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Dossier: Venom, alla (ri)scoperta del film anni ’90 quasi realizzato da David Goyer

06/11/2024 news di Redazione Il Cineocchio

Molto prima della versione con Tom Hardy, la New Line aveva pensato di portare sul grande schermo le avventure del più grande nemico dell'Uomo Ragno

venom fumetti anni 90

Venom del 2018 probabilmente passerà alla storia come una delle note più bizzarre nell’evoluzione del cinema supereroistico. Questo film, uscito in un’epoca in cui il Marvel Cinematic Universe era all’apice del successo e il DC Extended Universe stava attraversando una crisi con l’insuccesso di Justice League, è riuscito a sorprendere diventando un grande successo al botteghino.

Divertente e assurdo in egual misura, Venom ha spinto Sony a realizzare non solo dei sequel, ma anche a esplorare un universo cinematografico con altri personaggi correlati a Spider-Man.

Nonostante Disney abbia di fatto il monopolio delle proprietà Marvel, questo curioso micro-universo Sony, con personaggi come Morbius e la futura Madame Web, sopravvive ai margini. Pur non essendo parte ufficiale del MCU, queste storie rimangono in qualche modo collegate al suo multiverso e rappresentano un esperimento che potrebbe confondere le generazioni future di fan.

Il curioso caso di Venom avrebbe potuto avere un precedente già negli anni ’90. Durante quel decennio, la New Line Cinema acquistò i diritti su Venom, immaginandolo come un franchise autonomo e distinto dallo Spider-Man che Sony stava pianificando. La sceneggiatura fu affidata a David S. Goyer, che sarebbe diventato un punto di riferimento nel cinema supereroistico con la trilogia di Blade e in seguito come sceneggiatore della trilogia del Cavaliere Oscuro.

venom hardy filmGoyer, noto anche per scelte controverse come quella in L’uomo d’acciaio dove Jonathan Kent suggerisce che forse alcuni bambini andrebbero sacrificati, stava gettando le basi per un Venom che avrebbe potuto emergere come icona di culto molto prima che Sony realizzasse il film del 2018.

Il materiale di partenza: caos e antieroi

Negli anni ’90, la Marvel cercò di espandere il personaggio di Venom, che da nemico di Spider-Man divenne una figura più ambigua, un antieroe instabile e impulsivo. Eddie Brock fu protagonista di una serie di fumetti dedicata, durata cinque anni e strutturata come una serie di mini-serie distinte, ognuna con il suo numero #1.

Questo sistema creò confusione sull’ordine di lettura, ma si rivelò una strategia di marketing efficace per incrementare le vendite, contribuendo a rafforzare il culto di Venom. La Marvel, nel frattempo, esplorava continuamente la dualità del personaggio, alternando il simbionte tra diversi ospiti e cambiando il ruolo di Eddie Brock tra antieroe e cattivo.

La sceneggiatura originale di Goyer per Venom e il film del 2018 con Tom Hardy si basano su questa fase complessa dei fumetti anni ’90, che vedeva Eddie Brock come un antieroe travagliato.

Mentre il primo film di Hardy prende spunto da Venom: Lethal Protector, la sceneggiatura di Goyer del 1997 si ispirava a Carnage Unleashed e al crossover Planet of the Symbiotes, con elementi di altre storie mescolati in un cocktail di azione e violenza. Questo mix eterogeneo rifletteva l’intento di Goyer di dar vita a un film dinamico e pieno di tensione, cercando di amalgamare varie fonti per creare una storia nuova e autonoma.

Eddie Brock/Eddy Brock: l’antieroe sfortunato

Uno dei dettagli particolari della sceneggiatura di Goyer è il nome del protagonista, qui chiamato “Eddy” invece di “Eddie”. Si era ipotizzato che il ruolo potesse andare a Dolph Lundgren, e anche se l’Eddie Brock dei fumetti ricorda vagamente Ivan Drago, sembra improbabile che Lundgren fosse stato davvero considerato per la parte, dato che all’epoca era impegnato principalmente in produzioni direct-to-video.

carnage unleashed fumettiInoltre, il protagonista di questa sceneggiatura non è l’eroe muscoloso che potrebbe essere associato a Lundgren, ma piuttosto un uomo triste e schivo, una figura a cui persino il giovane Peter Parker pre-morso probabilmente farebbe fatica a non rivolgere sguardi compassionevoli.

L’Eddy di Goyer è un giornalista fallito e un emarginato sociale, molto simile al personaggio interpretato da Hardy nel film del 2018, ma con una differenza sostanziale: mentre l’Eddie di Hardy si autodistrugge per il suo eccesso di sicurezza, l’Eddy di Goyer lascia che il mondo lo calpesti senza opporre resistenza.

Questo comportamento è radicato in una storia di rivalità con Cletus Kasady, rendendo Eddy una figura debole, quasi senza spina dorsale. A tratti, sembra che Goyer si sia ispirato a The Mask del 1994, poiché il tono della sceneggiatura riecheggia quello di una commedia di fantascienza in cui un uomo insignificante scopre improvvisamente un potere sovrannaturale.

Il simbionte Venom: un personaggio mancato

La dinamica tra Eddie e il simbionte è uno degli elementi che rendono i film moderni di Venom con Hardy così memorabili. Nei film, il simbionte è un personaggio a sé stante, con una voce propria, che interagisce con Eddie creando situazioni comiche e intense.

Tuttavia, nella sceneggiatura di Goyer, questa trovata narrativa non è presente, poiché all’epoca il simbionte non era ancora stato dotato di una voce propria nei fumetti.

Invece, Eddy parla da solo, dando luogo a monologhi unilaterali che rispecchiano una lotta interiore priva di dialogo. Questo approccio limita la complessità del simbionte, rendendolo una figura che prende il controllo di Eddy solo sporadicamente, per poi scomparire in sottofondo.

Nonostante ciò, la sceneggiatura di Goyer presenta un’idea interessante riguardo alla natura del simbionte: Venom è un’anomalia, poiché rifiuta di prosciugare il suo ospite e cerca invece una simbiosi reciproca. Questo tema, approfondito nel crossover Planet of the Symbiotes, rende il simbionte Venom un’entità ribelle rispetto alla propria razza, desiderosa di formare un legame autentico con il suo ospite.

Il finale: una battaglia epica con qualche somiglianza familiare

Lo scontro finale tra Venom e Carnage risulta uno dei momenti meglio strutturati della sceneggiatura, con un climax che riesce a far emergere la vera natura vampirica del simbionte Carnage, il quale consuma progressivamente l’energia vitale di Cletus Kasady. Questo processo rende Carnage sempre più folle e incontrollabile man mano che la battaglia avanza, portando a una conclusione drammatica.

spiderman2_1600-1024x768Curiosamente, la morte di Carnage nella sceneggiatura somiglia a quella di Venom in Spider-Man 3 di Sam Raimi: Cletus corre incontro all’esplosione mentre supplica il simbionte di non abbandonarlo. La chiusura della storia riprende un tema caro ai film di Venom, con il simbionte apparentemente morto, ma segretamente ancora presente in Eddy, un dettaglio che conferisce una sfumatura di mistero alla conclusione.

Un universo immaginario senza Spider-Man

Il limite principale del progetto originale di Goyer è l’assenza di Spider-Man, un problema che persiste nei film Sony attuali a causa dell’accordo commerciale con Disney. Nel tentativo di compensare questa mancanza, Goyer immaginò un pianeta natale dei simbionti abitato da creature simili a ragni.

In questa versione, Venom sfoggia il simbolo del ragno sul petto come segno di rispetto per la propria specie, un dettaglio che richiama l’universo di Spider-Man senza violarne i diritti.

I poteri di Venom: un arsenale sovrabbondante

La versione di Venom proposta da Goyer possiede un arsenale di poteri che va ben oltre ciò che appare nei film attuali. Non solo Venom è capace di mutare forma e mimetizzarsi, ma può anche viaggiare attraverso le linee telefoniche e spostarsi in modi che sfidano le leggi della fisica, come comprimersi nei tubi o distendere le braccia in stile Mr. Fantastic.

Questo repertorio di abilità ricorda l’approccio comico e surreale di The Mask, rendendo Venom un personaggio che sfida continuamente i limiti fisici dell’umano.

Carnage: l’antagonista carismatico

Cletus Kasady, alias Carnage, rappresenta uno dei punti di forza della sceneggiatura. Carismatico e folle, Kasady è un serial killer che ha sviluppato un seguito di culto, spingendo i suoi seguaci alla rivolta in suo nome.

La rappresentazione di Carnage come figura mitica e quasi messianica è resa ancora più interessante dal fatto che il simbionte stesso sembra nutrirsi della psiche di Kasady, accentuando la follia del personaggio con il procedere della storia.

She-Venom: un’aggiunta sorprendente

Sorprendentemente, anche nella sceneggiatura di Goyer è presente She-Venom, con la fidanzata di Eddy, Rachel Kafka, che assume brevemente il ruolo del simbionte per salvarsi.

she venom film 2018Il passaggio del simbionte a Rachel avviene tramite un bacio, in una scena che riecheggia la fusione tra amore e potere, ma che, rispetto al film del 2018, aggiunge un pizzico di dramma e tensione al legame tra i due.

Il finale: una conclusione insoddisfacente

Nonostante la sceneggiatura di Goyer contenga momenti di tensione e azione ben sviluppati, il finale risulta in parte privo di impatto. La trama principale, che ruota attorno alla rivolta causata da Carnage a New York, si risolve in modo piuttosto frettoloso. La minaccia viene liquidata semplicemente con l’arrivo della Guardia Nazionale, che mette fine alla rivolta senza ulteriori sviluppi o conseguenze narrative.

Questo approccio lascia il pubblico con una sensazione di incompletezza, poiché ci si sarebbe potuti aspettare una conclusione più intensa e significativa per un villain del calibro di Carnage. Inoltre, l’epilogo lascia in sospeso la relazione tra Eddy e il simbionte Venom, con quest’ultimo apparentemente scomparso ma segretamente ancora presente, suggerendo un potenziale seguito.

Avrebbe funzionato?

La sceneggiatura di Goyer ha sicuramente dei punti di forza, come la caratterizzazione di Carnage e alcune delle dinamiche tra i personaggi, ma presenta anche difetti significativi. Tra i principali problemi, ci sono la mancanza di un arco narrativo coerente per Eddy, la gestione frettolosa di alcuni personaggi secondari e un finale che smorza l’impatto della storia. Questi aspetti rendono la sceneggiatura complessa e, in alcuni punti, confusa, il che avrebbe richiesto diverse riscritture per migliorare la coerenza e dare più profondità alla trama e ai personaggi.

topher spiderman 3 venomDal punto di vista tecnico, la realizzazione di questa sceneggiatura negli anni ’90 avrebbe rappresentato una sfida notevole. La quantità di effetti speciali necessari per dare vita ai poteri di Venom e Carnage era probabilmente troppo ambiziosa per l’epoca, considerando il livello di CGI disponibile allora.

Dopo il flop di Spawn, un altro film basato su un personaggio oscuro e contorto con effetti speciali complessi, i produttori potrebbero aver esitato a lanciarsi in un progetto che avrebbe richiesto un budget considerevole solo per gli effetti visivi.

Se fosse stato realizzato, il Venom di Goyer avrebbe potuto offrire un’esperienza unica e originale nel panorama dei cinecomic degli anni ’90, ma avrebbe probabilmente faticato a conquistare il grande pubblico.

Il tono oscuro e violento della storia e la complessità dei temi trattati potrebbero aver reso difficile l’identificazione per gli spettatori. Inoltre, l’assenza di Spider-Man avrebbe privato il film di un legame diretto con il suo eroe principale, una scelta che potrebbe aver compromesso ulteriormente l’appeal del progetto.

In definitiva, il Venom di Goyer rimane un interessante “what if” del cinema supereroistico, un progetto che avrebbe potuto esplorare nuove strade ma che, nel contesto dell’epoca, probabilmente non avrebbe trovato il successo sperato. Tuttavia, immaginare un mondo in cui Venom avesse avuto la sua ribalta prima ancora di Spider-Man apre spunti interessanti su come sarebbe potuto evolvere l’universo cinematografico dei supereroi negli anni successivi.

Di seguito trovate il trailer italiano del primo Venom:

Fonte: DofG