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Voto: 5/10 Titolo originale: The Assessment , uscita: 21-03-2025. Budget: $8,000,000. Regista: Fleur Fortuné.

The Assessment – La valutazione: la recensione del film distopico minimalista di Fleur Fortuné (su Prime Video)

15/05/2025 recensione film di Gioia Majuna

Elizabeth Olsen e Alicia Vikander sono al centro di un'opera che esplora il controllo sulla genitorialità in modo elegante ma poco incisivo

Elizabeth Olsen, Alicia Vikander e Himesh Patel in The Assessment

Nell’universo narrativo di The Assessment – La valutazione, diretto da Fleur Fortuné, la domanda “Cosa significa essere un buon genitore?” viene portata all’estremo, fino a fondersi con un interrogativo più profondo e inquietante: “Cosa significa essere una brava persona?”.

È una distinzione cruciale, che il film sceglie di trattare attraverso una lente distopica e formalmente elegante, ma narrativamente incompiuta. In un futuro prossimo, la procreazione è sottoposta a una rigorosa approvazione statale, e la valutazione dell’idoneità genitoriale diventa un’ossessione istituzionalizzata, affidata a funzionari come Virginia (Alicia Vikander), incaricata di convivere per una settimana con la coppia selezionata — Mia (Elizabeth Olsen) e Aaryan (Himesh Patel) — per testarne la compatibilità morale, emotiva e sociale.

È una premessa che mescola Kafka e Black Mirror, con echi evidenti di Dogtooth, The Lobster, ma anche Never Let Me Go. Eppure, pur prendendo in prestito strumenti da un cinema di sorveglianza e alienazione emotiva, The Assessment non riesce ad articolare una vera tesi. La sua distopia rimane una cornice rarefatta, estetizzata, incapace di ancorarsi a un’indagine sostanziale sull’umanità che pretende di scrutare.

The Assessment (2025) film posterFormalmente, il film è un’opera di notevole compostezza visiva. La regia di Fortuné e la fotografia di Magnus Jønck sfruttano gli spazi geometrici e sterilizzati della casa in cui si svolge quasi tutta l’azione, costruendo una tensione claustrofobica a partire da linee architettoniche e palette neutre, sempre più perturbate man mano che le prove di Virginia diventano assurde, invasive, quasi sadiche.

È un approccio al sci-fi minimalista che privilegia l’implicito rispetto al dichiarato, dove la tecnologia è accennata ma non mostrata, e dove lo spettatore viene ancorato a un mondo che somiglia troppo al nostro per poterlo ignorare.

Ma se l’apparato estetico è accurato e la messa in scena calibrata, è grazie agli attori che The Assessment si regge in piedi. La Vikander è magnetica, sfuggente, sempre sul filo tra grottesco e fragilità. La sua Virginia attraversa registri diversi — glaciale, bizzarra, disturbante, infine vulnerabile — diventando il vero motore della narrazione.

La Olsen e Patel offrono una recitazione più trattenuta, ma incarnano con efficacia la frustrazione e la frattura emotiva di una coppia sotto giudizio. Il problema, però, è che il copione non dà loro abbastanza da esplorare: la tensione relazionale tra Mia e Aaryan non si sviluppa con il necessario spessore, e quando il loro legame si incrina, non si avverte mai un’autentica progressione, né un vero trauma in atto.

Il film si propone come thriller sociale, ma ne disattende le premesse. Il tema della genitorialità non viene realmente indagato; funge da metafora astratta per l’identità, il controllo, la conformità. Ma nel non voler prendere posizione né chiarire le dinamiche del regime totalitario che lo sostiene, The Assessment si limita a evocare una distopia generica, con allusioni vaghe a conflitti tra ricchi e poveri, appena abbozzate nell’ultima parte. La sorveglianza morale, la performatività sociale, il controllo della riproduzione — tutti temi potenzialmente esplosivi — vengono trattati con una leggerezza teorica che ne attenua l’impatto.

Più che uno studio sulla crisi di coppia o sull’etica genitoriale, il film sembra essere un esperimento stilistico, elegante ma vacuo, che non riesce ad affondare nella carne viva delle sue domande. Le crisi dei personaggi non portano a vere metamorfosi; i dilemmi morali si risolvono in gesti narrativi poco incisivi. A mancare è soprattutto la spinta drammaturgica: l’assenza di un vero conflitto strutturato, o di una posta in gioco emotivamente potente, lascia il racconto sospeso in un limbo estetico.

In definitiva, The Assessment è un film raffinato nella forma, ben interpretato, ma incapace di espandere la sua premessa in una riflessione autentica sull’essere umano sotto sorveglianza. Il suo rigore visivo finisce per mascherare le lacune di scrittura, e il risultato è un’opera che affascina più per come appare che per ciò che dice. Un test psicologico che, paradossalmente, manca di profondità emotiva.

Di seguito trovate il trailer internazionale di The Assessment – La valutazione, su Prime Video dal 15 maggio:

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