Michael Chaves debutta al lungometraggio con l'ennesimo spin-off di The Conjuring, variazione minima su stilemi collaudatissimi che annienta il potenziale della leggenda alla sua base
Pressoché sconosciuto e con all’attivo solo qualche cortometraggio – ultimo dei quali The Maiden del 2016 – il regista Michael Chaves ha esordito in grande stile al recente SXSW di Austin con La Llorona – Le Lacrime del Male (The Curse of La Llorona), guadagnandosi a sorpresa – non era infatti ancora stato ufficializzato – un posto d’onore all’interno del prolifico franchise legato a Conjuring, a cui il film di ricollega direttamente grazie alla presenza di padre Perez (Tony Amendola), già apparso in Annabelle di John R. Leonetti nel 2014.
I nomi coinvolti potranno pure cambiare, ma la sostanza è la stessa e, se per esperimento prendessimo un qualsiasi altro spin-off della saga demoniaca e sostituissimo i suoi protagonisti con quelli di La Llorona – Le Lacrime del Male, sarebbe ben difficile accorgersi della differenza.
Anzitutto c’è il canovaccio ormai ampiamente rodato. Siamo negli anni ’70 e Anna Tate-Garcia (Linda Cardellini) è una donna che deve crescere da sola due ragazzini (in questo caso perché è vedova, fatto che costituisce una lieve variazione del nucleo famigliare in The Conjuring – Il caso Enfield o in Sinister 2). Assistente sociale che si barcamena tra il proprio lavoro e la propria famiglia in difficoltà, nel momento in cui cerca di aiutare la messicana Patricia Alvarez (Patricia Velasquez) – che come lei è un genitore single che attraversa un periodo difficile – e risolvere al meglio un caso di abuso domestico, si ritrova a scontrarsi con qualcosa di sovrannaturale: la Llorona.
Lo spirito maligno – noto nel folklore popolare del Centro e Sud America – inizia infatti a dare la caccia ai giovanissimi figli della protagonista, Chris (Roman Christou) e Samantha (Jaynee-Lynne Kinchen), con intenzioni tutt’altro che benevole. Così, la donna è costretta a una pericolosa battaglia contro il Male (esattamente come negli altri titoli della serie), aiutata questa volta da un curadero – l’ex prete Rafael Olvera (Raymond Cruz), capace di potenti riti sciamanici.
L’unica differenza è che in questo caso si tratta di un officiante sui generis in versione ispanico-sciamanica, il curandero appunto, ma pur sempre dotato di croce in legno sacro, di acqua santa e di litanie varie di matrice cattolica. Dall’altro, viene preso l’affascinante patrimonio vernacolare messicano per semplificarlo all’osso, confinando a un posticcio preambolo di qualche minuto – e poco altro – la complessa e tragica figura della ‘Donna che piange’, che secondo tradizione affogò i due figli in un impeto di rabbia e gelosia per il tradimento del marito per poi essere divorata per l’eternità dal rimorso, vagando in cerca di bambini che prendessero il posto dei suoi (per approfondire la tradizione, vi consigliamo di leggere il nostro dossier a riguardo).
D’altronde, l’entità al centro di molte leggende che pervadono tutta l’America Latina diviene un mero spauracchio, una maschera grottesca che ricorda da vicino la suora vista nel recente The Nun – La vocazione del Male (la fantasia dei titolisti italiani spesso lascia basiti) con il make-up degli occhi colato lungo il viso e un abito da sposa invece di quello talare. Omologo di uno spaventapasseri cinematografico, assolutamente ridicolo è poi il procedimento con cui perseguita le vittime: se il suo obiettivo è ben chiaro, ossia l’affogamento dell’infante da lei prima maledetto con un marchio sul braccio, la modalità con cui lo persegue è quantomeno farraginosa.
Basandoci sulla logica (meglio di no …), non c’è motivo alcuno per cui la Llorona non possa sin da principio trascinare le sue giovani prede al più vicino bacino d’acqua; eppure, per ragioni ineffabili, si limita a comparire di colpo (modalità jumpscare sparato a cannone nelle casse: ON) alle spalle dello sventurato di turno per farlo (e farci) sobbalzare, e poi svanire nel nulla per la timidezza.
Nel complesso, la tensione non è mai supportata da un crescendo ben costruito attraverso la narrazione, l’atmosfera o la messa in scena, ma è circoscritta a una serie di sussulti sporadici e a qualche effetto speciale già visto, come corpi che fluttuano, gente scaraventa qua e là – senza particolari danni fisici … – o specchi che si rompono e oggetti che si muovono da soli (siamo comunque in territorio Rated-R). A concludere il tutto, gli affezionatissimi Joseph Bishara alle musiche e Michael Burgess alla fotografia si adeguano ancora una volta alla situazione, portando a casa il compitino basico senza puntare a strafare (sia mai che qualcuno dubiti che non sia un film del Conjurverse!).
In definitiva, La Llorona – Le Lacrime del Malesi rivela uno spin-off mediocre, capace di titillare gli oltranzisti e forse soltanto chi non ha mai sentito la leggenda all’origine. Di certo non è un grande biglietto da visita per Michael Chaves, che dirigerà The Conjuring 3 proprio al posto di James Wan.
Di seguito il full trailer italiano di La Llorona – Le Lacrime del Male, che arriverà nei nostri cinema il 17 aprile: