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Voto: 4.5/10 Titolo originale: Tin Soldier , uscita: 22-05-2025. Budget: $45,000,000. Regista: Brad Furman.

Tin Soldier: la recensione del thriller paranoico con De Niro, Foxx e Eastwood (su Prime Video)

10/05/2025 recensione film di Marco Tedesco

Un disastro narrativo che spreca cast e potenziale

Tin Soldier (2025) film foxx

Un ex adepto di una setta si infiltra in una situazione di stallo tra l’FBI e una pericolosa congrega composta da veterani in Tin Soldier, film distribuito senza grandi cerimonie direttamente su Prime Video questo fine settimana.

Nonostante un’idea intrigante e un cast eccezionale che va ben oltre i premi Oscar vinti da Robert De Niro e Jamie Foxx, questo confuso pasticcio sembra assemblato con il minimo indispensabile e fatica noiosamente a superare gli 85 minuti di durata.

Tin Soldier vede Foxx nei panni di Leon K. Prudhomme, un soldato tornato dalla guerra con la PTSD e la consapevolezza che l’esercito non era più lì per aiutarlo. Fonda così Il Programma, che inizia come una comunità di supporto per veterani, ma presto si trasforma in una setta isolata e particolarmente pericolosa in Idaho.

Rinominandosi Bokushi, Prudhomme e i suoi seguaci si imbarcano in un complotto terroristico per vendicarsi del governo statunitense. O qualcosa del genere.

Una scena iniziale coinvolgente alterna un’intervista esplicativa con il Prudhomme di Foxx (che ricorda l”Ed Harris in The Rock) a un tentativo fallito di infiltrazione nel suo compound, guidato dal soldato in servizio attivo Luke Dunn (John Leguizamo) e dalla talpa Mama Suki (Rita Ora), ma ciò che davvero il Bokushi e i suoi fedeli stanno cercando di fare resta in gran parte lasciato all’immaginazione dello spettatore.

Invece, Tin Soldier si concentra soprattutto su Nash Cavanaugh (Scott Eastwood), ex membro del Programma che l’ha abbandonato dopo la morte della moglie e compagna d’armi Evoli Carmichael (Nora Arnezeder) in un incidente d’auto.

Tin Soldier (2025) film posterNash viene reclutato per guidare un’altra missione di infiltrazione nel compound, ordinata dall’alto comando Emmanuel Ashburn (De Niro), prima che gli agenti FBI irrompano con la forza, affiancato da Dunn e dai commilitoni Kivon Jackson (Shamier Anderson) e Lawrence Kollock (Yul Vazquez).

Cavanaugh, che sembra Tom Hanks in Cast Away e vive una depressione da clochard, inizialmente rifiuta l’incarico. Ma Ashburn ha un asso nella manica: un messaggio fatto uscire clandestinamente dal compound da uno dei bambini al suo interno, che suggerisce che la moglie di Nash sia viva e vegeta all’interno della comunità.

Questo semplice spunto suggerirebbe che Tin Soldier possa offrire almeno qualche emozione, ma c’è un problema fondamentale: man mano che Cavanaugh e il suo team si avvicinano al compound, flashback confusi e frammentari di Nash ed Evoli iniziano a dominare la narrazione.

Ben presto, l’azione nel presente viene risucchiata in un vortice allucinatorio così vago da farci dubitare della natura stessa di ciò che vediamo sullo schermo. Tin Soldier è diretto e co-scritto da Brad Furman, autore di alcuni buoni film (The Lincoln Lawyer) e altri meno riusciti (Runner Runner), ma sempre assemblati con una certa competenza. Non è questo il caso.

La narrazione è così confusa e poco chiara che non si capisce mai davvero cosa stia succedendo, e tornare indietro e rivedere alcune scene non aiuta. Qual è il piano del Programma? Perché l’FBI minaccia di sfondare la porta? Cosa spera di ottenere Ashburn arrivando per primo? Perché tutti si stanno uccidendo tra loro, a volte lanciandosi dalle finestre come attentatori suicidi (invece di, per esempio, gettare solo gli esplosivi)?

L’equazione “setta = male” non basta più: servono più informazioni per poterci coinvolgere davvero. La confusione narrativa suggerirebbe un approccio alla Carnival of Souls o Allucinazione perversa, ma il film non è stato concepito in questo modo; è invece tristemente evidente che problemi produttivi abbiano portato al disastro che stiamo guardando.

C’è probabilmente una storia molto più interessante su cosa sia andato storto dietro le quinte di Tin Soldier—forse hanno finito i soldi a metà riprese—che sarebbe infinitamente più coinvolgente di quanto è finito sullo schermo.

Invece, il film si trascina stancamente per raggiungere una durata sufficiente, ricorrendo pesantemente ai flashback per superare gli 85 minuti. Il combattimento finale tra Nash e il Bokushi sembra montato senza l’ausilio di una vera sceneggiatura e prolungato in post-produzione: i personaggi si scambiano colpi malamente montati mentre un conto alla rovescia avanza verso un risultato ignoto.

Un ultimo zoom all’indietro di 90 secondi sulle spiagge di San Diego richiama Wavelength, mentre Tin Soldier tenta disperatamente di respingere i propri titoli di coda.

Il cast lascia intravedere cosa questo film sarebbe potuto essere. Anderson, reduce da ruoli memorabili in John Wick: Chapter 4 e The Luckiest Man in America, ha solo un paio di battute; lo stesso vale per Vazquez, visto di recente in Severance. Almeno hanno più spazio di Saïd Taghmaoui (L’odio), braccio destro del Bokushi. Foxx, De Niro, Leguizamo e Arnezeder vengono sprecati in maniera simile.

In particolare, Eastwood è un protagonista capace ed è circondato da interpreti che potrebbero elevare il materiale. Ma servirebbe materiale da elevare, prima di tutto. In definitiva, Tin Soldier è meno un film e più una collezione di idee abbozzate, tenute insieme da quel tanto che basta a farne un lungometraggio. Il risultato è frustrante—non solo per ciò che è, ma per ciò che chiaramente avrebbe potuto essere.

Di seguito trovate il trailer internazionale di Tin Soldier, a catalogo dal 9 maggio: