Il creatore della saga torna in regia per un 7° capitolo che non lesina sangue e dark humor, dimostrando che i sequel possono essere fatti con intelligenza
Fa piacere rivedere tra i protagonisti Alex Vincent nei panni di Andy Barclay a quasi trent’anni dal secondo capitolo di La Bambola Assassina (Child’s Play). Il suo ritorno è solo l’ultima delle folli e brillanti idee pensate dallo sceneggiatore e regista Don Mancini per la sua fortunata saga horror diventata molto popolare – almeno negli Stati Uniti – fin dal debutto alla fine degli anni ’80, quando il bambolotto killer di nome Chucky (doppiato da Brad Dourif) ha fatto la sua prima apparizione al cinema. Arrivati ora al settimo capitolo, ci si chiedeva quindi se con Il Culto Di Chucky – La Bambola Assassina 7 (Cult of Chucky) il regista avesse saputo realizzare un sequel dignitoso e che avesse davvero qualcosa da dire.
La storia ruota attorno alla sfortunata Nica Pierce (una Fiona Dourif decisamente adeguata), convintasi di essere la vera responsabile degli omicidi – e non Chucky – che hanno colpito la sua famiglia quattro anni prima. Da quei terribili accadimenti, lei si trova internata sulla sua sedia a rotelle in un manicomio/prigione, a metà tra L’uomo che fuggì dal futuro e Shining.
Quando alcuni strani e mortali incidenti cominciano ad accadere nella struttura, la ragazza comincia a pensare tuttavia che dopo tutto potrebbe non essere pazza e vittima di allucinazioni come credeva. Il vendicativo Chucky infatti la sta cercando, ma non vuole ucciderla troppo in fretta. Intanto, Andy Barclay (Vincent) crede all’innocenza di Nica per via dei suoi personali trascorsi e quando scopre che lei si trova in pericolo, si affretta a cercare di raggiungerla prima che sia troppo tardi.
Come gli appassionati sanno bene, l’attore aveva fatto un cameo già al termine di La Maledizione, anticipando così la sua futura partecipazione e dando il via alle speculazioni sul suo ruolo. Anche alla fine dei titoli di coda di ICDC appare adesso qualcuno, quindi aspettate a spegnere, può dare un’idea di dove Mancini abbia intenzione di andare nel prossimo futuro.
In ogni caso, Andy non sembra aver avuto molta fortuna, visto che tutti sembrano sapere bene del suo oscuro passato. Vive in una baita isolata e cela qualcosa all’interno di una cassaforte a muro. Un mistero che serve in parte da leva ‘comica’ al film, specie nella prima parte.
Andy riguarda un video in cui cerca di convincere il subdolo medico di Nica (Michael Therriault) sparando in testa al suo ‘segreto’ con una pistola a pallini e facendolo urlare, ma, naturalmente, nessuno gli crede, nemmeno stavolta. Senza incappare in spoiler, dovreste aver già intuito come stanno le cose. Sostanzialmente si tratta di ciò che Il Culto di Chucky fa per la maggior parte dei suoi 90′ fino alla rivelazione finale e può risultare veramente frustrante, almeno fintanto che ci si chiede cosa stia succedendo davvero e chi-è-chi. Un espediente che riesce in qualche modo a tenere sulle spine.
A un certo punto, Nica guarda una delle altre pazienti dalla dubbia stabilità mentale dalla finestra, mentre quella porta un bambolotto Good Guy – usato giustamente per la terapia di gruppo … – all’esterno, in un cimitero innevato e all’improvviso il suo volto senza vita si contorce in una smorfia malvagia e le mostra da lontano il dito medio. Questo genere di accadimenti potrebbe spingere lo spettatore a chiedersi se quello che vede sia tutto nella mente malata della protagonista, ma soprattutto quale sia nel caso contrario il sinistro piano di Chucky.
E’ vero che anche nei precedenti capitoli il piccolo e terribile villain dai capelli rossi era stato animato più che dignitosamente, ma questa volta sono andati oltre se possibile. Subito dopo la sequenza citata, un’anziana paziente esce poi dalla sua stanza e vede Chucky e quella gli dice che non deve avere paura di lei. Dopo l’iniziale sbigottimento, Chucky capisce la situazione, sentenziando con un onesto “sono finito nel nido del fott*to cuculo” (cogliere la citazione …) prima di proseguire oltre. Solo un esempio di come la sua lingua sia ancora affilata e del dark humor che anche questa volta Don Mancini non ha lesinato a inserire.
Non è semplice entrare nei dettagli senza spoilerare il film, soprattutto quando le cose precipitano verso la fine – tra ipnosi e vodoo – e i colpi di scena diventano difficilmente preventivabili (specie quello dopo i titoli di coda, che però richiama quello di La Maledizione). Qualcuno rimane a prendersi la colpa dei brutali omicidi avvenuti nell’ospedale psichiatrico, allo stesso modo in cui Nica si era presa la colpa per quelli nella casa. Ma chi … ?
Chucky si abbatte con la consueta violenza R Rated e sagacia sui – pochi – membri dello staff (la povertà di personale fa tenerezza e rimarca il misero budget a disposizione) con tutto ciò su cui può mettere le sue manine di plastica. Pur non avendolo mai usato prima, il bambolotto dimostra di poter impiegare in modi brutali e sanguinosamente grafici un trapano elettrico dalla punta mooooolto lunga e similmente fa incetta delle inutili vite di molti pazienti che gli capitano a tiro per il solo gusto di farlo e nei modi più inventivi e splatter (in particolare c’è una decapitazione al rallentatore che lascia il segno).
Sicuramente, dopo il doppio colpo di scena finale, è difficile non pensare che, da un lato, la perdita dell’innocenza giocherà una parte importante in essa e dall’altro che si cercherà comunque di battere nuove strade in direzioni inaspettate.
Ora però sarà importante non dover aspettare altri quattro anni per conoscere le risposte tanto abilmente suggerite qui.
Di seguito il red band trailer di IL Culti di Chucky, in DVD e VOD dal 3 ottobre: