Dietro all'opera animata c'è l'arte di Jakob Schmidt
Nel corto Planemah di Jakob Schmidt, un re impaziente diventa ossessionato da una domanda filosofica che lo spinge oltre i limiti della follia – e in un luogo di estrema turbolenza intergalattica.
Mentre scrivevo la sceneggiatura di Planemah ero incuriosito dall’idea di un protagonista che, cercando qualcosa, a un certo punto capisce che la risposta alla sua domanda è dentro di lui. Questa idea fondamentale si è alla fine combinata con la storia di un personaggio che insegue disperatamente i segreti della propria esistenza e dell’universo. La sfida era quella di unire tutte queste parti complesse in un racconto di breve durata. A quel punto ho deciso di scegliere la forma narrativa facilmente strutturata della favola e cercare di scontrarmi con elementi inaspettati come la musica e il design dei personaggi e dei mondi. Con il titolo Planemah il mio obiettivo era quello di creare una strana e sconcertante parola che corrispondesse al contesto della storia: “Planemah” è un incontro delle parole “Planet e Nightmare”.
Di seguito il corto integrale, una triplice allegoria sul desiderio, la spietatezza e la perdita totale del controllo: