Il regista ripercorre uno dei casi di cronaca USA più clamorosi degli anni '80, che dietro alla patina da 'favola Disney' celava inimmaginabili segreti con ripercussioni tragiche per gli interessati
Sebbene non sia forse così nota dalle nostre parti e nonostante sia stata raccontata altre volte in precedenza (è finita sul New York Post nel giugno dello scorso anno), vedere come tre giovani vite siano state danneggiate in nome della ricerca scientifica trasforma la storia raccontata da una lettura interessante a un’esperienza viscerale e, in definitiva, straziante. Il documentario investigativo di Tim Wardle (One Killer Punch) Three Identical Strangers ripercorre la vita dei tre gemelli ‘diversi’ Robert Shafran, Eddy Galland e David Kellman, tutti nati da una ragazza adolescente il 12 luglio 1961 a Glen Cove, New York. Collocati in case diverse dalla medesima agenzia per le adozioni quando avevano sei mesi, né ai bambini né ai genitori adottivi venne comunicato di nessun altro membro della famiglia, soltanto che i piccoli facevano parte di uno “studio di routine sullo sviluppo dell’infanzia” che avrebbe richieste visite e test periodici.
La storia della clamorosa riunione dei due ‘fratelli perduti’ ricevette naturalmente ampia attenzione sui giornali americani e arrivò presto agli occhi di David, il terzo fratello, allora studente del Queens College, che non tardò a farsi avanti. Una vicenda tanto sorprendente e pazzesca che lo stesso Robert Shafran viene ripreso mentre esclama: “Non ci crederei se qualcun altro me lo raccontasse”.” La gioiosa reunion – una ‘favola Disney’ in piena regola – diventa così foraggio per i talk show dei media principali, coi tre che vennero intervistati da Phil Donahue, Tom Brokaw e da altri notissimi anchormen dell’epoca, diffondendo fascino e genuinità in abbondanza. Senza menzionare le eventuali differenze che avrebbero potuto esistere, nella prima parte di Three Identical Strangers ci si concentra su tutte le cose che i gemelli avevano in comune.
Seduti nella stessa esatta posizione davanti alle telecamere, i ragazzi raccontavano che in ciascuna delle loro famiglie viveva una sorella maggiore, che tutti avevano praticato la lotta al liceo, che amavano lo stesso colore, fumavano le stesse sigarette (si accenna alle Marlboro), gradivano lo stesso tipo di donne e, presumibilmente, godevano molto di tutta quella improvvisa popolarità. Una fama crescente che li avrebbe portati addirittura a un cammeo nel film Cercasi Susan disperatamente con Madonna del 1985. Con David e Robert che guidano la narrazione dal presente e con note canzoni pop perennemente in sottofondo, seguiamo le loro vite mentre si dipanano all’unisono lungo le feste da sballo allo Studio 54, fino all’apertura di un ristorante di successo a Soho, chiamato appropriatamente “Triplets“.
Può non sembrarlo, ma quella appena letta è appena una sintesi degli eventi e delle rivelazioni narrate in Three Identical Strangers. Moltissimo abbiamo lasciato alla curiosità dello spettatore che voglia approcciarvisi, che difficilmente riuscirà a rimanere insensibile di fronte a quanto vedrà e sentirà quando comincerà a questionare il senso stesso della ‘scontata’ libertà individuale. Sebbene alcune delle conclusioni del documentario siano poco più che speculazioni e ci sono molti dettagli che per forza di cose non possono ancora essere conosciuti (i documenti sul caso sono secretati fino al 2066), ciò che il regista ci racconta in poco meno di 100 minuti dovrebbe essere assolutamente sufficiente a scuotere la fede di ciascuno in qualsivoglia ricerca (esperimento?) che metta da parte l’umanità prima ancora dell’etica professionale.
Di seguito il trailer originale di Three Identical Strangers, passato al Roma Film Festival dello scorso anno ma ancora senza una data di uscita: