Joel Edgerton, Charlize Theron e David Oyelowo sono i protagonisti di una dark comedy sulla vena dei fratelli Coen, bagnata di didattico provvidenzialismo
Dark comedy dallo sviluppo funambolesco, Gringo di Nash Edgerton (che torna alla regia di un lungometraggio a 10 anni da The Square) ricorda per il folle e imprevedibile succedersi degli eventi quasi un film dei fratelli Coen, alla Fargo per intendersi, con tanto di voltafaccia, doppi giochi e perfino un finto rapimento (e uno vero). Assai diversi sono però il protagonista, che poco ha del cinismo tipico del duo di sceneggiatori / registi, e il finale, corroborante.
Il poveretto scopre di essere stato tradito dalla coppia, di cui si fidava ciecamente, durante un viaggio di lavoro in Messico, in cui i tre si sono recati per la casa farmaceutica per cui lavorano. Infatti, con l’affermarsi del mercato della marijuana grazie alla sua liberalizzazione, stanno lavorando a una pillola composta della droga psicotropa, che in futuro vorrebbero immettere sul mercato. Peccato che in precedenza abbiano stretto affari con uno dei narcos locali, chiamato evocativamente Black Panther, e che ora vogliano scaricarlo insieme al povero Harry.
Il boss in tutta reazione mira a rubare la formula della nuova sostanza dal laboratorio messicano della società e, guarda caso è proprio il protagonista ad essere la chiave d’accesso, con le proprie impronte digitali. Si scatena così un turbinio di tentati rapimenti, sequestri, fughe, salvataggi da parte di mercenari addestrati e sparatorie in quelli che sono senza dubbio i giorni peggiori dell’intera esistenza dello sventurato Harry.
Tragicomico è anche il povero Harry, incarnato in maniera frizzante da David Oyelowo, che riesce subito a creare empatia nello spettatore per la serie di sventure a cui è sottoposto nel giro di poche ore e il modo a cui ad esse reagisce. Nell’ordine, un consulte afferma che sia povero, il suo capo gli volta le spalle, sua moglie (Thandie Newton) lo tradisce e un Cartello della droga è sulle sue tracce, e non è finita qui …
Insomma, sull’immoralità degli americani, o gringos, si calca molto la mano, ma per farlo gli sceneggiatori Anthony Tambakis e Matthew Stone perdono un po’ di vista il disegno d’insieme per eccesso di furor. Ancor più, alcuni colpi di scena e dialoghi rasentano il paradosso, come uno tra il cacciatore di taglie Mitch Rush (Charlto Copley) e il protagonista sull’esistenza di Dio e il suo impatto diretto nel mondo tangibile, con una svolta assurda in termini di intervento della divina Provvidenza.
Alcuni potranno dunque lamentare il buonismo che emerge qua e là durante tutto il minutaggio di Gringo e che esplode nell’epilogo, avvicinandolo più a una fiaba di Esopo a scopo didattico che a una cinica dark tale sul narcotraffico e sulla corruzione industriale. Fanciullesco e un po’ ingenuo, questo approccio in cui i cattivi perdono e i buoni in ultimo sono premiati, rispecchia però perfettamente l’animo di Harry e assume quindi una certa coerenza con il discorso portato avanti fin da principio. In sostanza, a volte è anche corroborante assistere alla discesa e alla successiva ascesa di un protagonista profondamente buono.
Di seguito trovate il trailer ufficiale: