Il regista esordisce con un film i cui pregi si fermano al materiale usato per i set
Fin dall’arrivo online del primo trailer, chi ha familiarità con Community non avrà potuto fare a meno di paragonare Dave Made a Maze a uno degli episodi della surreale – e purtroppo sottovalutata – serie TV creata da Dan Harmond, in particolare a quello in cui i protagonisti Abed e Troy realizzano un ‘fortino di lenzuola’ che piano piano si espande per tutti i corridoio della scuola in cui studiano arrivando a coinvolgere decine di ragazzi che finiscono per viverci tranquillamente all’interno. Sgomberiamo subito il campo quindi dalla possibilità che questo lungometraggio sia estremamente originale (per chi non avesse mai visto lo show della NBC, rimediate al più presto.) E’ vero, DMAM è stato girato con un budget minuscolo, utilizzando sostanzialmente set di cartone, eppure, sebbene sia un’opera decisamente indie – e pertanto dotata di indubbio fascino -, ha qualcosa in comune con molti blockbuster patinati: la confezione è tanto interessante quanto la resa è debole.
Il regista esordiente e co-sceneggiatore Bill Watterson (da non confondersi con l’omonimo creatore del fumetto Calvin & Hobbes) e i designer di produzione John Sumner e Trisha Gum si sono affidati fortemente al Cardboard Institute of Technology. Il collettivo di artisti di San Francisco ha utilizzato ben 30.000 metri quadrati di cartone per costruire tutta la serie di corridoi, camere e persino ingranaggi che vediamo negli 80 minuti scarsi di svolgimento, inclusi un rotoscopio, un corridoio dall’aspetto di enorme tastiera di pianoforte i cui tasti neri sono portali verso altre zone e un tempio maledetto custodito da una marionetta (che ricorda lo Spaventapasseri del Mago di OZ). Alcuni degli spazi – tra cui uno scivolo, una ‘sala per le proiezioni’ e una grande ‘vagina’ mobile – risultano quasi alchemici. C’è anche un gustoso omaggio alla sequenza del compattatore di rifiuti di Star Wars: Una nuova speranza, più o meno ricostruita fedelmente.
I fan delle ‘stranezze cinematografiche’ e delle ambientazioni suggestive teoricamente dovrebbero godere di un film come Dave Made a Maze, eppure la sensazione di girare a vuoto è costante. E’ vero che talvolta qualche intuizione balena sullo schermo, come le sezioni in cui i personaggi si trasformano letteralmente in burattini di cartapesta o virano al bianco e nero, ma in definitiva sembra non esserci un grande collante a tenere in piedi questa ambiziosa creazione. Watterson condivide qualcosa con Dave: non sa perché il labirinto esista e si espanda organicamente. E quando prova a spiegarlo, filosofeggiando maldestramente sulla necessità di concludere qualcosa per trovare un senso a un’esistenza schifosa, riesce soltanto a dimostrare una volta di più quanto Charlie Kaufman sia il gigante che è. Anche la relazione tra Dave e Annie, presentata come qualcosa di apparentemente importante, non subisce alcun rilevante cambiamento in una storia dove la metamorfosi sembra centrale.
In conclusione, DMAM è una visione senza il film intorno, che punta tutto sull’aspetto curioso per attirare lo spettatore, ma che non sa che pesci pigliare una volta che deve guidarlo all’interno dell’intricato dedalo. Un filo d’Arianna a cui aggrapparsi concretamente avrebbe senz’altro giovato.
Di seguito il full trailer originale: