[speciale Cartoomics] Un paio di giorni tra i cosplayer per scoprire di più di questo ‘movimento’
07/03/2017 news di Martina Morini
Abbiamo trascorso il weekend alla convention milanese, andando alle origini della passione di chi investe ore di lavoro per diventare a tutti gli effetti il proprio beniamino favorito
Si è appena concluso il Cartoomics 2017 di Milano, ed io non potevo mancare in qualità di (aspirante) cosplayer di Star-Lord e appassionata di fumetti e videogames. Sfidando la pioggia in compagnia di She-Hulk sabato, e al fianco di Emma Frost domenica, ho voluto analizzare da vicino il ‘fenomeno cosplay’. Cosa spinge tantissime persone in tutto il mondo a spendere soldi ed ore di lavoro per interpretare un personaggio? Cosa anima questa passione, che poi diventa dipendenza (perché mentre finisci un cosplay hai già in mente il prossimo)? Ho cercato di capirlo intervistando soprattutto chi di tutto ciò ne ha fatto una specie di lavoro, non retribuito ovviamente.
Mentre ci lasciamo trasportare dai tapis roulant, vedo una bambina vestita da “principessa Flash” che mi sorride emozionata, il suo vestitino rosso con il tulle e il fulmine dorato mi ricordano che non c’è limite alla fantasia e alla creatività quando si tratta di interpretare un personaggio amato. Perché no, si può essere principesse e supereroi contemporaneamente! Non ci sono freni all’immaginazione, si può decidere di riprodurre fedelmente un personaggio oppure sbizzarrirsi ad aggiungere dettagli propri.
Ma da dove nasce questa strana usanza? La parola cosplay, formata da “costume” e “play” (interpretare/recitare), è un termine coniato dal giornalista giapponese Noboyuki Takahashi dopo essere stato al Los Angeles science fiction WorldCon del 1984, in cui vide delle persone vestite da personaggi di Star Trek e, ispirato, esportò l’idea in patria. In Giappone da allora la pratica del cosplay è andata espandendosi sempre maggiormente tra gli otaku alle convention dei Doujinshi, riviste dedicate ad anime, manga, telefilm e giochi, includendo anche personaggi della cultura J-pop e J-rock. Nel quartiere di Akihabara a Tokyo non è raro imbattersi infatti in gruppi spontanei di cosplayer che si ritrovano per interpretare i loro personaggi preferiti. Curiosità: non è possibile fotografarli senza la loro autorizzazione, si deve aspettare che si mettano in posa. In Italia bisogna andare indietro fino a metà degli anni ’90 per avere la testimonianza dei primi cosplayer che si radunavano al Lucca Comics and Games o all’Expocartoon a Roma. Ovviamente erano molto meno elaborati di adesso e non esistevano contest a premi. Con l’avvento di internet e la condivisione di foto e tutorial per la realizzazione dei costumi, le tecniche si sono perfezionate e sempre più persone hanno iniziato a fare parte di questo mondo. Per capire l’importanza del fenomeno basta guardare le statistiche: per il cinquantesimo anniversario del Lucca Comics and Games (2016) sono stati staccati 271.208 biglietti, battendo il record dell’edizione del 2014 che è arrivata a 245.000 ingressi. Attenzione a non confondere però il costuming con il cosplay: mentre il primo consiste solo nel vestirsi come il personaggio scelto, quindi comprando anche l’abito già fatto, il cosplayer D.O.C. si fabbrica da solo il proprio costume aggiungendo anche del suo e dando libero sfogo alla propria fantasia, si immedesima e si cala completamente nella parte assimilando le caratteristiche dl soggetto interpretato. Questa è la chiave di lettura del vero cosplayer, l’immedesimazione, la conoscenza del personaggio, delle movenze e del carattere.
Passati i tornelli si entra nel cuore della fiera milanese e quindi nella mecca dei cosplayer, che possono partecipare a vari contest con scenette che coinvolgono il proprio personaggio o ritrovarsi con altre persone appartenenti allo stesso gruppo tematico. Esistono infatti varie categorie a cui ispirarsi: manga, anime, videogiochi, telefilm, film e fumetti. Quello che si nota, se si frequentano diverse fiere nel corso dell’anno, è la ricerca sempre maggiore di originalità e dell’effetto stupore. Troviamo anche persone che si divertono a interpretare personaggi realmente esistenti in chiave umoristica: due su tutti Alberto Angela con il cartello: “Io divulgo forte” (già visto a Lucca), all’immancabile Giovanni Muciaccia con la scritta: “Fatto?” e forbici dalla punta arrotondata in mano. Sempre per comicità si possono fare anche dei mashup improponibili come Sailor Freddie Mercury (immaginatevi il cantante dei Queen con tanto di baffi vestito da marinaretta). Sul versante manga e film di animazione giapponese non mancano mai i classici da Sailor Moon, Naruto, One Piece, I Cavalieri dello Zodiaco e Dragonball. Sempre presente anche qualche riferimento allo Studio Ghibli anche se sono sempre più rari, noi abbiamo visto il Senza-Volto e Rin di La Città Incantata di Hayao Myazaki. Tra le nuove tendenze, ultimamente spicca L’Attacco dei Giganti. Mi sarei aspettata di vedere anche qualche Maggiore Motoko vista l’imminente uscita al cinema di Ghost in the Shell, ma non ne ho viste… forse il film la riporterà alla ribalta. Sul versante fantasy spopolano ancora il Signore degli Anelli ed Harry Potter. Ovviamente prima o poi ci si imbatte anche in qualche Stormtrooper di Star Wars che si aggira tra i padiglioni, mentre sono rimasta piacevolmente stupita nel vedere una Dolores di Westworld, serie TV a cui sono legata per l’idea originale di Michael Crichton. Con il sempre maggiore peso cinecomics si vedono molti più personaggi Marvel o DC. Se prima vedevamo orde di Spider-Man o Batman, adesso ci ritroviamo invece una pletora di Harley Queen (a Lucca ne ho contate più di 100 solo nell’ultimo giorno) e di Jocker nella versione di Suicide Squad. L’anno scorso con l’uscita di Batman Vs Superman si potevano vedere anche più Superman e Wonder Woman e con l’arrivo del film della Justice League mi aspetto anche nuovi Aquaman e Flash, che comunque ho visto già alla scorsa Lucca.
Descrivere tutti i personaggi e tutte le categorie sarebbe troppo lungo e dispersivo. Per capire meglio come nasce la passione per il cosplay e cosa spinge le persone addirittura a formare associazioni e a presenziare ad ogni fiera, ho voluto intervistare alcuni responsabili degli stand presenti a Cartoomics. Ho trovato gente molto cordiale e disponibile, veramente appassionata e molto competente. Visto che in metropolitana ho incontrato un vero e proprio Ghostbuster, ho iniziato dallo stand della Ghostbusters Italia, prima comunità italiana di acchiappafantasmi. Ho parlato con Diego, che ci informa che sono un’associazione ufficiale riconosciuta dalla Sony Pictures e che hanno partecipato alla promozione del reboot del 2016 in collaborazione con la Warner Bros., che ha distribuito il film. Hanno girato l’Italia a bordo della Ecto1, la famosa macchina ufficiale dei Ghostbusters, prendendo parte anche al Giffoni Film festival e ad altre manifestazioni. In occasione della manifestazione milanese hanno invitato anche dei rappresentanti della delegazione francese. Per la realizzazione del costume, Diego mi ha detto che come base vengono usati una tuta dell’aviazione americana a cui si attaccano le varie patch, e ci tiene a precisare che ognuno è se stesso, non interpretano un ruolo, ma diventano veri e propri Ghostbuster al pari di Peter, Ray, Egon e Winston. La cosa che stupisce di più è l’accuratezza dei dettagli, soprattutto dello zaino protonico, la cui realizzazione richiede davvero molto tempo (al suo interno troviamo veri e propri circuiti elettrici con un sistema di luci che richiama gli effetti speciali visti sullo schermo) Molto ben fatto anche lo stand/caserma e le trappole per fantasmi.
Poco più in là troviamo lo stand di Avengers Italian Division. Sembra letteralmente di essere sul set di Civil War, con oggettistica a tema che comprende anche lo scudo rotto di Captain America. Abbiamo intervistato Marco, che interpreta Quicksilver versione Age of Ultron. Il loro progetto è nato nel 2015 da un’idea di Sara Ashira, Francesco Verza e Chris Pace, anno in cui si sono esibiti per la prima volta al Torino Comics reclutando cosplayer volontari. La selezione comprende tutto l’universo cinematografico Marvel e nello specifico i Vendicatori, quindi da poco si è aggiunto Spider-Man e con Infinity War a breve i Guardiani della Galassia. Sono comunque comprese anche versioni di opere antecedenti, come Ghost Rider. Marco tende a precisare che per lui il cosplayer deve immedesimarsi completamente nel personaggio, una preparazione simile a quelle degli attori che impiegano mesi allenandosi per assomigliargli maggiormente (tra tutti, le trasformazioni più evidenti sono state quelle di Tom Hardy per Bane e quella di Chris Pratt che per il ruolo di Star-Lord ha perso 12 kg). Ci spiega infatti che per impersonare Quicksilver lui va a correre tutte le mattine per mantenere un fisico asciutto. La sua passione per il mondo dei fumetti è nata da piccolo, grazie al padre che gli ha fatto scoprire Zagor.
Lo ringrazio e dopo le foto di rito con gli Avengers mi dirigo verso lo stand “rivale”della DC, Gotham Shadows. Qui incontro Giacomo, che normalmente è un membro delle forze dell’ordine ma alle fiere diventa Deathstroke. Lui ironizza subito dicendo che interpretare i cattivi è più divertente, e noi concordiamo. Il loro gruppo nasce 5 anni fa e comprende tutti i personaggi dell’universo di Batman e di Gotham City. Giacomo è un grande appassionato di fumetti e telefilm della Dc Comics e sono 10 anni ormai che è nel mondo dei cosplay, prima con Star Wars e adesso con GS. Anche qui il denominatore comune è la passione per il personaggio e la voglia di interpretarlo. Gli chiedo se è contento della scelta di Joe Manganiello per il ruolo di Deathstroke al cinema e lui mi risponde che ha scelto di interpretare il personaggio dopo che è stato annunciato il casting dell’attore americano di origini italiane. Tra i suoi film preferiti ci elenca The Dark Knight Rises, in cui compare Due Facce (Aaron Ekhart), che gli ha ispirato i precedenti cosplay. Ci ha anche rivelato che secondo lui Batman v Superman è stato un bel film e che Ben Affleck è bravo a interpretare il ruolo del miliardario giustiziere, anche se è dispiaciuto che abbia abbandonato la regia, secondo lui per motivi di umiltà nel non riuscire a gestire il doppio ruolo nel modo migliore. Per motivi di lavoro Giacomo ci comunica che non riesce a fare più di due fiere l’anno, ma che comunque per lui vuol dire soprattutto divertimento e far sorridere i bambini. Per quanto riguarda la creazione dei costumi e degli accessori, dice che i più bravi riescono a fare tutto da soli passando mesi a modellare la plastilina e poi facendo calchi di silicone o gomma, oppure si possono comprare dei kit e li si assembla secondo quello che serve. Se si ha poco tempo ma molti soldi, si può comprare invece tutto su Internet.
Una grossa fetta di cosplayer appartiene al mondo Fantasy, c’è un’intera area dedicata dove possiamo trovare musicisti, duellanti con armi varie e dove c’è lo stand dell’associazione no profit La Fortezza, un’organizzazione che ha l’intento di riunire tutti gli appassionati del mondo fantasy a 360 gradi, quindi con gioco di ruolo dal vivo, scrittori, illustratori, musicisti e make-up artist. Ci spiega meglio come stanno le cose Giordano, il segretario dell’associazione. Nascono al Cartoomics a Milano ma intrattengono le persone in tutte le fiere d’Italia. Loro portano il cosplay ad un altro livello, creando un vero e proprio mondo in cui potersi immergere, non più solo portando un personaggio, ma anche tutto quello che gli gravita attorno. Hanno creato un loro manuale per i giochi di ruolo dal vivo e hanno perfino un loro fumetto, che si chiama appunto La Fortezza. Dallo stand si può entrare nel dungeon dove si può avere un assaggio di come sarebbe un allestimento per GDR. Pubblicizzano anche manuali altrui e aiutano a realizzare le ambientazioni, concretizzando la creatività di chiunque voglia. La passione di Giordano per il fantasy nasce dalla sua infanzia e la sua saga preferita è quella di Shannara, anche se concorda con me sul pessimo adattamento della serie televisiva.
Di fianco alla Fortezza vediamo lo stand della Quarta Era, associazione italiana di rievocazione tolkeniana. Sono riuscita a scambiare quattro chiacchiere con la vicepresidentessa Alice, che interpretava una bellissima Valar di nome Varda, uno degli Elementi della Terra di Mezzo – è associata alla Luce – descritti nel Silmarillion. Il vestito è realizzato molto bene e mi spiega che si occupa lei di tutto il processo di creazione. Quello che mi ha colpito è che passa dall’interpretare una divinità della Luce a un nano con tanto di barba e baffi. Alla mia perplessità su come facesse a conciliare due personalità così differenti, mi risponde che lei mette sempre del suo in ogni personaggio e contemporaneamente si arricchisce lei stessa tramite il soggetto che interpreta.
Da ultimo ho conosciuto Alberto nell’area dedicata a Star Wars che è responsabile P.R. della 501 Legion e della Rebel Legion Italian Base, due gruppi unici al mondo ufficializzati dalla Disney Lucas Film. Sono presenti in più di 100 stati in tutto il mondo, con decine di migliaia di membri (la sola guarnigione del nostro paese ne conta 300). La cosa che più ho apprezzato della loro associazione è l’aspetto della beneficenza. Mi ha spiegato infatti che sono tutti volontari, che si recano anche negli ospedali pediatrici come testimonial della LiLT, per portare un sorriso ai bambini malati. Mi ha raccontato che quest’anno a Lucca, per conto dell’associazione Make a Wish, ha realizzato il desiderio di un bambino di pilotare un caccia stellare. Per lui è questo il valore più importante legato all’interpretazione di un personaggio, non guadagnare in soldi, ma in sorrisi. La sua passione per Star Wars è nata al cinema dopo l’uscita del primo film. Non si sente legato a un personaggio particolare ma a tutto l’universo creato da George Lucas. Nel tempo ha vestito i panni di 12 personaggi differenti, sia ribelli che imperiali. Oggi era Stormtrooper e pilota ribelle dell’X-Wing. C’è una grandissima selezione sul costume per poter entrare nella Legione, deve essere strettamente fedele al film e non sono permesse variazioni. Non esistono negozi abbastanza accurati, si compra magari una base e poi si lavora alle modifiche. Le statue e tutti i plasters presenti nello stand vengono realizzati da loro, e hanno anche astronavi di 20 metri. Dice di aver notato un cambiamento di tendenze negli ultimi anni grazie all’espansione dell’universo Star Wars, con sempre più gente si avvicina e affeziona ai protagonisti e non è più cosi “da matti” indossare un costume. Da ultimo non poteva mancare il ricordo della recentemente scomparsa Carrie Fisher, con una piccola bacheca di memorabilia a lei dedicati (tra gli oggetti, la pistola usata nella prima trilogia, il bikini dorato, alcuni fumetti del ’76 autografati e varie foto). Lui ha conosciuto personalmente la principessa Leila, ha partecipato a eventi speciali e ha fatto da scorta ad alcuni attori. La ricorda con affetto: “Una persona amabile, era la nostra principessa”.
Sicuramente fare cosplay è una forma di espressione e un mezzo per fare del bene e stare con persone che condividono le tue stesse passioni. Mark Twain diceva: “Non puoi dipendere dai tuoi occhi quando la tua immaginazione è fuori fuoco”. Questo concetto si applica benissimo al cosplay, il costume è solo la facciata sotto cui si celano impegno, altruismo creatività e passione. Alla prossima convention!
Vorrei ringraziare:
Tiziana Guido (She-Hulk)
Virginia Granata (Emma Frost)
www.gbitalia.it Ghostbusters Italia
www.facebook.com/avengersitaliandivision Avengers Italian Division
www.gotham-shadows.com Gotham Shadows
www.asdlafortezza.it La Fortezza
www.quartaera.it La Quarta Era
www.501italica.com 501st Italica Garrison
Tutte le fotografie presenti in questo articolo sono state scattate e di proprietà da Alberto Aceti.
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