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Dossier | Bruce Lee: come ti sdogano l’eroe asiatico in Occidente

05/07/2021 recensione film di Marco Tedesco

Agli inizi degli anni '70, il 'Piccolo Drago' saliva alla ribalta proponendo un tipo di personaggio inedito, destinato a entrare nell'immaginario collettivo

bruce lee film canotta

La cultura occidentale ha una lunga tradizione di castrazione dell’uomo asiatico, basti pensare a Fu Manchu e Charlie Chan, o all’Hop Sing della serie Bonanza. Eppure, una delle primissime – e più durature e significative – confutazioni della cultura pop a questi stereotipi viene da Bruce Lee, che ha recitato in soli cinque lungometraggi prima della sua prematura morte nel 1973.

Il drammaturgo vincitore del Tony David Henry Hwang, che ha dedicato un’intera opera teatrale alla vita del ‘Piccolo Drago’, è convinto che Bruce Lee sia stato il primo uomo asiatico a manifestare tutti i tradizionali segni della mascolinità tipica dei film hollywoodiani. “Ha creato un nuovo archetipo in Occidente“, ha detto. “L’eroe maschio asiatico-americano”.

E se tale archetipo può oggi sembrare semplice, il lavoro di Bruce Lee è stato molto più complesso di quanto si creda.

Quei cinque ruoli da protagonista, girati nell’arco di tre anni, sono densamente pieni di significato, proprio come lo era il corpo di Bruce Lee, composto di muscoli guizzanti e di velocissime contrazioni e movimenti.

bruce lee film combattimentoRivincita su uno stereotipo

Quando sono stati ritratti nei film americani lungo il XX secolo, gli uomini asiatici sono stati spesso scelti per interpretare servitori, maniaci o personaggi infingardi e desessualizzati. L’immagine indelebile di Bruce Lee è così stata costruita come un rifiuto di quei ruoli sminuenti. E l’aspetto più essenziale di quell’immagine è il suo corpo, il torso nudo, imperlato di sudore e scolpito. È il fulcro di dozzine di scene di combattimento, che Xiao Long stesso si preoccupò di coreografare, e che quasi sempre viene rivelato con movimenti sfarzosi lenti e deliberati.

Tali ostentazioni fisiche lo resero unico nel panorama dell’epoca: una star asiatico-americana la cui mascolinità e prestanza fisica erano centralissime, non solo nei film stessi, ma anche sui manifesti promozionali, sui cartelloni pubblicitari e nel merchandising in tutto il mondo.

Scritto con il corpo

Inevitabilmente, le sue canottiere/magliette a un certo punto sparivano dal torso. L’ambientazione potrebbe essere il Colosseo a Roma oppure un’isola fortezza vicino a Hong Kong. Il suo avversario un imponente campione di karate o un esercito di delinquenti in uniforme. Ma prima o poi, in ciascuno dei suoi film, gli spettatori potranno ammirare il fisico scolpito di Bruce Lee.

In Dalla Cina con furore (Fist of Fury) del 1972, il protagonista Chen Zhen affronta un gruppo di oltre 20 studenti all’interno di un’accademia di arti marziali. Lo circondano, simili a ballerini. Alla fine, si precipitano verso di lui per colpirlo, ma vengono fermati da un semplice movimento delle mani di Bruce Lee. Prima, però, deve togliersi la maglietta. E loro aspettano pazienti. Questo è il momento in cui sai che inizierà a far loro il culo.

C’erano della ragioni pratiche per questo tipo di comportamento, naturalmente. La sua pelle nuda, spesso lacerata superficialmente in battaglia, lo aiutava innanzitutto a distinguersi tra i corpi in movimento e tra gli identici costumi di scena che riempivano lo schermo. Ma anche quell’approccio ha avuto una risonanza più ampia.

La carriera di Bruce Lee stava decollando più o meno nello stesso periodo in cui Richard Nixon fece la sua storica visita in Cina (prima volta assoluta di un presidente americano nel paese), un segno del precario equilibrio di potere globale. E il ‘Piccolo Drago’ si prende la ribalta in un momento storico in cui l’immagine della Cina inizia a cambiare.

bruce leeUna sfera di influenza globale

Bruce Lee, che nacque a San Francisco nel novembre del 1940, crebbe a Hong Kong e trascorse gran parte della sua vita adulta negli Stati Uniti, incarnando perfettamente lo spirito di quel lungo flusso di persone e di idee danzanti in entrambe le direzioni tra Asia e America, come sostenuto da Daryl Maeda, professore all’University del Colorado.

Faceva costantemente spola attraverso il Pacifico. Quindi, se vogliamo pensare al luogo cui appartiene Bruce Lee, a dove è nato, è in questi transiti e migrazioni”.

La piccola mole di lavoro di Bruce Lee spedì i suoi personaggi in giro per il mondo. Combatté contro i mafiosi italiani. Sfidò i trafficanti di droga in Thailandia. Affrontò persino Chuck Norris, campione di karate nella vita reale diventato poi eroe action e infine consacrato a meme di Internet.

Ma Bruce Lee evoca anche significati diversi. Nella Hong Kong degli anni ’70, gli spettatori che conservavano ancora un ricordo vivido delle incursioni imperiali giapponesi in Cina si alzavano in piedi e applaudivano a scena aperta mentre il personaggio interpretato da Bruce Lee sconfiggeva una batteria di avversari nipponici.

Più generalmente, tuttavia, gli spettatori possono invece identificarlo come un più convenzionale underdog, un uomo asiatico che da solo decide di alzare la testa davanti ai soprusi e ribellarsi contro avversari molto più grandi, spesso occidentali, come Chuck Norris (L’urlo di Chen terrorizza anche l’occidente), o un killer russo interpretato da Robert Baker (Dalla Cina con furore), o il gigante Kareem Abdul-Jabbar (L’ultimo combattimento di Chen).

Aveva un corpo decisamente mascolino. ma allo stesso tempo non era un colosso (Bruce Lee raggiungeva i 172cm di altezza).

bruce lee film vs kareemUna risonanza duratura

Anche tra le altre star delle arti marziali della sua epoca, Bruce Lee si distingue per la sua intensa concentrazione, la precisione delle sue mosse e la furia dei suoi combattimenti, accresciuta dai suoi caratteristici gridolini. Quando incomincia un combattimento, diventa una specie di animale.

Quelle performance cinematografiche differiscono dai combattimenti reale, ovviamente. Ma generazioni di fan hanno ampliato la mitologia di Bruce Lee arrivando a includere certe sue imprese nella vita reale. Potete facilmente trovare in giro filmati sgranati di lui che esegue flessioni su due dita per il pubblico a un torneo o anche sfogliare un’ampia letteratura analitica dedicata al suo leggendario ‘pugno a un pollice’.

Questa eredità si estende anche alla sua formazione, che fu insolita perché incorporò tecniche di una una larga varietà di discipline, dal karate giapponese al kung fu cinese, prendendo il meglio di ciascuna. Sostanzialmente, Bruce Lee finisce per essere un predecessore delle arti marziali miste.

Di seguito trovate lo scontro finale nel Colosseo tra Bruce Lee e Chuck Norris:

Fonte: NYT