Nel suo debutto alla regia, Travis Stevens opta per l'usato garantito, ibridando piacevolmente il cinema del terrore col thriller psicologico attraverso cliché e jumpscare collaudati
Dopo un’onorata carriera nella produzione di titoli come Starry Eyes, Little Deaths e We Are Still Here, si può dire che Travis Stevens abbia indubbiamente una discreta esperienza nel genere e una conoscenza degli ingredienti per creare un indie horror di successo. Quindi perché non cimentarsi ora nella regia di un proprio lungometraggio? La ragazza del terzo piano (Girl on the Third Floor) è la sua risposta – presentata in anteprima al SXSW 2019 – all’irresistibile richiamo della macchina da presa, nonché un discreto debutto, seppur non esente da incertezze.
Nella notte si odono infatti scricchiolii, una grossa macchia nerastra affiora su una parete, dei liquidi viscidi e biancastri fuoriescono dai rubinetti e dalle prese elettriche, delle biglie di vetro appaiono dal nulla rotolando per i corridoi. Insomma, per qualsiasi spettatore un po’ smaliziato è chiaro che si stia trovando davanti alla solita casa stregata con tutti gli annessi e connessi. Invece, ad infestarla è una presenza decisamente più sexy e concreta di quelle che siamo soliti vedere in questo tipo di film.
Tralasciando il colpo di scena finale, preso abbastanza di peso da un certo film diretto da William Brent Bell nel 2016, Travis Stevens gioca col possibile aspetto paranormale della vicenda ibridando l’impalcatura da thriller erotico / psicologico attraverso il consueto repertorio di rumori, sussurri e apparizioni, avvalendosi anche di una rossa decisamente affascinante sullo stile della Moira O’Hara della prima stagione della serie American Horror Story.
Dignitosa è la prova del terzetto di protagonisti, costituito da C.M. Punk, Trieste Kelly Dunn e Sarah Brooks, che rendono con una certa verve personaggi alquanto standardizzati e tutto sommato piatti. L’approfondimento psicologico non sembra una delle priorità del regista, autore anche della sceneggiatura di La ragazza del terzo piano, ma per fortuna nemmeno si riscontrano terrificanti buchi logici nella trama o nelle caratterizzazioni. Il peccaminoso triangolo amoroso è composto dallo stereotipo dell’uomo macho, traditore e mendace, dalla moglie coraggiosa e comprensiva e dall’amante giovane e bella (simil cheerleader) – e parecchio psicopatica. Tutto procede insomma piuttosto lineare e prevedibile.
Apprezzabile è invece l’idea che la casa stessa sia una sorta di entità vivente e maledetta, con le pareti che più volte si trasformano in tessuti carnosi e dai suoi ‘orifizi’ fuoriescono letteralmente fluidi corporei (qualcuno ha detto body horror?). Ammirabile è anche la sua realizzazione attraverso effetti pratici che rendono tangibili tutti gli elementi surreali del film.
In definitiva, una serie di idee già viste altrove si dipanano da una matassa ibrida che risulta quantomeno coerente per gran parte del minutaggio, per un risultato che rimane solo vagamente sorprendente ma in ogni caso interessante e piacevole per una serata senza grosse pretese.
Di seguito trovate il trailer internazionale di La ragazza del terzo piano, che uscirà direttamente in home video in Italia: