Titolo originale: 4 mosche di velluto grigio , uscita: 17-12-1971. Regista: Dario Argento.
Dario Argento nel 1971: “Giro 4 Mosche di velluto grigio e Le cinque giornate, poi mi ritiro” | Tra le pieghe del tempo
04/01/2018 news di Redazione Il Cineocchio
Il regista, sotto pressione, paventava l'abbandono delle scene dopo aver girato il suo terzo e quarto film. Qualcosa deve avergli fatto però cambiare idea, come ben sappiamo.
Dopo le curiose dichiarazioni del 1991 di Lamberto Bava sul suo Fantaghirò (in uscita proprio alla fine di quell’anno), quest’oggi siamo tornati a scavare negli archivi dei quotidiani nazionali, scovando infine un’intervista rilasciata da Dario Argento il 21 luglio del 1971 a Piero Perona di La Stampa, agli inizi della produzione del terzo capitolo della sua cosiddetta Trilogia degli animali, ovvero 4 Mosche di velluto grigio (gli altri sono naturalmente L’uccello dalle piume di cristallo e Il gatto a nove code).
Questa la sinossi ufficiale del thriller:
Roberto Tobias (Michael Brandon) è un musicista che da qualche tempo è vittima di pedinamento da parte di qualcuno. Una sera, trovandosi faccia a faccia con lo sconosciuto persecutore, lo affronta e lo uccide. Roberto nasconde le prove, credendo che nessuno abbia assistito all’omicidio. Ma non è così. Ogni giorno qualcuno dissemina prove del suo delitto sul suo cammino, e una sera tenta addirittura di strangolarlo. Il musicista, terrorizzato, si confida con la moglie (Mimsy Farmer), che gli consiglia di sparire per un po’ e poi lo abbandona. A questo punto Roberto si rivolge a un investigatore privato (Jean-Pierre Marielle).
Venendo alle parole di Argento, il giornalista sottolinea l’atteggiamento insofferente verso tutto e tutti con cui il regista romano si presenta all’incontro, un malessere che lo porterebbe spesso a isolarsi in albergo, lontano dalla prima moglie (Marisa Casale), a dichiarare di preferire per il suo film un’uscita a gennaio piuttosto che sotto Natale (4 mosche uscirà il 17 dicembre del 1971 …) e addirittura a prospettare l’abbandono del cinema di lì a poco:
Questo è il mio penultimo film. Ne girerò ancora un altro, non del genere thrilling [Le cinque giornate, uscito effettivamente come profetizzato nel 1973, è ad oggi l’unico film di Argento non appartenente al genere], e poi via. Via, semplicemente. Prenderò moglie e bambina [Fiore, nata nel 1970], ci ritireremo in un’isoletta del Pacifico che sto per comprarmi, avremo altri 99 figli e non vedremo né giornali né film.
Perona, a corollario, fa maliziosamente notare che il piano potrebbe andare in porto soltanto in caso di incassi superiori al miliardo di lire (cosa che in effetti si verificò, visto che 4 Mosche guadagnerà ben 2 miliardi e trecento milioni). Ancora più curiosa è l’idea dell’acquisto dell’isola del Pacifico, poi probabilmente mai andata a buon fine, al pari della fine della carriera dietro alla mdp.
Se la chiusura potrebbe infatti far pensare a una battuta, la premessa dell’intervistatore la rende invece piuttosto credibile. Parole probabilmente dettate sia dal momento personale assai complicato (si separerà dalla Casale nel 1972 infatti) che dal forte stress e dalla pressione mediatica. Fortunatamente, come sappiamo bene, Argento uscirà presto da questo tunnel, ritornando alla grande sulle scene nel 1975 e poi nel 1977 con quelli che all’unanimità sono considerati i suoi due capolavori, Profondo Rosso e Suspiria.
Il trailer di 4 Mosche di velluto grigio:
© Riproduzione riservata
Fonte: La Stampa