Joel Kinnaman interpreta un detective alle prese con la perdita dell’udito in un film che promette tensione ma non sfrutta al meglio la sua premessa
The Silent Hour parte da un’idea forte e attualissima – un poliziotto alle prese con la perdita dell’udito trascinato in un assedio – ma traduce il potenziale di un thriller sensoriale in un più convenzionale gioco del gatto e del topo.
Brad Anderson mette al centro Frank Shaw (Joel Kinnaman), detective divorziato, jazz sul giradischi e una figlia da proteggere, colpito da un trauma cranico che gli compromette l’udito. Quasi un anno dopo l’incidente, l’uomo viene richiamato in servizio dall’ex collega Slater (Mark Strong) per fare da interprete a una testimone sorda, Ava (Sandra Mae Frank). L’irruzione di una banda guidata da Mason (Mekhi Phifer) trasforma un palazzo semideserto in un labirinto di piani vuoti, pianerottoli e trombe di scale: due sopravvissuti con handicap uditivo costretti a collaborare per restare vivi.
Sulla carta, The Silent Hour promette una doppia originalità: la sordità come linguaggio del film e come tattica di sopravvivenza. Il primo atto, con il suono che si comprime, fischi da acufene e apparecchi acustici che vanno in tilt, suggerisce una messa in scena soggettiva capace di far “sentire” allo spettatore la vulnerabilità del protagonista.
Poi, però, l’intuizione si dirada: i picchi di prospettiva uditiva si diradano, il disegno sonoro torna a un registro standard e la specificità sensoriale si riduce a intermittenze. Anche la lingua dei segni – potenziale arma segreta per comunicare nel silenzio – viene sfruttata solo a sprazzi, tra una “bussata in codice” e un paio di trovate divertenti, senza diventare davvero coreografia dell’azione.
Dove il film respira è nella recitazione. Joel Kinnaman lavora per sottrazione: corpo irrigidito, sguardo che cerca appigli, irritazione per un mondo che non lo “sente” più. Sandra Mae Frank porta autenticità e concretezza a un personaggio che rischiava l’icona, trovando in piccoli gesti – il controllo visivo degli ambienti, la gestione dei tempi – la misura dell’ansia e del coraggio. Mekhi Phifer evita il cattivo monolitico, lasciando intravedere motivazioni familiari che complicano lo scontro morale. Mark Strong, funzionale al meccanismo, innesca un colpo di scena telefonato che sottrae spessore invece di aggiungerlo.
Sotto la superficie, The Silent Hour prova a dire qualcosa di più: gentrificazione, marginalità economica, sfratti, corpi che scompaiono mentre i cantieri avanzano. Il palazzo svuotato diventa allegoria di una città che espelle i fragili. Anche la disabilità non è mai puro “espediente”, ma condizione che rimodella il rapporto con lo spazio e con gli altri. Il problema è l’integrazione tra questi temi e l’azione: restano appunti interessanti ai margini di una trama che preferisce accelerare verso l’ennesima corsa contro il tempo.
Sul piano della messa in scena, la regia adotta un approccio funzionale, “punta e spara”, che garantisce chiarezza ma raramente crea vertigine. Si avverte l’assenza di una grammatica sensoriale più audace: più soggettive uditive, più uso tattile della scena, più montaggio che rispetti i tempi della percezione alterata avrebbero reso unico ciò che qui appare solo caratterizzante. Perfino la musica, con il jazz come tratto identitario del protagonista, resta sul fondo e non plasma davvero il ritmo.
Insomma, The Silent Hour è solido intrattenimento d’assedio che si lascia guardare, con buone prove attoriali, qualche trovata, qualche stanchezza. Ma l’idea forte – un thriller costruito sul silenzio, sull’errore percettivo, sulla comunicazione non verbale – resta a metà. Per chi cerca un un prodotto capace di ridefinire la tensione attraverso la sordità, la promessa non si compie; per chi vuole un film d’azione contenuto, con Joel Kinnaman, Sandra Mae Frank, Mark Strong e Mekhi Phifer in parti centrate, la visione offre una discreta dose di brividi. Peccato, perché dal silenzio poteva nascere un suono nuovo.
Di seguito trovate il trailer internazionale di The Silent Hour, su Prime Video dal 22 settembre: