Il regista australiano debutta con un monster movie non banale e intriso di folclore locale
Le note della classica Sounds of Then (This Is Australia) dei GANGgajang, una delle tante canzoni pop locali che impreziosiscono la colonna sonora di Red Billabong, tolgono subito ogni dubbio sulla provenienza di questo film. I più esperti sanno bene che l’Australia ha trascorso la parte migliore degli ultimi dieci anni a creare pellicole dell’orrore innovative, che giustamente hanno fatto il giro del mondo. Wolf Creek e Babadook – giusto per citarne due – sono diventate hit internazionali (persino in Italia), mentre gemme come The Tunnel e Lake Mungo hanno impressionato per il loro stile documentaristico. Eppure, questa potrebbe essere la prima produzione nazionale horror ad abbracciare sia il folclore locale che l’uso di effetti speciali in CGI così pienamente.
Red Blliabong appare da subito come qualcosa di più grande di quanto ci si potrebbe aspettare. In superficie, è l’ennesima variante dell’archetipo della ‘baita nei boschi’ sotto assedio da parte del mostro di turno, sostituendo solo la tradizionale ambientazione americana in riva a un lago con la macchia e il billabong appunto (una pozza d’acqua stagnante formatasi della confluenza delle acque di un fiume) australiani. Più che al mero – e vago – cambiamento di ambientazione, il regista e sceneggiatore Luke Sparke infonde però di cultura e leggende autoctone ogni momento del suo film di debutto (Ewing sfoggia addirittura un tatuaggio con la Croce del Sud sul suo avambraccio), tralasciando anche l’aspetto più smaccatamente sessuale, onnipresente nel filone. Fin dalla sequenza di apertura, emerge concretamente la volontà di pianificare in modo attento questo mondo, e i soltanto vaghi suggerimenti alla ricerca del nonno o alle tribù locali non fanno che infittire l’aria di mistero che permea l’opera. Questo è Red Billabong: non solamente un horror, ma un enigma da risolvere nell’ambito di una tipica pellicola splatter.
Tirando le somme, nonostante alcuni topoi familiari, Sparke ne sfida apertamente un discreto numero con Red Blliabong. Dopotutto, dove altro pensate di vedere una cazzutissima squadra d’elite aborigena di combattenti (guidata da Gregory J. Fryer) pronta ad abbattere un mostro uscito dalla fiabe della buonanotte?? Ha il potenziale per diventare un successo anche all’estero (ricordate The Host di Bong Joon-ho?), e se avrete l’accortezza di soffermarvi sui titoli di coda, oltre a riconoscere il duro lavoro di tutti i soggetti coinvolti potreste anche intuire un suggerimento all’inizio di una possibile saga. Fatti in là Mick Taylor, l’Australia ha un nuovo incubo da cui scappare a gambe levate!
Di seguito il trailer originale di Red Billabong: