Un viaggio profondo e terrificante alla ricerca del vero volto di una setta e del suo leader
A volte l’incubo è reale, e per questo motivo stavolta abbiamo scelto dal catalogo nascosto di Netflix non un horror, o un film di fantascienza, ma il documentario su una setta californiana, intitolato Holy Hell, diretto da William Allen. Al centro della narrazione, il regista stesso che, dopo aver scoperto di essere omosessuale a 22 anni viene cacciato di casa e parte in cerca di un nuovo nucleo famigliare di cui sentirsi parte, quando la sorella lo invita a unirsi a una sorta di gruppo spirituale: il Buddha Field. La comunità, il cui nome chiaramente fa riferimento alle dottrine orientali, è guidata da una sorta di Guru dai molteplici nomi, prima Micheal, poi Andreas, che promette l’Illuminazione e chi lo seguirà in un percorso di ricerca.
In una lenta e progressiva caduta nella totale negazione di sé, seguiamo allora i protagonisti mentre pian piano sono sottoposti a un vero e proprio lavaggio del cervello, in cui la loro volontà viene del tutto annullata, in un iter psicologico dettagliato, che ci fornisce una prospettiva unica sul fenomeno delle sette e sui suoi lati oscuri. In una lenta scoperta della realtà dietro la menzogna, ancor più agghiacciante perché resa da immagini reali, vediamo la spiritualità che si tramuta in coercizione e Andreas rivela il suo vero volto, di spregiudicato truffatore, attore fallito e porno-divo, che usa la psicanalisi, una formazione attoriale, il suo fascino innato e alcuni precetti buddhisti per sottomettere il prossimo, fino a ad averlo in suo totale potere, fino a obbligare molti sui giovani e bellissimi seguaci, anche non gay, ad avere rapporti sessuali con lui.
Sconvolgente dunque perché reale, non ci sono attori, ma solo coloro che hanno vissuto davvero tale esperienza e ce la delineano in modo crudo, sincero. Unico anche perché uno dei pochissimi casi in cui una setta è documentata dall’interno, attraverso le riprese di un adepto cinefilo – che coprono ben 22 anni di attività – e con il beneplacito del suo leader, cosicché non sono solo i racconti a descriverci cosa successe, ma anche il filmato, registrato attraverso l’occhio dalla camera da presa, oggettivo e immutabile al contrario dei ricordi. Si ha così un duro viaggio, grazie alle parole e alle immagini, che ci narrano di una terribile storia di prigionia, più mentale che fisica, dalla parte di chi davvero l’ha vissuta e senza finzione, a ricordarci che la perdita del proprio spirito critico porta a conseguenze davvero terrificanti.
Di seguito il trailer di Holy Hell: