"Se i miei calcoli sono esatti quando questo aggeggio toccherà le ottantotto miglia orarie ne vedremo delle belle". O come dibattere di paradossi temporali come passatempo
A differenza della serie Bill & Ted o di Terminator, il classico Ritorno al futuro (Back to the Future) di Robert Zemeckis del 1985 offre una visione del viaggio nel tempo in cui è possibile cambiare il passato – e persino far sì che la linea temporale si frammenti in realtà alternative, come succede per la versione “buona” di Hill Valley in cui il protagonista Marty McFly (Michael J. Fox) ritorna alla fine del film, o la versione “cattiva” in cui invece Biff Tannen (Thomas F. Wilson) è responsabile di ciò che vediamo in Ritorno al futuro – Parte II del 1989.
Potreste pensare che stia semplicemente chiudendo il loop, ma soffermiamoci a guardare la fine di Ritorno al Futuro. Il Marty che se ne va non è colui che è cresciuto in quel quartiere popolare e con un padre sfigato e bullizzato, è un Marty teoricamente nato e cresciuto in un mondo in cui George McFly (Crispin Glover) è stato un grande autore di romanzi di fantascienza (ricordate Darth Vader dal Pianeta Vulcano?) – presumibilmente diventando ricco almeno quanto come George Lucas e Gene Roddenberry messi insieme. Allora, dove è finito il ‘Marty II’, quando è andato indietro nel tempo? Senza considerare il fatto che non dovrebbe essere proprio il massimo tornare vivere sotto lo stesso tetto con persone che sono versioni ‘migliorate’ dei genitori coi quali sei cresciuto e hai amato …
Lo sceneggiatore di fumetti Ryan North ha approfondito e dibattuto ampiamente questa questione nel suo libro BtoF: The Novelization Of The Feature Film (un commento sulla versione romanzata scritta da George Gipe nel 1984, che differisce moltissimo dal film arrivato al cinema), ma la versione breve è che le linee temporali finiscono per frantumarsi in rami infiniti, ognuno con un Marty che non potrà mai veramente tornare a casa di nuovo, e che finisce di vivere i suoi giorni in un altro universo creato dalle sue stesse azioni. Non c’è quindi da stupirsi che il protagonista sia depresso nel futuro!
Di seguito la scena finale di Ritorno al Futuro: