Da Jean-Pierre Jeunet ai film di mostri degli anni '50, sono state diverse e variegate le fonti di ispirazioni seguite del regista messicano fresco vincitore di 4 Oscar
Alla recente edizione degli Oscar, La forma dell’acqua (The shape of Water) di Guillermo del Toro (la nostra recensione) è senza dubbio stato uno dei film più premiati, vincendo peraltro sia nella categoria del Miglior film, che in quella del Miglior regista (situazione niente affatto scontata). La critica d’altra parte aveva già confermato il valore di questa visionaria fiaba romantica tra una donna non udente, Elisa (Sally Hawkins), e una creatura ibrida tra uomo e pesce (Doug Jones), forse anche per la tematica trattata, la diversità, particolarmente sentita negli ultimi tempi. Se il film del regista messicano per certi versi può dunque essere definito ‘politico’, ciò non esclude la componente fantastica e poetica che vige dal primo fotogramma all’ultimo, che lo rende così speciale.
Da Il mostro della laguna nera (Creature from the Black Lagoon) a Delicatessen, dal cortometraggio olandese The space between Us a Splash – Una sirena a Manhattan di Ron Howard, verificate le variegate fonti d’ispirazione – più o meno omaggiate pedissequamente – montate in split screen da Ulysse Thevenon: