Horror & Thriller

Riflessione, Il Signore delle Illusioni di Clive Barker: quando l’horror incontra il noir

Nel 1995 Scott Bakula e Famke Janssen erano i protagonisti di un adattamento incompreso, che merita una rivalutazione

Come mai l’horror-noir è sparito dalla scene? Ad eccezione di pochissimi film, tra cui Angel Heart – Ascensore per l’Inferno del 1987 e Cast a Deadly Spell, realizzato per la HBO nel 1991, non molti registi hanno infatti scelto di mescolare il genere horror con quello del noir hardboiled. Eppure sembrerebbe una soluzione quasi naturale: la propensione dei noir per la fotografia cupa, il fascino per il ‘lato oscuro’ della natura umana e la volontà di macchiarsi incessantemente di squallore e disagio si prestano bene all’horror, che così spesso abbraccia convenzioni simili. Eppure, l’horror-noir resta un animale raro.

Nel 1993, lo scrittore e regista Clive Barker girò il suo personale ibrido con Il Signore delle Illusioni (Clive Barker’s Lord of Illusions), adattato dal suo racconto, ‘The Last Illusion’ (dai Libri di Sangue 6). Segue il detective privato di Los Angeles Harry D’Amour (Scott Bakula) mentre indaga sull’omicidio del proprietario di un negozio che aveva legami con l’occulto. Le indagini di D’Amour alla fine lo conducono a Dorothea (Famke Janssen) e Philip Swann (Kevin J. O’Connor), un illusionista che viene brutalmente ucciso sul palco durante una pericolosa esibizione e che anni prima era sfuggito a una setta guidata dal misterioso Nix (Daniel von Bargen), uno stregone malvagio il cui potere sembra essere ora ritornato.

A quasi 30 anni dall’uscita, Il Signore delle Illusioni rimane il film meno amato di Clive Barker. Il suo primo, Hellraiser (1987), è sempre stato (giustamente) considerato un classico del genere horror, nentre Cabal (1990), ha negli ultimi tempi – soprattutto grazie alla director’s cut – fatto pace col proprio tormentato passato e riguadagnato una certa reputazione tra i fan.

Eppure Il Signore delle Illusioni, il terzo e più sottovalutato (nonché ultimo …) film diretto dall’autore inglese, deve ancora sperimentare lo stesso tipo di rivalutazione critica. Come avvenuto ai tempi per Cabal, ha subìto pesanti rimontaggi prima di arrivare sugli schermi cinematografici (questa volta per la MGM/United Artists), uscendo nei cinema in una versione di cui Clive Barker non era affatto soddisfatto.

Ma a differenza del predecessore, non ci sono voluti quasi 25 anni prima che il pubblico vedesse il montaggio approvato da Clive Barker di Il Signore delle Illusioni. Dalla sua prima uscita su LaserDisc nel lontano 1995, la director’s cut è stata infatti disponibile, ripristinando circa 13 minuti di sviluppo dei personaggi e di atmosfere, con un po’ di sesso e di violenza aggiuntivi, naturalmente.

In entrambe le versioni, ma in particolare nella director’s cut approvata da Clive Barker, Il Signore delle Illusioni offre il meglio di entrambi i mondi, l’horror e il noir. Nonostante si svolga nel 1995, sembra in effetti ambientato negli anni ’40. Il film è carico di presagi e suggestivo, presentandoci un mondo cinico in cui i personaggi sembrano aver già visto tutto, almeno fino a quando non vengono smentiti di fronte a cose che nessuno credeva possibili a questo mondo.

Come spesso accade con l’autore inglese, la violenza presente è brutale e davvero terrificante, che si tratti del macabro destino sul palco di Swann o di un montaggio in cui i membri della setta commettono atti indicibili dopo essere stati richiamati in azione dal loro leader.

Il film di Clive Barker attinge a influenze che vanno da H.P. Lovecraft a Raymond Chandler a Charles Manson, e il risultato è un horror che appare assai distante da tutto quello che veniva distribuito in quel preciso periodo storico (a eccezione forse di Il Seme della Follia di John Carpenter, un altro titolo che non a caso ha impiegato anni prima di trovare il suo pubblico ed essere rivalutato).

Sebbene non sia un ‘mistery’ nel senso più tradizionale del termine – dopotutto, Clive Barker ci mostra sostanzialmente esattamente cosa è successo nei minuti di apertura di Il Signore delle Illusioni – c’è un genuino senso di scoperta mentre D’Amour cerca di mettere insieme i pezzi di cosa diavolo sta succedendo. La storia non ha paura di innescare alcuni colpi di scena, anche se non del tipo che reindirizzano l’intera narrazione verso lidi impensabili o che costringono lo spettatore a rivalutare ciò che è venuto prima.

Il Signore delle Illusioni racconta solamente una buona storia invece di essere una mera premessa che si limita a un titolo stuzzicante e una locandina attraente. Si spinge in direzioni diverse, abbracciando più generi, attraversando il tempo e giocandosi tutto nell’atto finale. L’horror dei primi anni ’90 era così bloccato nella routine che è difficile oggi comprendere come un pubblico più vasto non abbia saputo apprezzare un’opera così unica e interessante.

Una delle più grandi delusioni derivanti dal fallimento al botteghino di Il Signore delle Illusioni (13 milioni di dollari incassati in tutto a fronte di un budget di 11), è che e chi lo aveva apprezzato furono negate ulteriori avventure di Harry D’Amour, un intrigante detective noir interpretato con cinismo insolito da Scott Bakula in una delle sue migliori interpretazioni per il cinema. L’attore – notissimo allora per la serie In viaggio nel tempo – era infatti sempre stato chiamato ad essere il tipico ‘bravo ragazzo’; lo è ancora qui, ma ci aggiunge un carico di stanchezza verso il mondo che si adatta benissimo all’archetipo del personaggio.

D’Amour è comunque un personaggio ‘normale’ per chi conosce Clive Barker, che appare in una serie di racconti brevi e di romanzi (così come pure nel fumetto dedicato a Hellraiser del 2011), ma Il Singore delle Illusioni resta l’unica volta in cui è stato portato al cinema. È quindi un vero peccato che qualcuno – un po’ lungimirante – non si sia accaparrato si il personaggio che Scott Bakula per metterli in una serie TV antologica negli anni ’90, poiché sia ​​D’Amour che il mondo creato dall’autore inglese erano (e sarebbero ancora) perfettamente adatti per la narrazione a puntate.

Detto questo, peccheremmo di negligenza se non ci soffermassimo sulla squisita colonna sonora originale composta da Simon Boswell. Dal momento che il film mescola il soprannaturale e il noir, la OST riesce a fondere i generi quasi senza sforzo. Mentre “You’ll Like L.A. / Discovering Quaid” ricorre al tipico sassofono dai toni sexy e struggenti, “Miller’s Exit” riflette dinamicamente il senso di inquietante terrore, con violini stridenti e percussioni esplosive che lasciano piano piano spazio a un sottile, quasi spettrale, sussurro che ci perseguita da lontano.

Gli anni sono stati clementi con Il Signore delle Illusioni, poiché la sua miscela di noir anni ’40 e di robusto gore anni ’90 (e di dubbia CGI …) gli stanno impedendo di diventare datato – rimane in quella speciale zona ‘fuori dal tempo’. Sfortunatamente, come detto, Clive Barker non ha più diretto un film da allora – un peccato, poiché era riuscito a distinguersi come una delle voci più visionarie del genere. E se da un lato l’horror-noir potrebbe non prendere mai piede come sottogenere di grido a Hollywood, Il Signore delle Illusioni fornirà sempre un brillante esempio di ciò che potrebbe essere nelle giuste mani. È una specie di magia. E la magia ci rende liberi.

Di seguito trovate il trailer internazionale di Il Signore delle Illusioni:

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