Il regista imbocca la carta del sociale, realizzando un horror leggerino sul lato degli spaventi e che non sa nemmeno bene cosa fare col materiale a disposizione
Madres, presentato nell’antologia Welcome to the Blumhouse 2021 di Amazon, è un film horror che ovviamente ha qualcosa da dire, ma non sa come dirlo bene. Introduce svariate sottotrame, a nessuno delle quali viene data sufficiente attenzione o profondità adeguata. I personaggi e la storia sono fragili nel migliore dei casi, ingannevoli nel peggiore.
Sotto la patina di orrore maldestro e piuttosto poco spaventoso, si nasconde infatti una storia interessante, sfaccettata e terrificante perché attinge ad atrocità della vita reale che sono molto più spaventose di quanto Madres potrebbe mai essere. Diretto da Ryan Zaragoza da una sceneggiatura di Marcella Ochoa e Mario Miscione, resta allora estremamente frammentato e dolorosamente scadente, sprecando la possibilità di raccontare una vicenda intrigante e sfumata che resta un problema pulsante nella società di oggi.
Poco dopo che si sono trasferiti, la donna inizia a vedere e sentire una presenza in tutta la casa, che sembra mirare specificamente a lei e, soprattutto, al suo bambino. Quando Diana inizia a sviluppare un’eruzione cutanea e a provare dolore e sperimentare visioni, sospetta che qualcosa non vada – i loro amici credono che sia una maledizione che ha colpito la comunità ispanica, in particolare – e indaga su di lei per scoprire che la presenza di un potenziale spirito non è affatto l’aspetto più inquietante della cittadina.
Madres ha diverse idee interessanti, ma – come detto – non vanno mai da nessuna parte. Il film non ha un senso dell’orientamento, portando un sacco di affascinanti sottotrame e colpi di scena che vengono rapidamente tolti di mezzo prima che riescano a prendere saldamente piede. Ciò rende la storia inefficace ed emotivamente inerte, con Ariana Guerra che offre una performance occasionalmente commovente che è però indebolita da una narrativa poco sviluppata, un ritmo incredibilmente lento e una mancanza di intensità generalizzata.
I personaggi sembrano essere stati pensati coscientemente, ma nonostante alcuni casi in cui Madres offre una visione più profonda, sia Diana che Beto rimangono sostanzialmente piatti. Ciò è particolarmente scoraggiante, perché Diana si sente come se non appartenesse alla sua stessa comunità a causa della barriera linguistica – i suoi genitori non le hanno mai parlato in spagnolo perché si vergognavano – e parallelamente Beto si sentiva un estraneo negli Stati Uniti.
Sfortunatamente, non c’è accumulo e molti elementi della storia, incluso l’orrore, sono trattati in modo così casuale che a volte è quasi doloroso guardare. Nel suo cuore, Madres non è affatto un horror, ma è travestito come se lo fosse. Questo mina i momenti finali del film, che avrebbero un maggiore effetto se solo Ryan Saragozza e gli sceneggiatori avessero mostrato una presa più salda sulla direzione che intendevano prendere fin dal principio.
A dirla tutta, il mistero al centro di Madres è di per sé intrigante, con la grande rivelazione (così come la sua connessione con la crudeltà della vita reale degli Stati Uniti) che è rivoltante e orribile.
Se non altro, il finale dovrebbe spingere il pubblico ad esaminare ulteriormente e a mettere in discussione alcuni eventi recenti, così come pure la Storia. Ma come prodotto di intrattenimento, Madres è sfortunatamente noioso e poco brillante. Non è così impegnato come sembrerebbe inizialmente nell’affrontare i problemi al suo centro o anche Diana come persona, e questo danneggia il messaggio più di ogni altra cosa.
Di seguito trovate il trailer internazionale di Madres, nel catalogo di Amazon Prime dall’8 ottobre: