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Dove eravamo rimasti: Solenghi e Lopez a Milano, tra passato e futuro del loro teatro

22/12/2023 news di Giovanni Mottola

I due amici presentano il loro nuovo spettacolo

Da molti anni Tullio Solenghi e Massimo Lopez abitano a Roma nel medesimo grande comprensorio vicino alla Cassia, in due diverse palazzine. Quando nel 2003 portarono in tournee La strana coppia di Neil Simon, celebre commedia su due divorziati che si trovano a condividere provvisoriamente un appartamento, ogni volta che approdavano in un nuovo albergo il portiere, leggendo lo stesso indirizzo sui documenti, si convinceva che vivessero insieme anche nella vita. A calcolare il tempo trascorso insieme negli ultimi cinquant’anni, un po’ è vero.

Ma come coppia sono strana anche perché non si riesce a non vederli come un Trio ormai composto di sole due persone. Aleggia sempre su di loro lo spirito di Anna Marchesini, compagna di scena e di vita, presenza costante sul divano di casa Lopez dove nascevano gli sketches.

Alcuni poi venivano presentati al pubblico, altri restavano per le loro risate segrete. Lopez ne svela uno: “Fingevo d’indossare i panni del giornalista e chiedevo ad Anna: “Signora Marchesini, qual è il segreto del suo successo?” “L’ho data! L’ho sempre data, tutte le volte che poteva farmi comodo!“.

dove eravamo rimasti poster 2023Una gag da autocensura all’epoca, figuriamoci in tempi di femminismo e di politicamente corretto. “Sì, ma noi facciamo teatro e il teatro deve rimanere una zona di libertà e di satira, come lo è dai tempi di Shakespeare. Se ci facessimo condizionare da questa mentalità sarebbe la fine.” chiosa Solenghi.

Il Trio nacque un po’ per caso, con scorribande radiofoniche per le quali Tullio coinvolse Massimo e Anna. Pur giovani, avevano però già alle spalle una lunga e importante gavetta. Anche qui il caso giocò un ruolo curioso, dal momento che Solenghi e Lopez debuttarono entrambi proprio al Manzoni di Milano, dove oggi si ritrovano insieme a distanza di mezzo secolo per Dove eravamo rimasti (dal 19 dicembre all’1 gennaio 2024): il primo nel 1970, con Madre Coraggio e i suoi figli di Bertold Brecht, l’altro qualche anno più tardi, nel 1975, con Il fu Mattia Pascal di Pirandello.

Molte le coincidenze: la compagnia era la stessa, quella dello Stabile di Genova, e in tutti e due i cartelloni c’era Lina Volonghi, riconosciuto mentore sia per Tullio che per Massimo.

“A me non interessava mettermi in mostra, anzi l’idea di farmi intervistare mi metteva persino paura. Volevo fare un passo alla volta, imparando con maestri come appunto la Volonghi, ma anche Albertazzi e Alberto Lionello” afferma Lopez. A quell’epoca gli dicevano che con una faccia come la sua non poteva pensare di far ridere. “Oggi, ogni volta che provo a fare una parte seria, mi dicono esattamente il contrario”.

Raggiunti ormai 145 anni in due, un centinaio dei quali di carriera, sembrano aver voglia di realizzare una sintesi della loro passione e delle loro esperienze. “Nello spettacolo abbiamo inserito un omaggio all’avanspettacolo con la scena del dentista, che vidi fare a Genova tanti anni fa da Vici de Rol, uno degli artisti simbolo di questa forma di teatro ormai scomparsa” dichiara Solenghi.

Per far capire ai più giovani, è la scenetta riproposta anche da Lino Banfi e Gigi Reder in quell’altro grande omaggio alle gag da avanspettacolo che fu il film Vieni avanti cretino di Luciano Salce.

Poi ovviamente ci sono le imitazioni, o meglio, le parodie. “Una lectio magistralis di Vittorio Sgarbi, che ha visto lo spettacolo e si è divertito. Poi un confronto tra Mattarella e Bergoglio. E infine due apparizioni dall’aldilà: Maurizio Costanzo e Papa Ratzinger“. Ma anche ulteriori numeri di arte varia, come la declamazione di A Silvia di Leopardi in tutti i dialetti italiani. Da ultimo, non può mancare un ricordo dell’amica Anna.

Verrebbe da pensare, data la complicità tra i due, che sul palco vi sia molta improvvisazione. “In realtà, in scena no. Però il nostro spettacolo cambia spesso, anzi si amplia, perché durante le tournee ci vengono nuove idee e le inseriamo. In origine durava un’ora e venti, adesso siamo già a un’ora e quaranta”.

Guardandoli al termine di Dove eravamo rimasti, mentre ricevono il meritato applauso del pubblico, ci si rende conto di quanto sia vera la risposta di Solenghi a chi domanda loro in quale fra i tre stadi dell’artista secondo Aberto Arbasino ritengono di essere: “In un quarto, che Arbasino non aveva considerato. Siamo persone serene”.