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Dossier: la strana magia delle mani a quattro dita nei cartoni animati

06/11/2024 news di Redazione Il Cineocchio

SI va agli albori del genere

cartoni animati con 4 dita

La caratteristica delle mani con quattro dita nei cartoni animati è una delle convenzioni visive più riconoscibili e durature dell’animazione, diventata una firma per innumerevoli personaggi, da Topolino a Homer Simpson.

La storia di come sia nata e si sia affermata questa scelta stilistica è ricca di ragioni pratiche, economiche e artistiche che riflettono le necessità e i limiti dell’animazione nel corso del tempo.

Le origini dell’animazione e i limiti tecnici

L’animazione, fin dai suoi esordi agli inizi del XX secolo, ha dovuto affrontare numerose sfide tecniche. I cartoni animati, creati inizialmente come brevi filmati che accompagnavano i lungometraggi al cinema, richiedevano un lavoro manuale e minuzioso. Ogni movimento richiedeva una serie di disegni, in media 24 per secondo per ottenere una fluidità accettabile.

Realizzare filmati animati di qualche minuto significava produrre migliaia di disegni a mano, un compito che richiedeva settimane o mesi di lavoro da parte di interi team di animatori.

Mr Walt Disney sits at his drawing board in his studio, drawing a sketch of Mickey MousePer rendere il processo meno laborioso, gli animatori iniziarono a cercare soluzioni che potessero ridurre i tempi di produzione senza compromettere l’efficacia visiva. Disegnare mani dettagliate, con tutte e cinque le dita, era particolarmente complesso.

La mano umana è composta da molte linee e dettagli che, ridotti nelle dimensioni dei cartoni animati, risultano difficili da rendere. La presenza di dettagli superflui poteva appesantire il disegno e portare a un’immagine confusionaria e poco chiara. Aggiungere un dito richiedeva ulteriori linee e maggiore precisione nel movimento.

Così, la soluzione più semplice divenne quella di eliminare un dito, passando da cinque a quattro dita.

Le ragioni economiche e pratiche

La decisione di semplificare le mani dei personaggi animati rispondeva anche a una motivazione economica. Ridurre il numero delle dita da cinque a quattro significava, complessivamente, risparmiare tempo e denaro.

Nel contesto dell’animazione industriale, ogni secondo guadagnato era cruciale per il budget e la sostenibilità dei progetti. Un dito in meno per personaggio significava migliaia di disegni e ore di lavoro in meno per ogni produzione.

Gli studios, soprattutto negli anni ‘20 e ‘30, operavano con budget limitati, e l’industria dell’animazione era ancora giovane e incerta. I costi elevati di produzione portarono dunque alla nascita di numerose tecniche per semplificare i disegni. Walt Disney stesso, pioniere dell’animazione, spiegò che disegnare mani con cinque dita appariva “troppo realistico” e creava un’immagine che risultava meno armoniosa e più impegnativa per l’animatore.

Secondo Walt Disney, una mano a quattro dita era più elegante e stilisticamente più coerente con il tono dell’animazione.

braccio di ferro cartoneL’influenza di Walt Disney e dei primi personaggi iconici

Con la creazione di personaggi come Topolino e Minnie, Disney rivoluzionò il mondo dell’animazione, imponendo uno stile che sarebbe diventato un modello per molti altri studios. Topolino, introdotto nel 1928, aveva una struttura visiva che doveva risultare simpatica e facilmente riconoscibile, e la semplificazione delle mani con quattro dita divenne parte del design del personaggio.

Disney e il suo team, inclusi animatori come Ub Iwerks, sperimentarono con le proporzioni e i dettagli per trovare una forma che risultasse universalmente apprezzata. Una mano con cinque dita appariva sproporzionata e “pesante” su personaggi semplici e tondeggianti come Topolino, mentre le quattro dita garantivano un equilibrio estetico.

Così, attraverso la pratica e l’osservazione, l’idea di ridurre le dita divenne una scelta stilistica stabile. La natura antropomorfizzata dei personaggi richiedeva un compromesso tra realismo e astrazione; le quattro dita rappresentavano questo compromesso, rendendo i personaggi riconoscibili ma anche sufficientemente semplici per essere animati con efficacia.

Parallelamente, Max Fleischer, altro pioniere dell’animazione e creatore di personaggi come Betty Boop e Popeye, sperimentava tecniche avanzate, come il rotoscopio, per aumentare la fluidità dei movimenti dei personaggi. Anche Fleischer dovette affrontare la sfida della semplificazione, sebbene il suo stile fosse più realistico rispetto a Disney.

Tuttavia, la scelta delle mani a quattro dita divenne comune anche nei personaggi creati da Fleischer, in risposta alla stessa esigenza di equilibrio estetico e praticità.

Bugs Bunny cartone animatoIl consolidamento della convenzione: dagli anni ‘30 agli anni ‘50

L’utilizzo delle mani a quattro dita divenne una convenzione stabile negli anni ‘30 e ‘40, periodo durante il quale numerosi studios di animazione iniziarono a seguire la formula consolidata da Disney. Studios come Warner Bros. e MGM adottarono lo stile semplificato per i loro personaggi iconici, come Bugs Bunny e Tom & Jerry, creati da Hanna e Barbera.

La presenza di meno dettagli nelle mani permetteva agli animatori di concentrarsi sull’espressività facciale e sui movimenti, contribuendo a rendere i personaggi più dinamici e adatti alla comicità visiva.

L’animazione, infatti, si basava molto su un tipo di comicità che sfruttava gag fisiche e slapstick, influenzate dalle comiche del cinema muto. L’efficacia di queste gag risiedeva nella chiarezza visiva, e ogni elemento del disegno doveva essere immediatamente riconoscibile. Il pubblico non si soffermava a notare la presenza di un dito in meno; ciò che importava era l’impatto visivo del movimento e della reazione dei personaggi.

La semplicità divenne quindi una necessità narrativa e non solo estetica.

La percezione umana e la mano stilizzata

Le mani sono elementi complessi che spesso richiedono un approccio visivo semplificato per evitare un effetto straniante o disorientante. La percezione umana può infatti adattarsi a rappresentazioni simboliche, riconoscendo la forma di una mano anche se stilizzata o incompleta. La decisione di eliminare un dito è diventata un’illusione percettiva che funziona poiché il cervello umano riempie automaticamente i dettagli mancanti, riconoscendo comunque la forma come “mano”.

In psicologia visiva, esiste il principio della gestalt, che suggerisce come la mente umana sia in grado di percepire figure complete anche quando mancano alcuni elementi. Così, una mano a quattro dita risulta immediatamente comprensibile come mano, soprattutto in un contesto stilizzato come quello dei cartoni animati. Gli animatori sfruttarono inconsapevolmente questo principio, scegliendo una rappresentazione che risultava al tempo stesso pratica e psicologicamente efficace.

simpson couch gagIl valore simbolico e l’evoluzione dei personaggi animati

Col tempo, le mani a quattro dita sono diventate simbolo del mondo dei cartoni animati. Questa convenzione ha assunto un valore simbolico e si è trasformata in un “marchio di fabbrica” dell’animazione. La decisione inizialmente dettata da necessità pratiche ha finito per incarnare l’estetica stessa dei cartoni animati, separandoli dalla realtà e creando un mondo stilisticamente distinto.

Quando gli animatori cercarono di umanizzare i personaggi nei decenni successivi, il design a quattro dita rimase. Negli anni ‘80 e ‘90, serie come I Simpson e Futurama, create da Matt Groening, ripresero la tradizione delle quattro dita.

Nel caso de I Simpson, la scelta di mantenere le mani a quattro dita non fu solo una questione di praticità ma anche un omaggio alle radici dell’animazione classica, volendo creare un’estetica riconoscibile che richiamasse immediatamente il genere.

Il significato contemporaneo e la continuità della tradizione

Anche oggi, le mani a quattro dita sono uno standard dell’animazione, nonostante i progressi tecnologici permettano una rappresentazione molto più realistica. Studi come Pixar e DreamWorks hanno abbracciato una gamma più ampia di stili, ma spesso scelgono di mantenere alcuni elementi della tradizione, come le mani a quattro dita, per creare un collegamento con le origini del medium.

La rappresentazione stilizzata delle mani si inserisce quindi in una tradizione visiva che collega passato e presente. Se da un lato animatori come quelli di Pixar optano per una maggiore complessità nei movimenti e nelle espressioni, dall’altro mantengono la semplicità simbolica che caratterizza i cartoni animati.

meme toy storyQuesta scelta crea una familiarità che lega i nuovi personaggi con quelli classici, come Topolino e Bugs Bunny, contribuendo a una continuità stilistica.

La sfida della tecnologia e il futuro dell’animazione

Con l’avvento della CGI e delle tecniche digitali, le possibilità dell’animazione sono virtualmente infinite. Nonostante ciò, la mano a quattro dita rimane presente. L’animazione contemporanea ha la capacità di creare personaggi realistici in 3D con cinque dita, ma molti creatori continuano a scegliere il modello a quattro dita per mantenere l’iconografia classica.

Oggi, la decisione di usare quattro dita non è più legata a limiti tecnici, bensì a scelte estetiche e narrative.

È un esempio di come il linguaggio dell’animazione abbia creato le proprie regole e convenzioni, sviluppando una grammatica visiva che il pubblico riconosce e accetta come parte integrante dell’esperienza animata. Il pubblico è ormai abituato a interpretare la rappresentazione semplificata dei cartoni animati e, di conseguenza, l’uso di cinque dita può addirittura risultare “sconvolgente” in un contesto tradizionale.

L’approccio della cultura giapponese e delle altre scuole d’animazione

Mentre la tradizione dei quattro dita si consolidava negli Stati Uniti, l’animazione giapponese, o anime, seguiva una strada diversa. In Giappone, la rappresentazione dei personaggi è stata influenzata sia dalla cultura tradizionale che dall’arte manga.

Sebbene anche i giapponesi semplificassero i disegni per ridurre i tempi di produzione, la loro rappresentazione delle mani spesso mantenne tutte e cinque le dita. In particolare, i mangaka giapponesi svilupparono uno stile distintivo che concentrava l’attenzione sui dettagli del viso, come occhi grandi e espressioni elaborate, lasciando le mani e le proporzioni più realistiche.

la-citta-incantata-%e5%8d%83%e3%81%a8%e5%8d%83%e5%b0%8b%e3%81%ae%e7%a5%9e%e9%9a%a0%e3%81%97-cibo-ghibli-5La diversa approccio alla rappresentazione delle mani in Giappone riflette anche una diversa concezione dell’animazione stessa. Gli anime giapponesi spesso mirano a una rappresentazione più vicina alla realtà e a una profondità psicologica che si differenzia dallo stile slapstick occidentale, si vedano i lavori dello Studio Ghibli.

Nel contesto giapponese, la semplicità visiva si concentra sul volto e sulla mimica facciale, mentre le mani mantengono la loro forma a cinque dita per sottolineare una somiglianza con il mondo reale.

Il simbolismo e l’estetica dell’antropomorfismo nei cartoni animati occidentali

In Occidente, l’idea di rappresentare animali antropomorfizzati con quattro dita ha un valore simbolico e culturale. Questa scelta risale all’epoca in cui animali e creature immaginarie venivano presentate con caratteristiche umane, ma mantenendo un aspetto leggermente dissonante. L’uso di quattro dita, di fatto, separava questi personaggi dall’essere umano, creando una linea sottile tra il mondo reale e quello immaginario.

Questa separazione è particolarmente evidente in personaggi come Paperino e Pippo, che, pur rappresentando animali antropomorfi, acquisiscono comportamenti e tratti umani. Il dettaglio delle quattro dita mantiene una lieve distanza tra loro e l’essere umano, trasmettendo immediatamente l’idea che si tratti di personaggi fantastici.

Così, il pubblico viene invitato a sospendere l’incredulità, accettando questi personaggi non come rappresentazioni realistiche, ma come esseri simbolici e allegorici.

adventure time cartoneL’effetto sulle emozioni del pubblico e la coerenza estetica

L’estetica dei quattro dita contribuisce anche a creare un senso di familiarità e semplicità che facilita l’immedesimazione del pubblico, specialmente tra i bambini. I cartoni animati sono spesso destinati a un pubblico giovane, e la semplicità delle forme favorisce l’assimilazione delle immagini, rendendo i personaggi facilmente riconoscibili.

La mancanza di dettagli nelle mani, con un dito in meno, rende l’immagine più accessibile e immediatamente comprensibile, permettendo al pubblico di concentrarsi sulle espressioni facciali e sui movimenti corporei.

Questo effetto è stato sfruttato anche da registi e animatori contemporanei che desiderano creare una sensazione di nostalgia. Ad esempio, in produzioni come Gravity Falls o Adventure Time, il design dei personaggi è volutamente semplice, richiamando lo stile classico dei cartoni animati a quattro dita.

Questa scelta non solo rimanda alle tradizioni dell’animazione, ma crea anche un senso di familiarità che conforta e coinvolge il pubblico.

La rappresentazione delle mani nei videogiochi e nelle nuove tecnologie digitali

Negli ultimi decenni, l’industria dei videogiochi ha ereditato alcune convenzioni visive dai cartoni animati, compresa la rappresentazione stilizzata delle mani. Nei primi giochi in 3D, come quelli per Nintendo 64 e PlayStation, la limitazione dei poligoni rese difficile la creazione di mani realistiche, portando spesso alla rappresentazione delle mani con dita semplificate, a volte persino senza separazioni.

Con l’avanzare della tecnologia, le mani nei videogiochi sono diventate sempre più dettagliate, ma molti designer continuano a ispirarsi all’iconografia dei cartoni animati. Per giochi come Super Mario e The Legend of Zelda, il design a quattro dita rimane simbolo di uno stile visivo più “cartoonesco”.

legend of zeldaInoltre, il design delle mani nei videogiochi riflette spesso un compromesso tra semplicità e riconoscibilità, soprattutto in titoli per un pubblico giovane, dove lo stile iconico e la semplicità visiva sono preferiti per rendere l’esperienza più intuitiva e accessibile.

L’evoluzione delle convenzioni visive: dai cartoni ai film animati in CGI

Con la diffusione dei film in CGI, come quelli prodotti da Pixar e DreamWorks, la questione delle mani a quattro dita ha subito un’evoluzione. Grazie alle possibilità offerte dalla CGI, i creatori possono scegliere un livello di dettaglio molto più elevato rispetto al passato.

Tuttavia, anche in produzioni avanzate, molti registi e designer preferiscono mantenere lo stile a quattro dita per preservare la semplicità e la riconoscibilità del linguaggio dell’animazione tradizionale.

Ad esempio, in film come Toy Story e Monsters & Co., i personaggi hanno mani che variano da tre a cinque dita, a seconda del loro design e della loro funzione narrativa. Questo dimostra come la convenzione visiva sia flessibile, ma al tempo stesso ancora rilevante.

La presenza di mani con meno dita è una scelta artistica che rimanda a un’epoca passata e a un’estetica specifica che ancora oggi risulta efficace e coerente.

Conclusione: la persistenza di una scelta stilistica unica

In definitiva, la nascita e l’evoluzione delle mani a quattro dita nei cartoni animati non è semplicemente una questione di risparmio o di facilità tecnica. Si tratta di una scelta stilistica e simbolica che ha creato un linguaggio visivo distinto, riconoscibile in tutto il mondo e in ogni generazione.