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Ne Zha 2 – L’ascesa del guerriero di fuoco, la recensione del film animato cinese

Un prodotto sorprendente, che mescola mito, caos e spettacolo visivo

Ne Zha – L’ascesa del guerriero di fuoco rappresenta oggi uno dei casi più affascinanti del cinema d’animazione contemporaneo: un’opera capace di coniugare tradizione e tecnologia, mitologia e ironia, spiritualità e farsa, imponendosi come fenomeno culturale e industriale di portata globale.

Dopo il successo inatteso del primo capitolo del 2019, il regista e sceneggiatore Jiaozi (nome d’arte di Yu Yang) ha scelto di non ridurre, ma di ampliare ogni aspetto del suo universo narrativo, trasformando il seguito in un kolossal animato dal respiro mitico, visivamente abbagliante e narrativamente vertiginoso. Il risultato, amato e discusso, è una pellicola che racchiude la grande ambizione del cinema cinese di oggi: competere con i colossi occidentali, preservando però una propria identità culturale inconfondibile.

Al centro del racconto restano i due protagonisti del primo film, Ne Zha e Ao Bing, incarnazioni opposte e complementari di una stessa energia primordiale nata dal “Perla del Caos”: il primo impulsivo e sfrontato, il secondo nobile e riflessivo. L’intreccio, denso e barocco, riprende le vicende subito dopo la conclusione precedente, portando i due amici-nemici a condividere lo stesso corpo e a cercare insieme una salvezza che passa attraverso prove sovrannaturali, intrighi celesti e guerre tra divinità, demoni e creature marine. È un viaggio di formazione e di espiazione, in cui la mitologia diventa specchio di un conflitto umano: il desiderio di dominare il proprio destino contro la forza di un ordine cosmico che schiaccia l’individuo.

La narrazione, tuttavia, non si limita alla leggenda. Nelle pieghe del racconto epico si insinua una riflessione profonda sui temi della dualità e dell’identità, sul legame indissolubile tra bene e male, natura e cultura, ribellione e obbedienza. Ne Zha è il simbolo della disobbedienza vitale, un demone bambino che incarna la tensione verso la libertà in un mondo gerarchico e rigido. Ao Bing, la sua controparte, rappresenta invece la lealtà, il dovere e la serenità dell’ordine. La fusione fisica dei due, oltre che espediente narrativo, assume valore simbolico: l’essere umano è sempre la sintesi instabile di pulsione e disciplina, caos e armonia.

Jiaozi costruisce intorno a questi personaggi un universo visivo di straordinaria potenza. Il film è un’esplosione di colori, luci e forme che si alternano in un ritmo frenetico e quasi ipnotico. Le sequenze di battaglia, che sembrano moltiplicarsi all’infinito, raggiungono una complessità coreografica paragonabile ai migliori esempi del cinema d’azione in live action. In esse l’animazione digitale cinese mostra di aver raggiunto una maturità tecnica capace di rivaleggiare con gli standard internazionali di Disney, DreamWorks o Ghibli, ma con una sensibilità estetica profondamente orientale: i palazzi di giada, le acque sacre, i draghi dalle scaglie iridescenti e i paesaggi sospesi tra mare e cielo restituiscono un senso di meraviglia arcaica che affonda nelle radici del pensiero taoista.

Eppure, alla magnificenza visiva si accompagna una certa dispersione narrativa. Il film appare sovraccarico di trame, sottotrame, personaggi e simbologie che rischiano di smarrire lo spettatore non familiare con il poema seicentesco da cui trae ispirazione, L’investitura degli dèi. Jiaozi sembra voler racchiudere in un’unica opera l’intero pantheon della mitologia cinese, sacrificando in parte la chiarezza drammatica. L’eccesso diventa cifra stilistica: un flusso continuo di immagini e azioni, in cui l’emozione nasce più dallo stupore visivo che dalla tensione narrativa.

Questo gusto per la ridondanza convive con un umorismo che alterna leggerezza e sfrontatezza. Accanto a momenti di sincera poesia visiva e commozione familiare, il film non esita a scendere nel terreno del grottesco e dello scatologico: flatulenze, vomito e gag infantili costellano la storia, ricordando che il pubblico principale resta quello dei più giovani. È una scelta spiazzante, ma coerente con la natura ibrida dell’opera, capace di oscillare tra il sublime e il triviale. In questo contrasto, volutamente stridente, si riconosce la volontà di Jiaozi di rappresentare l’intero spettro dell’esperienza umana, dal riso più ingenuo al pathos tragico.

Sotto la superficie spettacolare, Ne Zha 2 custodisce però un cuore emotivo autentico: il legame tra Ne Zha e i suoi genitori, in particolare la madre Yin, che incarna la compassione in un mondo dominato dal conflitto. L’amore genitoriale diventa qui l’unico principio capace di redimere la furia del demone e di restituire un senso alla sofferenza. È un tema antico, ma sempre attuale: la lotta tra potere e affetto, tra destino imposto e libertà di amare.

La pellicola è anche un manifesto dell’evoluzione del cinema d’animazione cinese. Non più imitazione dei modelli occidentali, ma affermazione di una poetica propria, radicata nel patrimonio culturale nazionale e insieme aperta al dialogo con il pubblico globale. Il trionfo di Ne Zha 2 ai botteghini – con incassi che superano ogni record precedente – testimonia non solo la vitalità del mercato cinese, ma anche la sua capacità di creare un immaginario universale. La storia di un demone bambino che cerca la propria umanità parla infatti a ogni spettatore, al di là delle barriere linguistiche e culturali.

Pur con i suoi eccessi, Ne Zha 2 è un film monumentale: un’opera che unisce la grandiosità di un poema epico, la delicatezza del sentimento e la sfacciataggine della commedia popolare. È cinema nel senso più puro, capace di far convivere l’immagine e l’emozione, la cultura e il gioco. Se la sua narrazione può apparire caotica, è perché il caos è la sostanza stessa da cui nascono i suoi protagonisti. E in quel caos, nel turbinio di luci, draghi e risate, si riflette l’ambizione di un’arte che vuole contenere tutto: la potenza degli dèi e la fragilità degli uomini.

Di seguito trovate il trailer internazionale di Zha – L’ascesa del guerriero di fuoco, nei cinema dal 6 novembre:

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Published by
William Maga
Tags: recensione