Il regista torna a dirigere un film dopo quasi 20 anni, ma il risultato è uno slasher sciapo e uguale a mille altri
Considerando che Fender Bender è il primo film co-prodotto da ChillerTV e Scream Factory, forse bisognerebbe essere un po’ più teneri nelle prossime righe. Ma anche no.
Da quanto si può vedere negli ultimi anni, i film dell’orrore sono molto facili da realizzare (da qui l’enorme quantità), ma incredibilmente difficili da differenziare (da qui l’enorme divario nella qualità all’interno del genere). Chiunque può ricreare delle morti sullo schermo, ma ci vuole abilità per evitare di finire dalle insidiose parti del già visto. Prendete Fender Bender come ultimo esempio, in cui il regista Mark Pavia – lontano dalle scene dal memorabile The Night Flier – Il Volatore Notturno del 1997 (la recensione) – diluisce un’idea originale con stantii e triti elementi generici da slasher tipici di molte altre pellicole. Alcuni frangenti – per lo più gore – si elevano per qualche momento, ma il risultato della furia di questo misterioso e violento guidatore non è altro che un blando home invasion / slasher wannabe raccontato attraverso una voce debole e timida.
Fender Bender dovrebbe nelle intenzioni mandare su di giri i motori dello spettatore, ma in realtà sono ben pochi gli istanti dignitosi in mezzo a un mare di minuti scarsamente ispirati. Quando il killer si presenta in scena a inizio film, la sua peculiare maschera in pelle nera a tema automobilistico accende con una scossa di energia la fantasia. Ci troviamo davanti a un nuovo memorabile villain degno dei migliori slasher, il cui retrogusto BDSM instillerà profonda paura invece di una risata e una presa in giro? No, per nulla.
Tanto velocemente “l’autista” si presenta, quanto la mancanza di informazioni di fondo e un’assurda agilità alla Michael Myers lo rendono nient’altro che un mero imitatore seriale in pelle nera. Per non parlare del modus operandi, quantomeno foriero di numerose perplessità se non si stacca completamente il cervello (tamponare ignare ragazzine solo per ottenere i loro numeri e gli indirizzi di casa e senza che intervenga prima o poi la polizia o la compagnia di assicurazione? Mah). Alla maniera di A Prova di Morte, Sage incarna questo maniaco, che nutre ovviamente oscure intenzioni. Quando cala la notte, si trasforma in un killer silenzioso, la cui maschera con griglia e fanali è l’unico fattore che lo denota smaccatamente. Nessuna personalità eccentrica, nessun incontro memorabile e sicuramente nessuna impressione duratura in chi guarda. Certo lo spazio per un sequel ci sarebbe, ma se queste sono le premesse meglio fermarsi qui.
Venendo alle uccisioni ‘raccapriccianti’, SPOILER quella della biondissima Dre Davis diventa facilmente l’apice in mezzo alle misere coltellate che elargisce qua e là Fender Bender. Il suo personaggio, Rachel, ha la sfortunata fortuna di essere scoperta dal “driver” (dopo aver provato a combatterci), sopravvivere alla caduta da una finestra del secondo piano, ma non a evitare alla fine di essere investita come un riccio che attraversa la carreggiata. FINE SPOILER Mentre agli altri vengono destinate normali – e ben poco sanguinose – uccisioni ‘di taglio’ (con un coltello che non è certo quello di Rambo peraltro …), questo è l’unico momento in cui Mark Pavia mostra quanto crudele potrebbe essere la sua visione orrorifica – un breve scorcio che non può però far dimenticare la totalità del suo incubo disincantato. A onore del vero, uno dei pochi punti di forza della pellicola è che si evita un finale oltremodo telefonato. Senza dire molto altro, il film sembra voler sottolineare, in modo palese o occulto, che è poco saggio rivelare le vostre informazioni personali anche dopo un innocuo incidente d’auto, e che se lo fai, sei responsabile di quello che potrebbe potenzialmente accadere.
L’ex bambina prodigio Makenzie Vega potrebbe diventare una futura stella del genere – nonostante debba qui fare i conti con performance di supporto ben poco ispirate -, ma non può elevare Fender Bender al di sopra del nulla fatto a slasher che abbiamo già visto un trilione di volte in passato (per dirne uno di non troppo tempo fa, Most Likely To Die). Come detto in apertura, è facile fare un film (slasher) – ma per farne uno buono ci vogliono abilità, tempo e istinto omicida. Se l’ambizione è chiaramente presente, questa finisce per essere solamente un’altra tacca sulla cintura per le punizioni di ogni fan dell’horror. Si arriva fino alla fine (dura 87′ scarsi), ma non c’è molto che varrà la pena di ricordare, o peggio, di cui aver paura, una volta che la bandiera a scacchi sventola sul traguardo.
Di seguito il trailer ufficiale di Fender Bender: