Titolo originale: Django , uscita: 06-04-1966. Regista: Sergio Corbucci.
Intervista a Franco Nero, parlando dei 60 anni di Django, un film che ‘non muore mai’
16/04/2025 news di Alessandro Gamma
Abbiamo incontrato lo storico pratagonista del cult di Sergio Corbucci, ancora oggi amatissimo

In un angolo tranquillo del backstage del Comic-Con di Praga 2025, tra cosplay sfavillanti e fan in delirio, ho avuto l’occasione di sedermi a tu per tu con Franco Nero, l’uomo che ha dato volto – e anima – a uno dei personaggi più iconici del cinema italiano e mondiale: Django.
A quasi sessant’anni dalla sua prima apparizione sul grande schermo, l’attore riflette con me sul perché quel film, nato in un’Italia segnata da tensioni sociali e desideri di riscatto, continui a parlare al pubblico di ogni generazione. Ci racconta della sorprendente consacrazione al MoMA di New York, del senso politico di un eroe che trascina una bara e dà voce agli oppressi, del successo planetario, delle riletture di Quentin Tarantino e del fascino intatto che Django esercita ancora oggi su chi lo scopre per la prima volta, magari su Netflix.
Una conversazione intima, diretta, appassionata. Ecco cosa mi ha raccontato.
Nel 2026 ricorrerà l’anniversario per i 60 anni di Django di Sergio Corbucci, un film – e un personaggio – ancora oggi amatissimi. Come se lo spiega?
Pensi che una copia di Django è al Museo di Arte Moderna di New York. È incredibile. Ha segnato un’epoca anche nell’immaginario popolare. E non muore mai. Sono passati quasi 60 anni e ancora questo film in tutto il mondo è popolarissimo. E’ un grandissimo personaggio.
Django nasceva in un’Italia dove i western erano una forma di riscrittura politica anche dei classici americani, del western americano. Secondo lei, cosa cercava il pubblico di quegli anni in un uomo del genere che trascina una bara, molto silenzioso … E cosa invece cerca oggi il pubblico, magari più giovane, che lo riscopre su una piattaforma come Netflix?
Intanto Django è un film politico. Perché ha avuto questo grande successo nel mondo? Perché è rivolto a tutti i lavoratori del mondo, Django è per i lavoratori. I lavoratori vogliono andare un giorno nell’ufficio del loro principale e dirgli ‘Da oggi, caro mio, la situazione cambia! Non è più la stessa di prima. Non siamo più schiavi. Vogliamo anche i nostri diritti’.
Questo un po’ è stato il messaggio per quei lavoratori. Ecco il motivo per cui questo film praticamente non morirà mai, rimarrà per sempre. Quando Tarantino ha fatto il remake di Django, Django Unchained, gli oppressi erano i neri. Invece in Django erano i peones messicani, cioè c’erano gli oppressi. Ecco il motivo per cui è un film politico.
E oggi, lei crede che sia cambiata un po’ la situazione? Magari i ragazzi nati in un’altra generazione, quelli che hanno ora 15 o 20 anni, e scoprono Django su una piattaforma di streaming e non al cinema, possono ancora capire il messaggio del film?
Ma, ripeto, io penso che sia un film che vedono molto volentieri. L’anno scorso sono stato invitato a Los Angeles, alla American Cinematheque. È un cinema enorme. Sono andato per presentare il film, ma il cinema sarà stato di 2.000 persone. Pieno, cioè non c’era un posto vuoto. Tutti questi giovani vestiti da Django … Cioè, una roba impressionante. Perciò, sì, ci saranno pure film, piattaforme … ma, ripeto, questo è un film che non muore mai.
Ed è ancora il film che ritiene sia il più importante della sua carriera, almeno a livello di popolarità?
Più importante non lo so. È un film che ha avuto un successo, sì, nell’immaginario e tutto quanto. Però, fortunatamente, ho fatto nella mia carriera tantissimi bei film!
Di seguito trovate l’intervista video con Franco Nero:
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