Il film di debutto del regista spagnolo sfida l'estetica e la morale comune sotto l'egida del geniale Álex de la Iglesia
Paradossale e volutamente scioccante, questo è senza dubbio l’animo di Pelle (Pieles, disponibile su Netflix), film di debutto scritto e diretto dallo spagnolo Eduardo Casanova che basa su una sconcertante deformità fisica il suo proclamo rivoluzionario contro la morale e il pensiero comune.
Poi, gli mostra Laura, una bambina di 11 anni in una foto, lui ne è ammaliato, l’orribile tenutaria conduce la ragazzina nella stanza una volta del medesimo colore e della stessa nuance vestita per darla in pasto a quel piagnucolante orco. Ciò che più lascia basiti della scena sono proprio i toni con cui è narrata, l’ambientazione tenue da casa delle bambole dove il turpe evento si consuma, i dialoghi patetici che in superficie paiono quasi scusare lui, di sottofondo delle note melense di piano risultano ancor più stranianti, non esiste così una palese critica a un atteggiamento socialmente inaccettabile. La grande forza della condanna sta proprio qui, nel distacco e nell’assurdità della descrizione stessa.
Laura (da adulta incarnata da Macarena Gómez) è solo una dei molti personaggi messi in scena tra grottesco, patetico ed eroico, in un approccio alle psicologie senza veli e senza tabù che molto ricorda quello di Álex de la Iglesia, che infatti è coinvolto in veste di produttore, e se ne percepisce certo la presenza. Cernevale umano tratteggiato con eccessi espressionisti, sia nella superficie che soprattutto nell’anima, si susseguono allora Samantha (Ana Polvorosa), donna che ha invertiti bocca e deretano, Ana (Candela Peña), il cui emisfero sinistro del volto pende quanto “Gli orologi molli” di Salvador Dalí, Vanesa (Ana María Ayala) nana protagonista di un programma per bambini in cui è costretta a travestirsi da orsetto rosa, Guille (Jon Kortajarena) dalla faccia deformata da profonde cicatrici, infine Cristian (Eloi Costa), che non accetta di avere le gambe e vorrebbe essere un sirenetto.
Oltre difatti alla già citata sequenza di apertura, sono reiterati i passaggi davvero crudi e spregiudicatamente anticonformisti, di rottura; tale afflato, peraltro, non risiede più in un’estetica invisa alle folle, ma nella cattiveria, nella perversione del normale, di coloro che sono comuni. Questi, ferini e disumani contrappunti ai singolari protagonisti, sono i veri mostri, ne abusano senza pietà, come coloro che sfruttano Laura sin dalla tenera età, o i due gemelli che violentano Ana, o il manager di Vanesa che ne sfruttano l’unicità senza riserbo o rispetto per la sua felicità.
Attacco all’ipocrisia sferrato visivamente, l’immagine marcatamente deforme dei protagonisti è ancor più accentuata dalle scelte cromatiche, dall’uso di una bicromia fanciullesca basata sui rosa e sui viola, in un colorismo alla Grand Budapest Hotel di Wes Anderson che tuttavia riprende solo nell’epidermico, poiché nell’essenza alla leggerezza, al fiabesco è sostituito un’estremo squallore. Film coraggioso per lo sfrontato disincanto e cinismo con cui tratta certe tematiche, portandoli fino agli estremi confini, Pelle è anche capace di estrema umanità e dolcezza proprio nel tratteggiare la sua singolare umanità, eroica e poetica, per questo detentrice d’infinita bellezza.
Di seguito trovate il trailer di Pelle: