I due registi giapponesi declinano una delicata storia d'amore adolescenziale alla fantascienza, perdendo però in parte la sua forza poetica
Film pervaso da un delicato romanticismo liceale, Fireworks – Vanno visti di lato o dal basso? di Akiyuki Shinbō e Nobuyuki Takeuchi riprende quella sensibilità tipicamente nipponica nel trattare un coming-of-age a cui aggiunge un tocco fantascientifico che rimane però un po’ straniante.
Fino a qui assistiamo ad un racconto piuttosto lineare, convenzionale, in cui sono narrate le problematiche adolescenziali, in un triangolo amoroso che coinvolge due amici e colei di cui ambedue sono innamorati; poi d’improvviso è presa una direzione inaspettata: un piccolo e singolare marchingegno permette a Norimichi ripetuti spostamenti nel tempo e nello spazio, cosicché lui possa cambiare una serie di accadimenti infelici e vivere una memorabile giornata con la ragazza di cui è innamorato.
Strano ibrido tra due concept del tutto differenti e non molto ben amalgamati tra di loro, da una parte abbiamo il delicata romance che riprende quegli ingredienti fondamentali che hanno portato il grande Makoto Shinkai al gusto riconoscimento e al recente successo con Your Name, ma di cui sono riprese molto più le precedenti e forse anche migliori pellicole, in particolare il bellissimo e struggente 5 cm per second. Come in quest’ultimo, viene delineato un tenue e poetico ritratto della psicologia di due adolescenti, si susseguono brevi frammenti di tragicità, tra cui una separazione forzata e il senso di solitudine di due anime sensibili, esperienze comuni che assurgono all’unicità per la purezza dei sentimenti che vengono descritti; tuttavia, nel complesso più leggero (soprattutto per la cornice che si concentra sui compagni di classe dei protagonisti e sul reiterato quesito se i fuochi d’artificio siano piatti o sferici), Fireworks – Vanno visti di lato o dal basso? non riesce a toccare quell’annichilente disperazione, quel senso d’impotenza che fanno di Shinkai un grande maestro dell’anime.
L’indagine interiore e una notevole attenzione per le sfumature dell’umana psiche sono, comunque, ricercate in maniera tutt’altro che superficiale e con risultati a tratti commoventi. Poi c’è la rappresentazione lirica della natura, la raffigurazione raffinata degli effetti luminosi sulle superfici, l’indulgere sui particolare con lentezza, le pale eoliche che ruotano con il vento, i raggi del sole che si rifrangono dando vita a un prisma di colori primari, la consistenza inafferrabile degli schizzi d’acqua e i fuochi d’artificio con i loro mille colori; anche quivi si percepisce il debito verso Shinkai, ma anche verso Hayao Miyazaki, che è ricordato in particolar modo nella scena in cui un treno procede su rotaie in un lembo di terra a filo dell’acqua sul mare, in cui impossibile è non pensare a una delle immagini più sconvolgentemente belle di La città incantata.
Nonostante alcuni problemi, però, Fireworks – Vanno visti di lato o dal basso? è, come buona parte dell’animazione nipponica, qualitativamente più che apprezzabile e ci regala una dolce e amara storia d’amore adolescenziale che, seppur non esageratamente originale, certo supera di molto per dialoghi e profondità pressoché ogni omologo prodotto commerciale americano.
Di seguito il trailer di Fireworks – Vanno visti di lato o dal basso?