La giovane Madison Wolfe è l'ottima protagonista di un viaggio sospeso tra realtà e fantasia che cela un percorso emotivo struggente e rende giustizia al graphic novel originario di Joe Kelly
Incursione nelle profonde tenebre che anche un animo innocente come quello che una comune ragazzina delle superiori può celare, I Kill Giants dell’esordiente Anders Walter riesce a cristallizzare sul grande schermo una successione di spettri, che altro non sono che le più terribili paure della piccola Barbara, perfettamente incarnata da Madison Wolfe.
Dotata di un’acutissima fantasia, la piccola cerca una passeggera fuga dalla dura realtà che non vuole accettare in un mondo sospeso tra verità e invenzione, popolato di famelici e crudeli giganti, che non solo divorerebbero le persone, ma mirerebbero anche a distruggerne ogni possibile felicità. Barbara intraprende così un viaggio visionario all’interno e all’esterno di sé, affiancata da una nuova amica, la britannica Sophia (Sydney Wade), e sostenuta dalla paziente e comprensiva psicologa della scuola, la signora Mollé (Zoe Saldana), durante il quale la strenua battaglia contro le misteriose creature si rivelerà un potente mezzo di elaborazione della sofferenza con cui è incapace di raffrontarsi.
Raro è in un film che ha per protagonista una ragazzina, soprattutto se si tratta di un’opera ad alto contenuto drammatico, che non cada facilmente nell’eccesso patetico o nella puerile edulcorazione di ogni aspetto particolarmente problematico a lei legato. Ebbene, I Kill Giants non soltanto non mette in scena una storiella edificante epurata di ogni ombra, ma addirittura – coerentemente con il fumetto – punta su una giovane eroina al limite della sociopatia, la cui rabbia è in alcuni casi tanto incontrollabile da portarla ad aggredire violentemente gli altri intorno e la cui tendenza a dissociarsi dal mondo circostante la porta ad azioni estremamente pericolose, come il dare fuoco ad alcuni vagoni ferroviari per respingere uno dei temibili giganti che lei sola apparentemente vede.
Il rancore è dunque rappresentato con grande vividezza, sia nel modo in cui il personaggio di Barbara è delineato dal copione, dalle sue battute e dal suo profondo travaglio interiore, sia in come il non semplice ruolo è interpretato dalla quindicenne Madison Wolfe (già apprezzata nella prima stagione di True Detective), che ne fornisce un ritratto al limite dell’irritante – come peraltro deve essere – e mai civettuolo o stucchevole, ma sempre in qualche maniera frustrante e scomodo e, comunque sia, in costante attrito con tutto e tutti. E forse proprio per questo non possiamo che finire con l’empatizzare con lei quando capiamo che agisce così per una ragione ben precisa.
Similmente, lo sfidare e il vincere tali minacce attraverso la magia, i simboli di protezione runici e le armi incantate, aiuta in realtà a prevalere su una tragedia che altresì risulterebbe assolutamente intollerabile. Così, ancor più che in altri casi, il fantastico è nel film di Anders Walter solamente un surreale riflesso della cruda realtà, ricordando in questo molto da vicino il recente Sette minuti dopo la mezzanotte (A Monster Calls) di Juan Antonio Bayona (la nostra recensione) oppure Nel paese delle creature selvagge (Where the Wild Things Are) di Spike Jonze, ambedue tratti ugualmente da un originale cartaceo e con al centro giovani protagonisti che attraverso mondi e creature frutto della loro immaginazione riescono ad affrontare le loro peggiori paure. Non troppo diversamente, d’altronde, faceva un’altra e più datata trasposizione poi divenuta un classico, La storia infinita (Die unendliche Geschichte, 1984) di Wolfgang Petersen.
Al contrario, questi torvi titani dall’estrema imponenza fisica fondono un buon livello di inventiva nel character design (mutuato dai disegni originali dello spagnolo Niimura), per la cui caratterizzazione vengono utilizzati peculiari tratti distintivi innestati su una base comune, a un notevole lavoro in termini di CGI, pur senza contare su quei budget spropositati da blockbuster hollywoodiano medio.
Quasi un’opera afferente al realismo magico, I Kill Giants è in definitiva un film coraggioso, che con una figurazione tra sogno, incubo e tangibile, mostra allo spettatore il vissuto di una pre-adolescente fragile e pervasa da una rabbia devastante, nata da quel profondo male di vivere con cui anche un adulto si saprebbe relazionare con difficoltà.
Di seguito trovate il trailer ufficiale del film, al momento ancora senza una data di uscita italiana: