Voto: 6.5/10 Titolo originale: 이 별에 필요한 , uscita: 30-05-2025. Regista: Han Ji-won.
Lost in Starlight: la recensione del film d’animazione coreano di Han Ji-won (su Netflix)
30/05/2025 recensione film Lost in Starlight di Gioia Majuna
Un'opera originale che unisce romanticismo, fantascienza e dolore ereditato in un futuro visivamente mozzafiato

Lost in Starlight, primo lungometraggio animato coreano distribuito da Netflix e diretto da Han Ji-won, si presenta come un’opera ambiziosa che unisce l’intimità di un dramma romantico alla vastità cosmica della fantascienza.
Ambientato in una Seul del 2050 dove tecnologia analogica e progresso digitale convivono in un equilibrio estetico sorprendente, il film racconta la storia di Nan-young, aspirante astronauta, e Jay, tecnico del suono nostalgico, le cui vite si intrecciano per caso grazie a un giradischi rotto.
La trama, per certi versi semplice, si sviluppa attorno a un nucleo tematico profondo: la tensione tra sogni individuali e legami affettivi, tra il desiderio di superare i traumi del passato e la paura di perdere il presente. Il racconto, che richiama il romanticismo disilluso di La La Land, si costruisce su archetipi noti — il sogno da inseguire, l’incontro fortuito, l’amore che nasce e il sacrificio finale — ma li rielabora attraverso una lente visiva e narrativa marcatamente coreana, dove l’ossessione per il successo personale si scontra con il bisogno di connessione umana.
Tuttavia, nonostante l’impianto narrativo promettente, la sceneggiatura firmata da Han e Kang Hyun-joo presenta lacune strutturali: momenti chiave non sono adeguatamente sviluppati, le transizioni emotive sono talvolta affrettate o contraddittorie, e il simbolismo, pur affascinante, risulta spesso più suggerito che compiutamente articolato.
Alcuni colpi di scena, come la realizzazione improvvisa di essere innamorati o il cambio di prospettiva interiore dei protagonisti, sembrano avvenire più per esigenze di trama che per evoluzione organica. Eppure, se Lost in Starlight delude sul piano della scrittura, eccelle sotto il profilo visivo: l’animazione realizzata da Climax Studio è stupefacente, con un’estetica che fonde il rétro e il futuristico, il tangibile e l’onirico, creando un mondo credibile e immersivo in cui ogni inquadratura è stratificata, viva, saturata di dettagli che parlano della solitudine dei personaggi quanto i dialoghi stessi.
Alcuni momenti di animazione simbolica — un vinile che si trasforma in galassia, i fiori che esplodono in colori abbaglianti — elevano la narrazione in assenza di parole, facendo della pellicola un’esperienza sensoriale prima che narrativa.
Fondamentale è anche il ruolo della musica, non solo come elemento sonoro ma come trama emotiva che collega i personaggi ben prima del loro incontro: la colonna sonora, che include anche un brano cantato da Kim Taehyung (V dei BTS), è integrata organicamente nel racconto e rappresenta uno dei ponti più efficaci tra passato e futuro, tra sentimento e destino. Tuttavia, alcuni limiti di localizzazione — soprattutto nei sottotitoli inglesi e nelle differenze qualitative tra doppiaggi — compromettono la fruizione piena dell’opera da parte del pubblico internazionale, sollevando domande importanti sull’accessibilità e l’integrità del testo filmico nei contesti globalizzati.
Ma Lost in Starlight è anche una pietra miliare nell’industria dell’animazione coreana, storicamente relegata al ruolo di supporto per studi giapponesi o occidentali: ora, finalmente, una storia interamente coreana trova voce e visibilità su scala globale, dimostrando che l’animazione può raccontare storie adulte, complesse, stratificate e profondamente locali pur mantenendo una risonanza universale. Il film non è perfetto: alterna momenti di grazia poetica ad altri di confusione narrativa, ma proprio in questa tensione tra il sublime e l’incompiuto risiede forse il suo fascino più autentico.
È un film che parla di percorsi non lineari, di deviazioni inaspettate, e invita a riconoscere valore nei cosiddetti “side quest” della vita: quegli incontri, quelle connessioni, quelle esperienze che ci fanno deragliare dai nostri obiettivi prestabiliti ma ci restituiscono a noi stessi in modo più vero.
Lost in Starlight è, infine, un inno malinconico e luminoso alla possibilità di amare senza possedere, di partire senza davvero lasciarsi, e di trovare nello spazio siderale — reale o simbolico — non una distanza, ma una forma nuova e più profonda di vicinanza.
Di seguito trovate il teaser trailer internazionale di Lost in Starlight, su Netflix dal 29 maggio:
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