Ralph e Vanellope tornano al cinema per una nuova avventura nel Web che mette sul piatto esistenzialismo ed esami di coscienza e li annaffia di colori e umorismo, incappando però anche in alcuni momenti ambigui
Nel corso del tempo abbiamo visto numerosi sequel in casa Disney, ma forse non tutti hanno fatto caso che soltanto tre sono stati premiati dai Walt Disney Animation Studios con un’uscita nelle sale cinematografiche: Bianca e Bernie nella terra dei canguri (1990), Fantasia 2000 e ora Ralph Spacca Internet (Ralph Breaks the Internet) di Rich Moore e Phil Johnston, che arriva a sei anni esatti dal primo film, capace di incassare oltre 450 milioni di dollari nel mondo e di conquistare gli spettatori con il suo mix di commedia e avventura ambientato all’interno del mondo dei videogiochi delle vecchie sale giochi.
Anche la ragazzina ha trovato la pace, visto che il suo problema tecnico si è evoluto in qualcosa di cui andare fiera. Tuttavia, sta cominciando a maturare un certa irrequietezza, dovuta alla routine di correre ogni giorno gli stessi tre tracciati e poi ogni sera bere una pinta di spuma con Ralph al bar di Tapper. Un giorno, una partita a Sugar Rush finisce male e il volante si rompe, così l’anziano proprietario della sala giochi esita a fare subito un’offerta di 200 dollari per aggiudicarsi su eBay il pezzo di ricambio.
Col pericolo concreto che la sospensione di Sugar Rush diventi permanente e addirittura che Litwak (Ed O’Neill) opti per vendere il cabinato pezzo per pezzo, Ralph e Vanellope decidono di prendere in mano la situazione e avventurarsi nel misterioso Internet. Una volta attivata la connessione Wi-Fi, i due vengono quindi spediti nel vivace e vibrante World Wide Web, dove Google è una torre e gli utenti si rivolgono alla Barra di Ricerca presidiata dal buffo LeSoTutte (Alan Tudyk), il quale è desideroso di finire automaticamente le query.
L’Internet che vediamo qui corrisponde a quello che stiamo usando oggigiorno ed è speculare al mondo in cui venivano usati i videogiochi arcade del primo film. C’è un certo salto logico da contemplare, ma ci si raccapezza velocemente. Gli annunci pop-up, ad esempio, sono degli estranei rompiscatole e invadenti che cercano di attirare il nostro interesse con cartelli clickbait. Uno di questi, chiamato J.P. Spamly (Bill Hader), promette a Ralph e Vanellope di far guadagnare loro molto denaro semplicemente giocando ai videogiochi. E questo è proprio quello di cui hanno bisogno, visto che – dopo aver raggiunto la zona di eBay – hanno offerto, non capendone i meccanismi di puntata, lo sproposito di 27.001 dollari per comprare il volante Sugar Rush, trovandosi però in difficoltà al momento del pagamento.
Quando il tentativo va a monte, Ralph cerca di trovare un nuovo modo per raccogliere i soldi e salvare la ‘casa’ della sua amichetta del cuore, imboccando una strada che lo porterà a separarsi da Vanellope e che lo guiderà anche nel Dark Web a cercare l’aiuto di un tizio losco di nome Double Dan (Alfred Molina), esperto di virus.
Già Ralph Spaccatutto aveva decido di assomigliare a un film della Pixar, sia visivamente che tematicamente e Ralph Spacca Internet lo fa ora in misura ancora maggiore, soprattutto narrativamente. Lo sceneggiatore e regista di Alla ricerca di Nemo e WALL-E, Andrew Stanton, è non a caso accreditato qui come “Narrative Guru”. Con entrambi gli studi sotto la guida di John Lasseter (che è accreditato come produttore esecutivo probabilmente per l’ultima volta), il divario tra l’animazione Pixar e quella Disney si è ridotto parecchio, nel bene o nel male.
Il film è colmo di Easter Egg e riferimenti. Se – come nel capostipite – ritroviamo personaggi di videogiochi classici come Pacman, Zangief di Street Fighter e Sonic, l’apertura alla Rete comporta la scoperta di luoghi come Amazon, Pinterest e i social media. Ci sono due grandi direttrici che gli autori scelgono di esplorare: la prima è YouTube, che viene convenientemente ribattezzato BuzzzTube (la Disney non aveva evidentemente intenzione di offrire pubblicità gratuita). È palese quale sia il mondo in cui Ralph si immerge mentre cerca di accumulare rapidamente il denaro che gli serve. Diventa il protagonista di video virali, filmando se stesso mentre mangia peperoncini piccantissimi, facendo tutorial per il make-up e creando imbarazzanti giochi di parole con le api (il curioso messaggio che passa – e che qualche bambino potrebbe far suo – è che tutto ciò che si deve fare per guadagnare migliaia di dollari in un giorno si proprio una di queste cose assolutamente stupide …).
Rendere questo materiale ‘usa e getta’ – un giorno sei il preferito di tutti, il giorno dopo nessuno ricorda il tuo nome – di successo offre tuttavia uno spunto di riflessione sia su quanto sia volubile e imprevedibile la natura degli spettatori, sia quanto possano essere nocivi i commenti lasciati in rete. In questo contesto sbuca quindi Yesss (Taraji P. Henson), un algoritmo di BuzzzTube che aiuta a creare appunto buzz intorno a un nuovo contenuto e accrescere così il traffico a pagamento (altro punto soggetto a perplessità è il rendere ‘eroe’ un personaggio del genere). In ogni caso, viene catturato piuttosto bene il valore del perdere tempo nelle deviazioni su Internet.
Questa grandiosa dimostrazione di sinergia aziendale è infatti un po’ difficile da digerire, perché il product placement e l’auto-promozione sono due cose solitamente ampiamente disapprovate, e a ragione, nel mondo dell’arte e del cinema. Ci sono gli Stormtrooper di Star Wars. C’è Groot. E si, ci sono tutte le principesse Disney, compresa la Merida di Brave, al centro di una gag rimaneggiata in fase di doppiaggio per non risultare troppo razzista nei confronti degli scozzesi. Eppure, se ci approcciamo a quanto si dipana sullo schermo senza cinismo, la trovata funziona magnificamente. Dopo una avvio macchinoso e non troppo brillante, le scene di demitizzazione che coinvolgono le principesse sono da applausi, con Vanellope che finisce casualmente nella stanza del backstage dove tutte loro si rilassano in attesa dello show successivo.
Troviamo Rapunzel, Mulan, Pocahontas, Ariel, Cenerentola, Tiana, Moana, Anna, Biancaneve, Aurora e così via (in originale sono state utilizzate le doppiatrici storiche). E’ qui che la promozione di una property e l’ansia di consolidare il marchio lascia il posto a una sana e inaspettata auto presa in giro che evidenzia i numerosi punti di contatto nella scrittura di tutti questi personaggi amatissimi. Un espediente che peraltro non può non far desiderare di vedere altri mash-up del genere.
Se c’è un problema con tutte queste giocose celebrazioni Disney, è tuttavia che sembrano non essenziali nel migliore dei casi e, nel peggiore, solo tangenti alla narrazione principale di Ralph spacca Internet, che risulta così poco maneggevole in alcuni punti e irrilevante in altri. Sostanzialmente, si tratta di un coming-of-age che affronta i problemi della crescita di un’adolescente, l’emancipazione e la necessità di inseguire i propri sogni a qualsiasi costo lungo quasi due ore, che si regge – e si dilunga – su simpatiche deviazioni che intrattengono senza però rafforzare davvero la storia.
La seconda venuta di Ralph è indubbiamente più complessa del predecessore, visivamente e narrativamente. Mette sul piatto esistenzialismo ed esami di coscienza e li annaffia di colori e umorismo, ma potrebbe rappresentare un pericoloso precedente nell’auto-celebrazione al cinema, senza contare il pericolo di invecchiamento precoce. Ma di questo ne riparleremo tra un po’.
Un suggerimento importante: non alzatevi appena partono i titoli di coda. Sono infatti state inserite due scene extra, una a metà e una in chiusura, entrambe memorabili per motivi diversi.
Di seguito il trailer italiano di Ralph Spacca Internet, che arriverà nei nostri cinema l’1 gennaio 2019: