Abbiamo incontrato a Milano il regista danese, che ci ha parlato della sua ultima opera, del futuro e dell'amore per Dario Argento e Mario Bava
Presenti alla Libera università di lingue e comunicazione IULM di Milano, abbiamo avuto modo di partecipare all’anteprima stampa di The Neon Demon e, occasione del tutto imperdibile, a una MasterClass (in realtà l’episodio pilota di un programma di Sky Academy intitolato “Storytellers – Lo scandalo Nicolas Winding Refn”) alla presenza del regista danese, che ha visto il Professor Gianni Canova nelle vesti di moderatore e Dario Argento ospite speciale.
Refn ha rivelato che la dislessia in infanzia, insieme al daltonismo e all’estrema timidezza, hanno però reso possibile questa sua particolarissima sensibilità e attitudine visiva, permettendogli “di entrare totalmente e di immergersi nella creatività” più libera. Inoltre, i suoi film, sebbene non riproducano sempre pedissequamente esperienze personali (la droga e la violenza – rappresentate così spesso nelle suo opere – sono in realtà lontanissime da lui), sono comunque “un prolungamento” del regista stesso, in cui risiedono un tocco di autoreferenzialità e perfino di “sadismo”. In questo modo l’autore si è avvicinato a The Neon Demon, “un po’ come se fosse un’estensione” di quello che “gli piacerebbe vedere”, senza realizzare alcuno storyboard, né per forza fare “riprese in ordine cronologico. E’ un movimento costante, di quello che provo, in base a quello che vorrei vedere sullo schermo”.
Per ciò che concerne il comparto prettamente estetico, la presenza di luci al neon è un carattere ricorrente – ossessivo – nei film refneniani, e in quest’ultimo caso viene esplicitato in maniera ancor più marcata. “A me piace il neon” ha affermato il regista, “perché sono cresciuto negli anni ’80, quindi il neon davvero c’era, era presente” e molto diffuso quale “elemento futuristico” nei “film di fantascienza” di quel periodo, “era molto diffuso e al tempo stesso molto glamour, aveva una sua identità”. The Neon Demon è la combinazione di “qualcosa di molto banale ed estremamente glamour”, il cui demone “è questa entità, questo veleno” che permea un certo mondo.
Infine, a sorpresa, è stato citato come punto di riferimento per l’autore di Drive anche Sergio Sollima, nella fattispecie per Città violenta (1970), con il figlio Stefano Sollima che in un video ha tessuto le lodi dei due esimi ospiti – che hanno ovviamente ricambiato acclamando Gomorra – La serie (di cui Argento però non ha capito una parola in quanto ignorante dell’esistenza dei sottotitoli) -, chiudendo con l’esaltazione della capacità di Refn di rendere bene il lato umano anche di personaggi oscuri e al contempo le ombre di quelli positivi, riuscendo così a portare perfettamente sullo schermo la complessità umana.
Al termine della MasterClass abbiamo potuto invece incontrare faccia a faccia Nicolas Winding Refn insieme a pochi altri per una breve sessione di interviste, parlando un po’ di The Neon Demon, ovviamente, ma anche del futuro. Ecco cosa ci ha detto il regista danese.
The Neon Demon sembra quasi una metafora ai limiti del sovrannaturale quando parla di bellezza da ‘catturare’. Perchè non portare ai limiti estremi questa idea?
Come nelle fiabe, il bilanciamento tra il sovrannaturale e il reale è la strada molto più interessante da esplorare, poiché è sempre più terrificante quando, anche se potrebbe essere sovrannaturale, c’è invece qualcosa di davvero tangibile o altrimenti rovina l’immaginazione degli spettatori. Il cinema non è qualcosa circa quello che vedi, ma quello che non vedi.
Pensa davvero che l’industria della moda divori la bellezza?
Non penso che la divori letteralmente, ma penso che l’industria della moda controlli in modo stretto il modo in cui noi vediamo la bellezza, perché è l’essenza della modo descrivere cosa è bello. E questo è il motivo per cui è stato così eccitante lavorare su questo mondo. E’ fatto di estremi, quindi essenzialmente amo questo mondo, perché è molto superstizioso e sovrannaturale in un certo senso ed è una metafora del mondo.
Non ho fatto un film sul mondo della moda. Quel mondo è solo sullo sfondo. L’invidia penso faccia parte di qualsiasi lavoro, ha a che fare con le ambizioni. E’ un cliché di per se. Neon Demon è un film sulla bellezza, e il fatto che si parli del mondo della moda è solo un modo per rendere il film più accattivante da guardare. Abbey Lee è una ex super modella ma è una grande attrice, per quello l’ho scelta. Il vero problema era trovare Jesse, è stato come trovare un ago nel pagliaio. Ma poi sono incappato per caso in alcune foto di Elle Fanning. E’ stato come se Dio avesse avuto un piano.
Nei due ultimi film sembra esserci stato un cambio di stile rispetto ai precedenti, verso l’astrazione e la videoarte. E’ solo un periodo o è un percorso che intende proseguire?
Non so se sia un cambio di stile, ma credo che il mondo dei videogame sia diventato molto interessante in termini cinematografici. Negli ultimi due film però è vero che ho inserito molti concetti più astratti, immagini che se messe nel giusto ordine possono raccontare una storia e se viste al contrario ne raccontano un’altra, un po’ come succede nelle gallerie d’arte.
Ci saranno sempre le sale cinematografiche, ma la differenza sarà il modo in cui controlleremo come consumatori i film. Non vivremo più secondo le leggi del passato, non sarà più una cosa d’elite. Per i professionisti sarà quindi necessario tornare alla singolarità, cioè qualcosa che ti potrà contraddistinguere per sempre, proprio perché il filtro tra filmamaker e pubblico sta venendo praticamente azzerato. Il futuro non sarà cosa farai ma cosa riuscirai a rappresentare. Ho una visione molto ottimistica del futuro, perché il cinema sarà sempre un’esperienza cinematografica ma non sarà il solo modo per vedere un film, ci sono già iPhone, iPad, occhiali ecc… Il campo si allargherà piuttosto che restringersi.
Può dirci qualcosa dei suoi prossimi progetti, ovvero i remake di Maniac Cop, Cosa avete fatto a Solange? e Il Grande Inquisitore?
Tutti e tre i film sono dei classici del genere, e io non sono mai stato troppo favorevole ai remake. Ma è giusto ripresentarli al pubblico, perché contengono delle tematiche molto forti ed è per quello che sono dei classici, ma devono ovviamente essere reinventati. Io non sarò coinvolto a livello di regia o per le sceneggiature, ma ne sarò solo il produttore. Gireremo Maniac Cop in autunno e gli altri due a stretto giro.
Chiudiamo con il trailer italiano di The Neon Demon: