Si conclude il nostro giro di pattuglia per le strade degli Stati Uniti, soffermandosi sui titoli più recenti
Dopo la parte I e la parte II del nostro approfondimento, parliamo ora velocemente di James Grey, regista di Little Odessa (1994) e The Yards (2000), che ha affrontato il genere sempre con un approccio singolare e anche We Own the Night – I padroni della Notte (2007) segue questa linea. Purtroppo il risultato è disastroso. Una trama banale e allo stesso tempo poco credibile (o meglio, come viene raccontata la rende inverosimile), uccide qualsiasi traccia di realismo e quello che rimane l’abbiamo già visto e pure molto meglio. Inspiegabili le lodi ricevute alla sua uscita.
Come l’originale di Abel Ferrara, anche il remake/reboot Il cattivo tenente – Ultima chiamata New Orleans (2009) usa il genere come contenitore per raccontare l’inferno personale del suo protagonista. Lo citiamo per dovere.
Un cambiamento non solo di location, ma anche di tono e la differenza si fa sentire. Gli spazi aperti della città degli angeli vengono sostituiti dalle strade anguste e buie della Grande Mela. Totalmente ignorato da critica e pubblico, merita assolutamente un recupero da parte degli appassionati. Per chi scrive è anche superiore a Training Day. Consigliato.
Rampart è la perfetta rappresentazione dei criteri che abbiamo descritto all’inizio di questo speciale. Un film che racconta la vita quotidiana del poliziotto come solo pochi sono riusciti a fare prima. L’aspetto, se vogliamo, limitante, sta nel fatto che Brown è effettivamente uno sbirro corrotto, quindi rappresenta teoricamente una piccola parte della polizia. Molte delle caratteristiche, anche se smorzate, sono probabilmente comunque comuni a molti poliziotti. Overman però non si attacca alle azioni negative del personaggio, bensì le usa per indagare, ma non spiegare, l’individuo. Non c’è giudizio o condanna nel racconto di Moverman, che infatti lascia il suo racconto con il finale aperto. Un film notevole.
A chiudere questo speciale è la più recente entrata sul genere, Codice 999 di John Hillcoat, arrivato nelle nostre sale lo scorso 21 aprile. Il regista, una garanzia se escludiamo l’ultimo Lawless (2012), sembra aver rispolverato la dualità del racconto già visto magistralmente in Heat. Ambientata in una crepuscolare Atlanta, per non farla troppo lunga la pellicola racconta di un gruppo di poliziotti corrotti che si ritrova costretto ad assaltare banche e uffici governativi per recuperare alcuni documenti top secret che servono a scagionare un boss della mafia russa.
Pedine della spietata Kate Winslet, gli agenti elaborano un ultimo piano che prevede un ‘agente a terra’ che depisti i sospetti dando loro il tempo per entrare in azione. Ovviamente le cose non vanno come previsto. Hillcoat – non certamente un ottimista di natura – prende in prestito cliché e dinamiche del genere e si affida a un cast di star per comporre il suo plumbeo quadro di un’umanità travagliata e senza speranza, dove la corruzione dilaga, i mafiosi fanno le regole e i poliziotti si trovano a brancolare circondati da molte più ombre che luci. Costato circa 20 milioni di dollari, il film ne ha raccolti nel mondo circa 23, scoraggiando almeno per il momento qualsiasi tentativo di emulazione.
fine … ?
Il trailer di Brooklyn’s Finest: