A quasi 40 anni dalla versione di Brian De Palma, Chloë Grace Moretz tornava a vestire i panni dell'emarginata e instabile protagonista del romanzo di Stephen King, in una trasposizione priva di mordente e ben poco attenta al presente
L’adattamento diretto da Brian De Palma nel 1976 del romanzo Carrie di Stephen King ha tracciato una linea precaria tra l’horror di exploitation e quello che cerca un commento sociale più serio. Da un lato, il film rappresentava infatti la massima fantasia di vendetta per tutti i ragazzi bullizzati e maltrattati: un modo per colpire letalmente coloro che li avevano tormentati ed emarginati. Dall’altro, non soffermandosi sulla carneficina, poneva interessanti domande sul ruolo che la società gioca quando uno dei suoi membri scatta e si trasforma in una imprevedibile macchina per uccidere.
Ci sono diversi problemi con la versione di Brian De Palma, specialmente nella sua interpretazione della relazione chiave tra la protagonista Carrie e sua madre, ma resta comunque una rappresentazione più avvincente e penetrante del remake troppo patinato di Kimberly Peirce (Boys don’t cry) uscito nel 2013, intitolato Lo sguardo di Satana – Carrie. Piuttosto che risolvere alcuni dei problemi dell’approccio precedente al materiale di partenza e / o provare qualcosa di nuovo, la regista li esacerba. Oltretutto, arriva dopo il film per la televisione del 2002 di David Carson, rendendo lampante ancor di più il concetto di “non necessario“.
Probabilmente, il difetto maggiore di Lo sguardo di Satana – Carrie risiede nella perdita di ambiguità. Nell’adattamento – piuttosto libero – di Brian De Palma, Carrie era infatti una figura tragica, ma l’atteggiamento del film nei suoi confronti restava nebuloso. Il film non glorificava affatto la vendetta della protagonista. Anzi, la morte dell’antagonista si verificava grazie a un breve, brutale scoppio che negava al pubblico la momentanea soddisfazione che potrebbe derivare da uno scontro più intenso.
Kimberly Peirce, lavorando a una sceneggiatura realizzata assieme a Lawrence D. Cohen e Roberto Aguirre-Sacasa, vuole al contrario che lo spettatore si identifichi con Carrie. Spende più tempo di Brian De Palma cercando di rendere simpatetico il personaggio (incluso un prologo in cui la madre di Carrie quasi uccide la neonata con un paio di forbici) e, quando si tratta della famigerata sequenza del ballo, ci rende complici della violenza di Carrie. E la scomparsa del ‘cattivo’, presentata in modo così concreto nel film del 1976, è qui tratteggiata con lunghi dettagli grotteschi.
Tecnicamente, i valori della produzione di Lo sguardo di Satana – Carrie sono superiori ma, considerando l’aumento del budget (30 milioni di dollari) e i progressi negli effetti speciali durante i quasi 40 anni dal classico del 1976, non è affatto sorprendente. Si notano anche alcune scelte bizzarre nella selezione delle inquadrature. La più ovvia si verifica all’inizio del film, durante la scena della doccia in palestra, quando Carrie sperimenta il suo primo ciclo. Nella versione di Brian De Palma, questo è stato un momento scomodo, con una Sissy Spacek nuda e sanguinante che chiede aiuto alle sue sprezzanti compagne. Kimberly Peirce, per deferenza verso la sua star, sceglie quid di eludere la nudità. Invece, abbiamo una ragazza in preda al panico che cerca di tenere un asciugamano attorno a sé mentre lei va fuori di testa. La scena è girata in modo strano e, non soltanto è meno efficace nei risultati, ma lambisce il ridicolo.
Forse, l’aspetto più importante che rema contro Lo sguardo di Satana – Carrie è che, da quando Brian De Palma ha affrontato questa storia, c’è stato in America un fortissimo aumento della violenza nelle scuole. Eventi come quelli tristemente noti della Columbine e di Sandy Hill hanno posto necessariamente un peso maggiore sulle responsabilità di un regista che voglia essere preso sul serio quando lavora con questo tipo di narrazione, anche se si muove nel ‘genere’. Non ce n’è però traccia qui e, poiché il film glorifica l’orgia di terrore soprannaturale scatenato da Carrie (che, almeno secondo il libro di Stephen King, provoca alla fine oltre 400 morti, incluso più del 50% della classe dei maturandi), il risultato sembra più che altro vuoto e meramente sensazionalistico. Carrie non è molto divertente, ma non si può prendere neppure come film ‘serio’. È solo un altro remake di bassa lega.
Di seguito il trailer internazionale di Lo sguardo di Satana – Carrie: