazie anche alla chimica conflittuale con una Lauren Ambrose in piena forma drammatica.

L’equilibrio narrativo risulta tuttavia sbilanciato: la struttura duale tende a interrompere il flusso emotivo, rallentando il ritmo nei segmenti dedicati a Paris e caricando Ellie della quasi totalità del coinvolgimento affettivo. Se la regia dimostra abilità visiva nel tratteggiare l’atmosfera spettrale del lago e nell’inserire segnali visivi che solo nel finale acquisiscono senso, la sceneggiatura pecca nell’ossessione per il dettaglio, sacrificando lo sviluppo dei personaggi in nome di un intreccio costruito su continui colpi di scena.

Il mistero centrale, pur interessante nella sua ambiguità, si rivela spesso più confuso che criptico, e l’eccessiva esposizione finale – tra spiegazioni posticce e sequenze digitali poco convincenti – tradisce l’iniziale promessa di un’opera capace di evocare senza dire tutto.

Il legame tra le due linee narrative, seppur ingegnoso nella teoria, in pratica si percepisce come forzato, compromettendo la coesione del racconto e lasciando la sensazione di due film girati in parallelo ma mai pienamente integrati.

L’influenza di M. Night Shyamalan, qui produttore, si fa sentire più come stilema che come sostanza: i twist narrativi non sono sostenuti da una riflessione tematica all’altezza, e il tentativo di emulare i suoi meccanismi di sorpresa si risolve in un affastellarsi di spiegazioni che appesantiscono il finale.

Tuttavia, Caddo Lake non è privo di meriti: la fotografia malinconica, l’uso simbolico della natura come spazio di perdita e trasformazione, e la volontà di sfidare le aspettative del pubblico dimostrano che la Held e George sono autori visivamente dotati e pronti a osare.

Il problema principale del film è l’incapacità di bilanciare l’emozione con la costruzione razionale del mistero: troppo legato al bisogno di “spiegare”, il film smarrisce quella carica perturbante che avrebbe potuto renderlo indimenticabile. Il lago di Caddo Lake resta torbido, inquieto e affascinante, ma alla fine, come i suoi protagonisti, lo spettatore rischia di perdersi tra i suoi riflessi ingannevoli senza trovare una vera catarsi.

Di seguito trovate il trailer internazionale di Caddo Lake:

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Published by
Marco Tedesco