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Voto: 6.5/10 Titolo originale: Snowpiercer , uscita: 01-08-2013. Budget: $39,200,000. Regista: Bong Joon-ho.

Dossier: Snowpiercer di Bong Joon-ho, distopia in partenza al binario ghiacciato

15/08/2023 recensione film di Gioia Majuna

Nel 2013, Chris Evans e Tilda Swinton erano tra i protagonisti di un adattamento ironicamente cupo e allegorico, che rielabora argutamente tematiche non nuove

Tilda Swinton in Snowpiercer 2013

Forse ricorderete che, nel 2014, intanto che Snowpiercer di Bong Joon-ho avanzava a grandi passi al box office nella nativa Corea del Sud, arrivando a guadagnare ben 65 milioni di dollari entro la fine dell’anno precedente, l’uscita di questa distopia sci-fi nei mercati internazionali subì un brusco arresto.

Le intenzioni della distributrice Weinstein Company erano state al tempo molto pubblicizzate: tagliare circa 25 minuti di sviluppo dei personaggi dalla durata complessiva del film, lungo 125 minuti. Circolavano nell’Internet anche voci (fortunatamente rivelatesi false) riguardo a un piano per ‘sovrapporre’ una narrazione scritta di pugno da Neil Gaiman sulle scene rimaste.

Lo stallo tra il regista e i Weinstein, che volevano rendere Snowpiercer accessibile alle “platee in Iowa e Oklahoma”, si è poi fortunatamente risolto, col film che è regolarmente arrivato intatto anche sugli schermi occidentali.

In un curioso parallelo tra vita e arte, l’assunto implicito dei Weinstein che il pubblico negli stati del sud degli Stati Uniti fosse troppo poco intelligente per ‘comprendere’ i momenti più placidi di Snowpiercer è qualcosa che potrebbe essere uscito proprio dalla bocca di uno dei brutali oppressori al centro dell’opera di Bong Joon-ho.

Snowpiercer.jpgNel primo atto di Snowpiercer, ci viene presentata la Ministra Mason, interpretata con comica autorità da Tilda Swinton. È la rappresentante delle classi superiori sullo Snowpiercer, un colossale treno che trasporta gli ultimi sopravvissuti dell’umanità in un viaggio senza sosta attraverso una nuova Era Glaciale del pianeta. Mentre le classi superiori vivono nel lusso nella parte anteriore, quelle inferiori sono stipate in pochi vagoni nella posteriore, masticando barrette proteiche gelatinose e bisbigliando di fare la rivoluzione.

Secondo la Mason, l’allocazione dei passeggeri nella vita è stata preordinata da Wilford, il creatore invisibile del treno e del suo motore perpetuo “divino”. Le classi inferiori che si spostano verso i vagoni delle classi superiori, dice con sufficienza la Mason, sarebbero come vedere lei che indossa una scarpa sulla testa invece di un cappello.

Si tratta di un’interpretazione magnificamente eccentrica di Tilda Swinton e rappresenta in pieno l’abile mescolanza di umorismo caricaturale e tremenda cupezza del cinema di Bong Joon-ho.

Tra le classi inferiori represse si muove Curtis (Chris Evans), che è addestrato alla leadership dall’anziano Gilliam (John Hurt). Stanchi della miseria e delle privazioni nella parte posteriore del treno, formulano così un piano per assaltare le guardie pesantemente armate che proteggono i vagoni davanti a loro e prendere possesso della sala macchine di Wilford nella parte anteriore.

Radunando un esercito di proletari scontenti, tra cui l’adolescente Edgar (Jamie Bell), Tanya, una madre trasformata in guerriera (Octavia Spencer) e Andrew, un uomo dagli occhi ferini (Ewen Bremner), Curtis dà il la a una rivolta violenta, aiutato dall’esperto della sicurezza incline alle droghe Minsu (Song Kang-ho, già visto in The Host) e di sua figlia dipendente dalle stesse sostanze Yona (Go Ah-sung).

La trasposizione su grande schermo del romanzo grafico francese del 1982 Le Transperceneige di Jacques Lob e Jean-Marc Rochette da parte di Bong Joon-ho è audace e spesso mozzafiato. Cattura bene il disordine e la miseria aleggiante nei vagoni delle classi inferiori con la stessa torbida e ombrosa bellezza del famoso dipinto di Vincent Van Gogh I mangiatori di patate; quasi possiamo sentire l’odore fetido di questa prigione in movimento.

L’uso da parte del regista coreano di orpelli stilistici – tutti bizzarri, dai dispositivi per le conversazioni retro futuristici ai frammenti di musica incongrua – deve molto all’umorismo giocoso tipico di Terry Gilliam e Jean-Pierre Jeunet, e Bong Joon-ho certamente non nasconde la sua ammirazione per quegli eccentrici colleghi.

Mentre Curtis e il suo esercito di rivoluzionari emergono dalla loro povertà e si addentrano in quel mondo precedentemente invisibile che si trova nei numerosi vagoni di fronte a loro, condividiamo il loro senso di meraviglia: Bong Joon-ho permette alla sua immaginazione di scatenarsi qui, e alcune delle cose che li aspettano sono tanto belle quanto inquietanti.

Eppure, il regista usa i suoi voli di fantasia per alleggerire ciò che altrimenti sarebbe sicuramente un’insurrezione sanguinaria e barbarica. In effetti, c’è più di un accenno al BioShock di Ken Levine nella seconda metà di Snowpiercer, nel suo mix di satira, immaginazione e pura ferocia.

sNOWPIERCERÈ una miscela intensa, ma le interpretazioni del cast internazionale riescono costantemente a farsi luce. La performance di Chris Evans è probabilmente una delle migliori della sua carriera; è un individuo tormentato, ossessionato, ma apparentemente spinto avanti dal proprio senso di indignazione, e l’attore interpreta tutto ciò con poco più di una inclinazione della testa o uno sguardo risoluto.

È merito di Chris Evans se può condividere la scena passo dopo passo con il composto e perfettamente controllato John Hurt e ruscire comunque a emergere come un protagonista magnetico e interessante; il film si ferma una volta per un monologo atto allo sviluppo del personaggio di Evans, ed è un momento straordinariamente potente. È allora addirittura inquietante pensare che proprio questo momento potesse essere finito nel mirino dei Weinstein …

Se c’è un difetto in Snowpiercer, è che Bong Joon-ho lascia che la violenza gli sfugga di mano nell’atto finale. Una serie di combattimenti ripetitivi e stancanti affossano ciò che sarebbe altrimenti una conclusione rivelatrice e commovente, e se c’è poco che vorremmo vedere tagliato dal film, è certamente condivisibile che l’ultimo atto si trascini un po’ troppo a lungo.

Nonostante ciò, Snowpiercer emerge come un prodotto di genere avvincente e stimolante. Molti dei suoi elementi cardine sono familiari (pensiamo, su tutti, a 1984 di George Orwell), ma vengono riproposti con grande efficacia. Inizia come un’opera sulla lotta di classe e l’ordine sociale, ma diventa rapidamente qualcosa di diverso: una meditazione sull’innata capacità universale dell’umanità per l’egoismo e la crudeltà.

Eccitante, grondante dark humor ma attraversato da un acuto senso di disperazione, Snowpiercer è un film deciso e brillantemente realizzato. Le sue immagini e interpretazioni emozionano, ma soprattutto lasciano un’impronta gelida nell’immaginazione molto tempo dopo i titoli di coda.

Di seguito il trailer italiano di Snowpiercer: