Il regista britannico ricorre a un'asettica ambientazione claustrofobica per dar vita a una più ampia riflessione sulla degenerazione delle democrazia e dei più basilari valori della civiltà
Interessante riflessione sulla degenerazione delle democrazie occidentali fino ad apocalittici scenari, White Chamber di Paul Raschid (Servants’ Quarters) esplora con vivido orrore l’abbandono di ogni più basilare valore o empatia, riflettendo sulle più terrificanti possibili derive morali della civiltà. Tuttavia, il film non si serve di epiche scene di battaglie, ma edifica un raffinato e cinico studio psicologico sviluppato con pochi mezzi e attori, ma risultando proprio per l’assenza di qualsiasi possibile distrazione visiva o narrativa forse ancora più angosciante.
Minimalista nei set come nel cast (tra cui spicca Shauna Macdonald), White Chamber si apre con una premessa ex abrupto, per poi andare a ritroso a svelare la natura dei protagonisti e dell’inquietante stanza stessa del titolo. La digressione è sviluppata in capitoli, ciascuno relativo ad un giorno in cui è scandito il tempo e in cui scopriamo lentamente la reale natura e i trascorsi dei personaggi, o almeno di quelli principali, nonché le vere motivazioni delle loro azioni. Seguiamo la parabola di ognuno di loro: l’alternanza di estremo sadismo e crolli emotivi della dottoressa a capo del gruppo medico, le distaccate reazioni di un vecchio dottore, ormai disincantato, il più costante e miope sostegno da parte di una delle sue assistenti, infine il costante vacillare della nuova arrivata, Ruth, un’impiegata amministrativa del National Security Concil da poco unitasi all’equipe. Tale spettro umano fa da contraltare all’evoluzione dell’esperimento vero e proprio, quello che vede un soggetto, a cui è somministrato di un potente eccitante, sottoposto poi all’alternanza di caldo e freddo, di scosse elettriche e così via, per vederne la reazione e la resistenza. Infine, viene introdotta una seconda cavia, che subisce stimoli ancora più estremi, fino a una pioggia d’acido che la sfigura! Eppure le violenze sono solo la superficie, solo uno strumento …
Privo d’ogni ipocrisia, però, o di facili risposte, White Chamber non si dilunga in una qualche banale tirata contro il potere inneggiando ai rivoluzionari, né delinea questi ultimi come folli terroristi. Entrambe le parti sono altrettanto colpevoli di orribili atrocità, e l’aspetto peggiore è che viene suggerito che sia divenuto ormai la normalità e scusato. Come professa ad un certo punto uno dei personaggi: “La violenza è l’unico linguaggio che la gente parla ora, non abbiamo altra scelta che impararlo anche noi“. Domanda questa che Paul Raschid non si limita a inserire in una delle sequenze filmiche, ma che attraverso questa fin troppo verisimile distopia pone all’uomo contemporanea, fin troppo portato a scusare peggiori efferatezze.
Di seguito trovate il trailer ufficiale: