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Voto: 6/10 Titolo originale: Code 8 Part II , uscita: 27-02-2024. Regista: Jeff Chan.

Code 8 Parte II: la recensione del film diretto da Jeff Chan (su Netflix)

28/02/2024 recensione film di Marco Tedesco

Robbie e Stephen Amell tornano sullo schermo per un sequel che raddoppia budget e worldbuilding per un risultato dignitoso

code 8 parte II film 2024

Nel 2019, durante l’apice del MCU e il punto più basso del franchise degli X-Men, Jeff Chan debuttò sulle scene con la versione estesa (e finanziata attraverso crowdfunding) di un suo precedente cortometraggio, Code 8 (la recensione), che vedeva protagonisti i cugini Robbie e Stephen Amell. Un’opera non certo innovativa, ma che probabilmente è invecchiata meglio dei suoi contemporanei grazie al succinto commento politico e alle atmosfere di fondo seriose (pensiamo a una amalgama di X-Men e Heat – La sfida in salsa sci-fi che, stranamente, non aveva sbracato).

Da allora sono passati cinque anni e il panorama dei film di supereroi è cambiato parecchio. E il mondo immaginato da Jeff Chan, fatto di individui potenziati e di poliziotti fascisti, si è evoluto di conseguenza in Code 8: Parte II, appena finito nel catalogo di Netflix.

Questo sequel, che Jeff Chan ha co-sceneggiato insieme a Chris Paré, Sherren Lee e Jesse LaVercombe, si apre con Connor che esce di prigione, confermando così di essersi consegnato alle autorità dopo il suo raptus criminale con Garrett per salvare sua madre. È Garrett a dare a Connor un passaggio a Lincoln City, perché è il minimo che possa fare per l’uomo che si è preso la colpa per tutti. Connor chiarisce tuttavia subito di non volersi più associare a Garrett.

Code 8 Part II film posterLa narrazione si sposta così in avanti di tre mesi. Connor svolge adesso lavori saltuari presso un centro sociale e ha un rapporto amichevole con l’amministratrice, Mina. Garrett è invece diventato un gangster a tutti gli effetti che produce e distribuisce ‘eticamente’ Psyke (la droga ricavata dal liquido spinale di chi ha i superpoteri).

Il divieto di usare i superpoteri non è stato ormai completamente applicato. Il programma Guardian (i bot killer della polizia) è stato ritirato e la polizia di LCPD sta spingendo per avere unità cinofile robotiche, che sono guidate dal sergente Kingston, dall’agente Stillman e dall’agente Cirelli. In mezzo a tutto questo, c’è una ragazza di nome Pavani il cui fratello, Tarak, è stato ucciso e che in qualche modo finisce alle porte del centro sociale. Garrett e Kingston vogliono catturarla, mentre Connor vuole proteggerla, ed questo è il nocciolo della storia di Code 8: Part II.

Va detto che la scrittura – anche a causa delle otto mani coinvolte – è piuttosto ‘disordinata’. Sì, il primo film aveva molte parti in movimento, ma la posta in gioco, gli obiettivi e la traiettoria degli eroi di turno erano piuttosto facili da capire. Connor voleva salvare sua madre, ma non aveva soldi. Così si associava con Garrett e intraprendeva una vita da criminale. Se avesse avuto successo, avrebbe perso se stesso ma avrebbe salvato sua madre. Se avesse fallito, avrebbe perso se stesso e sua madre. Come ho detto, semplice.

Nei 100 minuti di Code 8: Part II, gli sceneggiatori riprendono i temi stabiliti dal suo predecessore e rilanciano con le brutalità della polizia, le punizioni extragiudiziali, la corruzione all’interno delle forze dell’ordine, lo spaccio di droga, la questione razziale, il classismo e altro ancora.

In questo processo, però, le dinamiche tra i personaggi centrali si svuotano. Le azioni dei protagonisti sono parte integrante della trama, che a volte è piuttosto priva di direzione, ma questo non si traduce necessariamente in profondità emotiva o in una qualsiasi forma di affezione verso di loro.

Non è mai chiaro cosa succederà se gli eroi avranno successo o falliranno. Le alleanze cambiano continuamente senza che ci si pensi troppo. E poi tutto finisce in modo confuso. Non ci sono dubbi che Jeff Chan e il suo team stiano cercando di rendere omaggio a Logan – The Wolverine e all’episodio Metalhead di Black Mirror, ma invece che innamorarci della struttura on the road o della corsa per la sopravvivenza, il film finisce un po’ per girare in tondo.

Passando all’aspetto visivo di Code 8 Part II, le sensazioni sono di due tipi. Da una parte si presenta come ogni produzione media di Netflix. Basta affiancare un fotogramma generico del primo e del secondo film per notare la differenza. Anche i VFX e la CGI, che nel precedente capitolo erano impeccabili, hanno subito un ‘calo’.

Detto questo, il modo in cui i superpoteri vengono presentati sullo schermo è molto migliorato. L’uso del rallentatore per accentuare i fulmini che scaturiscono da Connor renderà orgogliosi Zack Snyder e Michael Bay. C’è una scena in cui gli irrigatori si attivano e l’uomo inizia a caricarsi, e se conoscete la scienza di base, non potrete fare a meno di sentirvi almeno un po’ eccitati. C’è una sparatoria eseguita alla perfezione. I combattimenti corpo a corpo, invece, sono montati molto male. Il ritmo generale è pessimo.

Code 8 Part II film 2024Tuttavia, vale la pena di apprezzare la gestione del tono di Code 8: Part II da parte di Jeff Chan. Oggigiorno, ogni film (o serie) coi supereroi cerca di essere una commedia e di prendere in giro le sue premesse. Jeff Chan non fa tutto questo. Entrambi i suoi film hanno un alto livello di sincerità e umorismo e, in un certo senso, questo è incoraggiante.

Niente da dire invece sulle interpretazioni di Code 8: Part II. Jean Yoon, che interpreta Mina, pur non avendo un grande minutaggio emana il calore necessario a contrastare la cupezza del film. La sua chimica con Robbie Amell è dolcissima. E la sua scena finale è notevole.

Sirena Gulamgaus si fa carico di una prova cupissima, che ci fa sentire il dolore e la depressione che Pavani prova solamente attraverso gli occhi e il linguaggio del corpo. Se la scrittura fosse stata migliore, la relazione tra Connor e Pavani sarebbe stata memorabile come quella tra Logan e Laura. Il talento recitativo c’è.

Robbie Amell è bravo, soprattutto nei momenti di indecisione. Fa sempre in modo che il suo personaggio appaia un po’ imprevedibile, e non come il supereroe ‘di strada’ smargiasso e intelligente che conosciamo bene. Stephen Amell è una figura controversa, ma interpreta Garrett come se lo avesse vissuto sulla sua pelle. Alex Mallari Jr. è bravissimo e c’è molto materiale sotto la superficie di Kingston. Purtroppo, non viene esplorato a fondo. Dove diavolo è finito però Sung Kang? Il resto del cast di supporto è decente.

Insomma, Code 8: Part II è un sequel dignitoso. L’spetto probabilmente migliore è che Jeff Chan si assicura che i suoi lavori siano qualcosa di più di un semplice ‘passatempo senza cervello’, infarcendo la sua personale versione degli X-Men di commenti politici di ogni tipo e di messaggi rilevanti, oltre a una sana dose di emotività. E non è detto che Netflix scelga di appoggiare nuovamente la sua visione e proseguire questo franchise.

Di seguito trovate il full trailer internazionale di Code 8: Part II, nel catalogo di Netflix dal 28 febbraio: