Il regista spagnolo torna dietro alla mdp dopo 6 anni, sperperando i talenti a disposizione - tra cui Uma Thurman - per una ghost story dallo schema abusato e che non sfrutta nemmeno a dovere l'interessante rivelazione finale
Horror altrimenti dimenticabile e sfortunatamente di routine, Dark Hall (Down a Dark Hall) presenta tuttavia una qualche scintilla di ingegnosità. Sappiamo tutti che i fantasmi nei racconti del terrore sono in genere forze malefiche che vogliono possedere o terrorizzare i viventi per vendicarsi, per portare alla luce un oscuro segreto oppure perché il pensiero di passare l’eternità sotto forma di figura spettrale deve essere alla lunga un pensiero piuttosto noioso. I fantasmi, in questo film diretto dallo spagnolo Rodrigo Cortés (Buried – Sepolto), non risparmiano certo possessioni e agguati terrificanti, e questa è certamente parte della ragione per cui la visione nel complesso appare così consuetudinaria.
Le adolescenti di Dark Hall sono appropriatamente e genericamente disturbate. Il corpo docente è per lo più oscurato dalla direttrice, interpretata da una Uma Thurman (Kill Bill) caratterizzata da un vampiresco accento francese (che soppianta l’abusato tedesco …).
Per quanto riguarda la scuola stessa, si tratta di uno di quei grandi manieri che si ergono nel bel mezzo del nulla, circondati da colline boscose e lontani anni luce dalla civiltà. In molti concorderanno che una delle componenti chiave di un horror di successo sia l’ambientazione. Ebbene, l’edificio al centro di Dark Hall è una di quelle adeguate, che sembra appartenere a un tempo perduto. L’elettricità arriva, ma solo in certe zone.
Man mano che ci si addentra nella struttura, la luce svanisce, al punto che alcune sezioni – precluse alle studentesse – appaiono immerse nel vuoto. Ogni ragazza ha la sua stanza e, in un cassetto del comodino, ci sono gli elementi essenziali per la vita in un questo del genere: una torcia elettrica, alcune candele e una scatola di fiammiferi. E’ un ambiente oppressivamente cupo, anche durante il giorno in certi punti, ma specialmente di notte, quando gli spettri escono fuori per spaventare le giovani ospiti, apparentemente senza motivo.
Il personaggio principale di questo coming-of-age soprannaturale è Kit (AnnaSophia Robb), un’adolescente che ha avuto molti problemi in passato, inclusa un’accusa per incendio doloso. Viene reclutata dalla scuola, chiamata semplicemente Blackwood, come un modo per evitare il carcere minorile e raddrizzare le sue abitudini. Sua madre (Kirsty Mitchell) e il patrigno (Jim Sturgeon) sperano così che possa essere d’aiuto, perché sono a corto di opzioni e di pazienza. Il posto è gestito da Madame Duret (Thurman) e ha docenti che si concentrano principalmente sulle arti (tra cui spicca Pip Torrens). Suo figlio Jules (Noah Silver) è un abile pianista e insegnante di musica.
Kit, che non suona il pianoforte da quando era piccolissima, inizia a suonare molto, molto meglio man mano che le sue lezioni progrediscono, diventando un virtuoso quasi da un giorno all’altro. Anche le altre quattro studentesse (interpretate da Isabelle Fuhrman, Victoria Moroles, Taylor Russell e Rosie Day) mostrano sorprendenti sviluppi nelle loro capacità in altri campi: una diventa una grande scrittrice, un’altra inizia a elaborare prove matematiche complesse.
Rodrigo Cortés indulge in espedienti fin troppo familiari: ombre che si muovono furtive, incontri strani e spaventosi che si rivelano mere visioni o sogni e presenze terrificanti che spuntano all’improvviso dopo un momento di relativo silenzio.
Semplici jumpscare che potrebbero far sobbalzare qualche spettatore meno smaliziato, mentre si avverte un po’ di sana suspense quando le ragazze iniziano a esplorare le stanze proibite alla ricerca della verità. Una verità che è relativamente ovvia nonostante i tentativi di Dark Hall di mantenerla misteriosa, almeno fino a quando è Kit stessa a enunciarla e un altro personaggio la conferma.
Ha naturalmente a che fare con la ragione per cui le studentesse sono improvvisamente in grado di eccellere in campi in cui fino a poco prima avevano scarso interesse o dove avevano fallito in passato. Senza svelare troppo, i fantasmi non sono semplici esseri anonimi. E’ questo sicuramente l’aspetto più interessante del film, ovvero una sorta di legittima giustificazione alla motivazione che sta dietro al grande segreto paranormale della Blackwood.
Dark Hall presenta qui un enigma morale / intellettuale piuttosto provocatorio e stimolante, che avrebbe meritato senz’altro maggior rigore centralità rispetto alla confezione che preferisce indugiare in cliché e atmosfere abusati, sperperando anche il bagaglio di talenti a disposizione (compreso Nacho Cerdà, che ha guidato la seconda unità).
Di seguito il trailer italiano di Dark Hall, uscito in sordina nei nostri cinema l’1 agosto: