I diari del Lido: il Cineocchio a Venezia 73 – Giorno 4
04/09/2016 news di Giovanni Mottola
Quarta giornata all'insegna dell'Italia, dai classici di Dino Risi al poco convincente Papa di Paolo Sorrentino, passando per l'ancor meno convincente Spira Mirabilis, primo film nostrano in Concorso
In attesa che Jean-Paul Belmondo porti al Lido un po’ di Nouvelle Vague, per intanto è arrivata la Nouvelle Vogue e ha portato qui tutto il bel mondo. Un gioco di parole per dire che la proiezione di Franca (Chaos and Creation), biografia della direttrice della famosa rivista di moda realizzata dal figlio Francesco Carrozzini, ha attratto tantissimi volti noti, da Diego della Valle a Naomi Campbell, per celebrare la loro amica Franca Sozzani. Così tanti che in un primo momento era stato lasciato fuori dalla sala un Matteo Marzotto sprovvisto di biglietto, il quale umilmente si è ben guardato dall’usare la classica espressione “Lei non sa chi sono io!”, ma nonostante questo è arrivata una giornalista straniera a porgergli un non richiesto soccorso dicendo alla maschera: “Lei non sa chi è lui!”. Alla fine, comunque, due biglietti per Marzotto sono stati recuperati.
Eravamo rimasti in debito da ieri delle nostre impressioni sul film in concorso Frantz, che sono molto buone. François Ozon sceglie il bianco e nero per raccontare, in lingua per metà tedesca e per metà francese, la storia della vedova inconsolabile di un giovane soldato tedesco morto al fronte durante la Prima Guerra Mondiale. Ella incontra un giorno al cimitero un misterioso francese che piange sulla sua stessa tomba e si presenta a lei e alla famiglia del defunto Frantz come un suo caro amico di Parigi. Ma chi è veramente? Un film toccante, narrato senza fronzoli, che dopo una prima parte in sordina spiazza completamente lo spettatore comunicandogli di cosa può essere capace l’amore. Bravissimi i due poco noti protagonisti, Pierre Niney e Paula Beer.
Come temevamo, le prime vere delusioni arrivano, a nostro giudizio, dai film italiani. Il documentario Spira Mirabilis realizzato da Massimo D’Anolfi e Martina Parenti sul tema dell’immortalità si limita ad un raffazzonato insieme d’immagini, alcune anche poetiche, che però si perdono in mezzo alle molte noiose. Prova ne sia il fatto che la gran parte del pubblico ha assistito solo alla prima mezz’ora del film, dando poi vita ad una fuga a catena: non faceva in tempo il primo a raggiungere l’uscita che se ne alzava un secondo e così via. Nemmeno le prime due puntate di The Young Pope (trovate il trailer in fondo), la nuova serie TV di Paolo Sorrentino ci hanno convinto. Ottimi l’interprete principale Jude Law e tutti gli altri di contorno (Diane Keaton e Silvio Orlando su tutti) e interessante la trovata d’immaginare un Papa pettegolo, vendicativo e aggressivo con i fedeli. Noi pensiamo però che il punto debole del lavoro sia proprio quello che tutti considereranno il punto forte, cioè la regia di Sorrentino. In primo luogo vorremmo far notare che – proprio come La Grande Bellezza aveva un enorme debito con i film di Federico Fellini – anche questa volta lo spunto di partenza non è proprio originale, essendo già stato trattato da Nanni Moretti nel suo Habemus Papam. Ma soprattutto, come in tutti i suoi ultimi lavori (e pazienza se siamo gli unici – o tra i pochissimi – a sostenerlo), immagini e inquadrature sono troppo compiaciute e finiscono per diventare un esercizio di stile non funzionale alla storia. Verrebbe da dirgli: “Paolo, spostati e facci vedere il film”, parafrasando quel che affermò il grande Dino Risi per contestare l’invadenza proprio di Moretti, che in confronto a Sorrentino appare quasi un modello di leggerezza.
A proposito di Dino Risi, per omaggiare il centenario della sua nascita sono stati proiettati oggi Profumo di donna e un cortometraggio dal titolo 1848, realizzato un secolo dopo per celebrare Le Cinque Giornate di Milano, ritrovato recentemente negli archivi della Veneranda Fabbrica del Duomo. In esso fece il suo debutto sul grande schermo la giovanissima Lucia Bosè, che all’epoca alternava qualche comparsata al cinema al lavoro di commessa alla pasticceria milanese Galli. A produrre il cortometraggio fu l’avvocato Gigi Martello, che secondo la leggenda ispirò il personaggio di Bruno in Il Sorpasso, e non ci stupisce dato il gustoso aneddoto che ci ha raccontato oggi su di lui Claudio Risi, figlio di Dino: “Un giorno, a Milano, mio padre incontrò Martello che gli disse ‘accompagnami a prendere le sigarette’. Salirono in macchina e finirono in Liechtenstein. Martello disse allora a mio padre che lo avrebbe portato a pranzo dal Principe. Arrivarono a palazzo, Martello mostrò la tessera del tram dicendo che era un giornalista che doveva intervistare il Principe e furono fatti accomodare per il pranzo. Poi tornarono a Milano. Senza sigarette”.
A domani
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